Palermo-Catania, il treno non è più veloce Oltre tre ore e mezza, ma si scopre solo in viaggio

La pubblicità del lancio poteva sembrare già ingannevole: 2 ore e 47 minuti – con il primo numero a caratteri grandi e ben in vista e il secondo decisamente più piccolo – recita la locandina che promuove il treno veloce tra Palermo e Catania. Quello che avrebbe dovuto sostituire – e lo ha pure fatto per un po’ – l’autostrada A19, chiusa per frana sul viadotto Himera. Peccato che, dopo la chiusura per maltempo della tratta Caltanissetta-Palermo e la riapertura del 2 novembre, il tempo per viaggiare tra le due principali città dell’Isola sia lievitato a tre e ore e mezza. Senza nessun avviso all’utenza al momento di comprare il biglietto, né online, né nelle stazioni. «In media, su 14 treni, tutti hanno un ritardo di almeno mezz’ora e cinque sforano abbondantemente questo limite, abbiamo registrato ritardi anche di 70 minuti», spiega Giosuè Malaponti, presidente del comitato pendolari siciliano. 

Il ritardo era stato annunciato con un comunicato da Trenitalia a inizio novembre. Ma l’utente che non segue quotidianamente la comunicazione del gruppo Ferrovie lo scopre solo in viaggio. Quando il treno, pur essendo partito puntuale, comincia ad accumulare un ritardo inspiegabile, se non per l’anomala velocità. Come successo per il convoglio che sarebbe dovuto arrivare mercoledì sera a Catania alle 20.26. All’inizio è facile augurarsi che «tanto recupererà strada facendo». Ma poi, di fermata in fermata – Termini Imerese, Caltanissetta, Enna – il ritardo aumenta: da 17 si passa rapidamente a oltre 20 minuti. E i passeggeri che devono raggiungere Catania in tempo utile per prendere la coincidenza con Messina cominciano a preoccuparsi e chiedere informazioni al personale di Rfi. «Faremo in modo che il regionale per Messina aspetti», è la prima risposta, parzialmente rassicurante del controllore.

Quando, però, i minuti di ritardo superano i trenta, qualcuno prova a chiedere conferma. «Mi spiace, ma non possiamo fermare il treno in partenza per Messina», è la nuova spiegazione dello stesso dipendente. Ai passeggeri non resta che, tra una maledizione e l’altra, prendere i cellulari e avvisare parenti, amici o chiunque possa sostituirsi al servizio pubblico. A peggiorare il tutto è sapere che quel ritardo era ampiamente previsto: «Da quando c’è stato il maltempo, tutte le corse impiegano tra i 30 e i 40 minuti in più, perché in diversi tratti, per circa dieci chilometri, non possiamo superare i 30 chilometri orari», spiega il personale di Trenitalia. Informazione che, in realtà, è nascosta anche nel portale. Ma solo nella sezione lavori in corso della regione Sicilia. Nessun avviso per chi segue il classico iter di prenotazione del biglietto o semplicemente per verificare gli orari.

Sono stati i violenti nubifragi di metà ottobre a causare i danni peggiori alla tratta ferroviaria. Tra Caltanissetta e Palermo linea chiusa al traffico fino al 2 novembre, a causa del deragliamento di un treno a Villafiorito e a diversi altri smottamenti. Problemi anche sulla Palermo-Agrigento che è stata riaperta il 26 ottobre. Anche qui però la situazione è lontana dall’essere tornata normale. «I pendolari in quella tratta vivono un enorme disagio – sottolinea Malaponti – nel tratto Roccapalumba- Caltanissetta hanno cancellato cinque treni su otto e gli altri tre sono stati sostituiti dagli autobus». Ferrovie, così come le altre istituzioni, non hanno però avvisato che i problemi non sono finiti e che si continua a lavorare in diversi punti, lì dove la velocità da mantenere è stata notevolmente ridotta. Nella speranza che, con l’apertura del bypass sull’autostrada A19, chi viaggia in treno non torni a essere considerato un passeggero di terza classe. 

Salvo Catalano

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