Palermo, da impiegato comunale a clochard

Fa freddo oggi. Ed è proprio questa sera che ci mettiamo in cammino per le strade scomposte dal vento del Centro storico di Palermo, alla ricerca di chi il calore di una casa non c’è l’ha più, in una notte fredda alle porte di Natale. Camminando per via Maqueda, Corso Vittorio Emanuele e via Roma, incontriamo ragazzi, donne e anziani che chiedono soldi, sui marciapiedi davanti ai negozi aperti, con i loro cappelli accovacciati per non sentire freddo. Spesso ci fermiamo per parlare un po’, diamo loro dei soldi e sorridiamo per dare un po’ di calore a chi forse non ne riceve più. Questa notte decidiamo di fermarci con loro, andare a fondo, per raccontare questo grave problema sociale frutto di una povertà e discriminazione ormai disarmante.
Natale ha 52 anni e vive per le strade di Palermo da cinque anni. La strana omonimia natalizia ci lascia un po’ sorpresi. Ci sediamo sulle scale di un edificio chiuso ed iniziamo a parlare della sua vita e delle esperienze che lo hanno portato a prendere questa strada.
Dopo vent’anni di lavoro come impiegato statale, i problemi economici e i debiti lo portano alla perdita della sua casa, e frequenti litigi in famiglia. Separandosi da moglie e dalla figlia si trova a vivere per strada, ricominciando da capo.
“Sono stato un impiegato del Comune di Palermo – racconta Natale -. Avevo una casa, una famiglia. Dopo, ho avuto dei problemi economici e sono subentrati delle questioni legali. Da allora non vedo più mia figlia. Non so nulla di lei da circa dieci anni”.
Ci sediamo sulle scale del Teatro Biondo, per ripararci dal freddo e dal vento che non smette di soffiare.
Proprio come le vicende della vita, capita a chiunque di cadere, magari per delle scelte di vita sbagliate. Oppure di incorrere in errori e disavventure di cui si è costretti poi a pagarne le conseguenze con un’esistenza passata a ripensare ai propri errori. Natale vive alle porte del mercato della Vucciria, sui marciapiedi di via Roma. Dorme coprendosi con alcuni cartoni trovati e delle coperte regalate dalle persone che lo aiutano. Quando piove i cartoni e le coperte si bagnano e Natale continua a dormire sotto la pioggia.
“Non dormo in un posto riparato perché mi cacciano, e cosi sono costretto a dormire qui. Ogni sera mi tirano delle uova e altri oggetti. Devo subire questa ingiustizia, ogni notte”.
Dice: “E’ una scelta, per me, stare per strada. Perché mi sono trovato al punto di non volere più vivere. La strada mi ha dato la possibilità di continuare, aiutando le persone, non possedendo niente, solo con un sorriso, uno sguardo, delle parole di conforto. Io non chiedo soldi, che per me non hanno valore. Mostro i miei animali, li curo come fossero figli e la gente mi dà soldi per questo”.
“Dopo aver perso tutto, ho conosciuto dei ragazzi di strada e siamo andati insieme a Roma. Li facevamo degli spettacoli di giocoleria e guadagnavamo bene. Poi sono andato via perché uno di loro mi aveva derubato. Da quel momento vivo qui, a Palermo, in questo posto che non abbandono mai”.
Natale vive con i suoi cani, dai quali non si separa mai. Racconta che con i soldi che gli donano pensa prima ai suoi cuccioli e al cibo per loro, ma non a lui. Mangia un cornetto e beve qualche caffè, l’unico pasto giornaliero. I suoi pochi euro al giorno servono principalmente per sfamare i suoi quattro cani.
Non volendosi separare dai suoi animali, Natale decide di non andare più nei centri di accoglienza. “Non posso andare nei centri perché rifiutano gli animali. Non voglio separarmi da loro. Neanche per andarmi a lavare, o mangiare. Dovrebbero accettare anche i miei animali e non lo fanno”. Racconta che però da una settimana ha deciso di lasciare liberi i suoi cani, perché crede che sia parte del destino, un riscatto dal passato. Si sofferma su racconti, sulla religione. Ci spiega di avere una religione sua. “Credo che tutto sia collegato e gli eventi della vita che ci accadono dipendono da noi. E’ come se attirassimo con il nostro magnetismo gli eventi e le persone”.
Ci salutiamo dopo queste riflessioni, davanti ad un caffè fumante ripromettendoci di continuare a parlare di questo aspetto mistico e misterioso della vita.

 

 

Valeria Vilardo

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