Palermo, dove sono i manifesti del Pdl?

Dove sono i manifesti del Pdl? Se lo chiedono in molti, in queste ore, a Palermo. La campagna elettorale è cominciata già da un pezzo. Il partito di Silvio Berlusconi ha anche un candidato a sindaco, Massimo Costa. Ma in città non c’è un solo manifesto del partito del Cavaliere. Una scelta stategica? O, molto più prosaicamente, stanchezza e delusione, da parte dello stato maggiore del Pdl – e dello stesso Berlusconi – verso una città che ha creato solo problemi?

Certo, ci sono i manifesti di Massimo Costa. E quelli dei candidati al consiglio comunale del Pdl. Ma non ci sono i manifesti del partito. I maggiorenti del Pdl sono sicuri che, tra qualche giorno, i manifesti verranno fuori. Ma un segnale, piaccia o no, è stato lanciato. Berlusconi sarebbe infastidito da tutto quello che è avvenuto a Palermo negli ultimi anni.

Non avrebbe ‘digerito’, nel 2009, la ‘tresca’ d Gianfranco Miccichè con Raffaele Lombardo contro una parte del Pdl. Alla fine – e questa è logica politica – nel 2009, Lombardo, senza la ‘sponda’ di Miccichè, non avrebbe potuto formare il governo senza il Pdl ufficiale, perché allora un appoggio ‘scoperto’ del Pd al governo sarebbe stato troppo traumatico perfino per un partito di ‘gomma’ come il Pd siciliano.

Per non parlare, poi, dell’ex sindaco di Palermo, Diego Cammarata, un raro esempio di disastro amministrativo e politico quasi ‘imposto’ al Cavaliere da Miccichè nel 2001 e poi abbandonato da quest’ultimo a ‘metà strada’. Con Cammarata che, a partire dal 2008, un giorno sì e l’altro pure, chiamava Berlusconi, appena rieletto Presidente del Consiglio dei ministri, per chiedere soldi da utilizzare per pagare i precari.

Una storia, quella dei precari di Palermo, che il Cavaliere non avrebbe mandato giù, se non altro perché, ogni quattro-cinque mesi, per accontentare Cammarata, doveva litigare con l’allora ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, per convincerlo a dirottare sul mai ‘sazio’ Comune di Palermo ora 80 milioni di euro, ora 50 milioni di euro, ora 60 milioni di euro. Soldi ‘bruciati’ senza una logica politica, perché, alla fine il Comune è è al dissesto finanziario (anche se non ancora dichiarato) e il Pdl sembra un po’ alla frutta.

Insomma, mettere mano al ‘vile denaro’ per Palermo al Cavaliere, oggi, viene un po’ duro. Tanto che l’attuale candidato a sindaco di Pdl, Udc e Grande Sud, il già citato Massimo Costa, come abbiamo raccontato oggi nel nostro giornale, avrebbe anticipato circa 200 mila euro di tasca propria per la campagna elettorale.

“I manifesti del Pdl tra qualche giorno inonderanno i muri di Palermo”, assicura un dirigente del partito. E magari sarà pure così. Però un segnale, come già accennato, è arrivato. E forse non è rivolto solo a Palermo, ma a tutta la dirigenza del Pdl di estrazione democristiana (tra questi c’è, ovviamente, anche il coordinatore nazionale del partito, Angelino Alfano, che sarà anche agrigentino, ma che si è intestato la candidatura di Costa a sindaco di Palermo insieme con il presidente dell’Ars, Francesco Cascio, con il leader dell’Udc, Pierferdinando Casini, con il leader della stessa Udc in Sicilia, Giampiero D’Alia, e con Grande Sud di Gianfranco Miccichè.

Chissà, magari è vero quello che si sussurra in giro da qualche tempo. E cioè che il Cavaliere, stanco di vedersi accanto tutti questi ex democristiani, starebbe pensando di mollare Alfano – che ormai ‘viaggia’ in coppia con Casini – per costituire un proprio partito, magari del 10 per cento giù di lì, e diventare l’ago della bilancio del futuro parlamento.

Vero? Falso? Di certo c’è che, in questa campagna elettorale di Palermo, Berlusconi non solo non ha messo la faccia ma, come già detto, non ha fatto arrivare nemmeno un manifestato del Pdl. Sono finiti i tempi in cui, in tutta l’Italia, nei manifesti di Forza Italia c’era solo la faccia del Cavaliere. Ei fu…

 

Giulio Ambrosetti

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