Famiglie sempre più indebitate con le banche. Apparato produttivo in via di smantellamento. Crisi nera per agricoltura e industria. Resiste, ma non tanto, l’artigianato. Il Comune di Palermo è a ‘mare’, ovvero con il dissesto finanziario dietro l’angolo. La Provincia regionale arranca. La Regione siciliana fa solo danni e non riesce nemmeno a spendere i fondi europei.
Questa la ‘radiografia’ sulla disastrosa situazione economica di Palermo e provincia illustrata ieri nella sala dei convegni della Camera di commercio – naturalmente di Palermo – nel corso dell’annuale presentazione del rapporto sull’economia predisposto dall’istituto Guglielmo Tagliacarne. Relatori, oltre al dottore Paolo Cortese dell’istituto Tagliacarne, che ha illustrato i criteri e le metodologie di rilevamento e di elaborazione, il presidente della Camera di Commercio, Roberto Helg, che ha enumerato i dati su quello che resta – poco, in verità – dell’economia del capoluogo dell’Isola.
Va subito rilevato che la discussione selle ormai ‘celebri gesta’ dellex sindaco, Diego Cammarata. Sull’indebitamento e la pletoricità degli organici delle aziende comunali dei servizi a rete e dell’igiene urbana, nonché sulle carenze dell’azione del governo regionale nella gestione della spesa dei fondi strutturali europei. Qualche accenno alle potenzialità del porto non completamente sfruttate e alla carenza di grandi infrastrutture. Non una parola sull’inconsistenza dellimprenditorialità, tranne quella artigianale, anch’essa in via di forte riduzione. Infine, qualche accenno alla formazione professionale, come se questa da sola potesse risolvere i problemi dell’occupazione unitamente all’invocata privatizzazione delle aziende comunali.
Questo, in estrema sintesi, il contenuto della relazione. Che si può sintetizzare in un interrogativo: se la domanda per consumi è superiore alla ricchezza effettivamente prodotta, da dove vengono i soldi che la determinano?
Il rapporto dà una risposta: le famiglie ricorrono all’indebitamento bancario provocando una crescente incidenza delle sofferenze che rappresentano un campanello d’allarme circa la sostenibilità di un simile modello ,di sviluppo; ovvero ricorrono alla riserva dei depositi dei loro risparmi che crea la crescente fragilità del circuito creditizio. Di questo contesto economico-finanziario ne risente il mercato del lavoro, già affetto dalla cronicizzazione di problemi strutturali, dalla presenza di disoccupati di lunga durata che per i giovani tra i 15 e i 24 anni raggiunge la soglia del 44,7 per cento.
Ci limitiamo a riferire questi dati per evitarvi il resto della tragedia economica descritta nel rapporto per soffermarci brevemente sugli interventi dei rappresentanti delle istituzioni locali (Provincia e Regione, il Comune è rappresentato dal commissario insediatosi recentemente e perciò stesso non imputabile di nessuna responsabilità anche per la specificità del suo limitato incarico).
Ognuno degli intervenuti è stato bravissimo ad indicare ciò che avrebbe dovuro fare e che comunque dovrà fare l’altro. L’assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao, ha fatto addirittura flop: ha farfugliato parole incomprensibili senza indicare alcune ipotesi di lavoro sulle prospettive di politiche economiche da parte della Regione siciliana e sugli interventi mediante i fondi europei da impiegare per rimuovere i nodi strutturali dell’economia produttiva siciliana. Siamo al delirio, insomma.
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