Palermo e la sinistra ‘oltre’ il Pd

C’è spazio, a Palermo, per una sinistra lontana dalle degenerazioni consociative e affaristiche del Pd? Secondo la nostra analisi, sì. E si è anche determinato uno ‘vuoto’ che potrebbe essere riempito, proprio alla luce di un Pd che, da Roma alla Sicilia, di sinistra ha ben poco. Torniamo su un argomento che abbiamo trattato qualche giorno fa (militanti e simpatizzanti di Sel di Vendola che, a Palermo, si starebbero orientando sulla lista che vede insieme Rifondazione comunista e la Federazione della sinistra, Verdi compresi) e, in minima parte stamattina.

Nell’articolo di stamattina abbiamo scritto che, a nostro avviso, nel nostro Paese, sta quasi diventando impossibile fare opposizione al governo Monti. E abbiamo aggiunto che, sempre a nostro avviso, tutta questa ‘casinata’ attorno a Bossi ha il solo obiettivo di farlo dimettere dalla guida della Lega. E un motivo c’è: Bossi è stato uno dei pochi leader politici a fare opposizione a Monti. E i poteri forti – le banche, ma anche la massoneria che non è solo finanziaria – non tollerano un partito di opposizione. Forse chi vuole disarcionare Bossi sa che chi prenderà il suo posto – magari Roberto Maroni – sarà più ‘tollerante’ verso l’attuale governo nazionale. Le prossime settimane diranno se abbiamo avuto torto o ragione.

Questi poteri forti, che non tollerano un’opposizione che arriva dalla Lega, tollererebbero ancora meno un’opposizione di sinistra. Che, ovviamente, non andrebbe a genio al Pd che, come già accennato, di sinistra non ha ormai molti caratteri.

A Palermo, prima della celebrazione delle elezioni primarie del centrosinistra del 4 marzo, si è verificata una particolare coincidenza. Da una parte il Pd con l’immagine estremamente appannata e, dall’altra parte, una serie di formazioni politiche di sinistra in grado di intercettare il malcontento provocato dalla dissennata, clienttelare e trasformista politica del Pd: Sel di Nicki Vendola, Rifondazione comunista e i vari ‘Cartelli’.

La situazione, per il Pd di Palermo, si è complicata quando una parte di questo partito, per tutelare l’alleanza alla Regione con il presidente, Raffaele Lombardo, ha deciso di ‘affondare’ la candidatura di Rita Borsellino, che si rifiutava di allearsi con Lombardo. E’ importante notare che, in questa fase, i rappresentanti l’ala del ‘governativa del Pd siciliano (in testa Antonello Cracolici e Giuseppe Lumia), pensavano che i problemi giudiziari di Lombardo fossero ‘quasi risolti’.

E sono stati proprio Cracolici e Lumia a ‘montare’ la candidatura di Fabrizio Ferrandelli contro Rita Borsellino.

Cracolici e Lumia hanno commesso un errore: non hanno calcolato che un terzo candidato, per giunta del Pd, Davide Faraone, ‘correva’ alle primarie per vincere. Tutto si aspettavano, Cracolici e Lumia, ma non che Faraone prendesse quasi 8 mila voti. Devono avere intuito qualcosa due giorni prima del voto, quando – come ha scritto in quei giorni questo giornale – si sono incontrati in un ristorante di Palermo con il braccio destro di Lombardo, il senatore Giovanni Pistorio e Salvatore Cardinale.

Sorvoliamo – lasciando tutto alla fantasia dei nostri lettori – su quello che i ‘quattro’ avrebbero concertato. L’unico dato certo è che le rimarie sono andate come sono andate: e cioè con i brogli già accertati dalla magistratura.

Sul discusso risultato delle primarie di Palermo del 4 marzo sfugge un dato politico che, a nostro modesto avviso, viene ancora oggi ignorato. A noi non piace fara analisi politica con i “se”: ma è fuor di dubbio che se Rita Borsellino avesse vinto le primarie, gli argomenti della campagna elettorale non sarebbero stati i dissidi interni alla sinistra della città, ma i guasti che le amministrazioni di Diego Cammarata hanno prodotto a Palermo (guesti peraltro ancora visibili, ma dei quali si parla pochissimo). Rita Borsellino, una volta uscita vincente dalle primarie, avrebbe sbaragliato qualunque candidato di centrodestra.

Rita Borsellino invece è stata fermata. Per non farle governare Palermo, certo. Ma anche per evitare che, attorno a lei, si coagulasse una sinistra alternativa al Pd. E’ questo il motivo per nutriamo molti dubbi sulla contrapposizione tra il Pd di Cracolici e Lumia e quello di Bersani. Perché era – ed è ancora – interesse di tutto il Pd affosare Rita Borsellino.

Nei giorni successivi al disastroso esito delle primarie, quando la magistatura – non chi aveva perso le primarie, ma la magistratura – accertava la presenza di brogli elettorali i vertici di Sel erano molto critici sulla ‘vittoria’ di Fabrizio Ferrandelli. In quei giorni era quasi scontato che Sel, Rifondazione comunista e i vari ‘cartelli’ della sinistra avrebbero comunque dato vita – ognuno per i fatti propri, meglio se insieme (soprattutto con riferimento alle elezioni per il consiglio comunale di Palermo dove c’è da superare lo sbarramento del 5 per cento, ovvero da intercettare circa 17-18 mila voti) – a uno schieramento politico omogeneo.

A questo punto scatta la ‘seconda fase’. Evidentemente, l’affossamento ‘forzato’ di Rita Borsellino non era bastato. Bisognava evitare che i partiti della sinistra ‘non Pd’ presentassero insieme alle elezioni del consiglio comunale dove, complice un Pdartito democratico con l’immagine sempre più appannata, ‘rischiavano’ di superare abbondamentemente il 5 per cento (e forse di insidiare lo stesso Pd, che a Palermo non ha mai avuto una grande forza elettorale). Così, da parte del Pd, parte ‘l’offensiva di pace’ verso Sel, ovvero l’offerta che Vendola non ha potuto rifiutare.

Di fatto, un partito che fino a quel momento era stato vicino a Rita Borsellino e critico verso il Pd e verso Ferrandelli, abbandona Rita Borsellino e si allea con il Pd e con Ferrandelli.

Questo giornale ha raccontato come la base di Sel, nel corso di una riunione infuocata durante la qule è stata imposta la ‘svolta’ pro-Pd e pro-Ferrandelli, non ha ‘digerito’ tale passaggio. E così stanno le cose ancora oggi. Perché quella ‘pilotata’ dal Pd e da Vendola è stata un’operazione politica di ‘Palazzo’. E poco importa se abbiamo sbagliato a scrivere – e chiediamo scusa – se dirigenti di Sel si sono candidati con Riforndazione comunista e il ‘cartello’ delle sinistre.

Il dato politico – che è quello che conta – è che la base di Sel potrebbe non votare per Ferrandelli. E potrebbe, invece, votare per Leoluca Orlando sindaco e, soprattutto, per la lista di Rifondazione e dei ‘Cartelli’ della sinistra al consiglio comunale. La speranza che questa lista superi il 5 per cento c’è. E questo brucia al Pd e a Sel. Ma noi ci auguriamo che questo avvenga. Perché il futuro consiglio comunale di Palermo, dopo tutto quello che è successo in città – negli ultimi dieci anni e il 4 marzo scorso – ha bisogno di una seria rappresentanza di sinistra.

 

 

Giulio Ambrosetti

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