Il questore aveva dichiarato tolleranza zero con chi supera i limiti garantiti alle manifestazioni di protesta, proprio quello che è accaduto ed accade a Palermo in questi giorni. Pare, però, che alla dichiarazione non siano seguiti i fatti, visto i disastri che stanno provocando i dipendenti del carrozzone Gesip.
Certo, si comprende la difficoltà in cui si sono venuti a trovare le forze dell’ordine di fronte a chi ha fatto della prepotenza l’arma del ricatto e che, di fronte alla debolezza della controparte, è riuscito ad ottenere proroghe su proroghe e che proprio per questo motivo non vuole sentire ragioni, ma queste difficoltà non debbono impedire un intervento tale da ricondurre, con le buone o con le cattive, la protesta nell’ambito della civiltà.
E’ chiaro che i cittadini di Palermo – pur comprendendo talune ragioni, ma solo in minima parte, dei dimostranti – pretendono infatti che i diritti fondamentali di libertà, primo fra tutti quello di mobilità, siano pienamente garantiti e che a nessuno sia permesso di mettere una pesante ipoteca sugli stessi. Detto questo, entriamo nel merito chiedendo, sempre che non l’abbiano già fatto, alle autorità inquirenti, impegnatissime in dibattiti e confronti, di aprire un fascicolo sulla vicenda Gesip per individuare le responsabilità di coloro che hanno portato la situazione a questo punto.
I cittadini di Palermo si augurano che gli amministratori passati, i quali hanno palesemente tradito il voto degli elettori, siano inchiodati alle loro responsabilità e che paghino, personalmente, per il disastro che hanno provocato alla capitale siciliana. In questo senso non possono accettare le mezze misure, le composizioni al ribasso che finiscono alla fine per assolvere tutti facendo però pagare i conti al già più che tartassato cittadino.
Non è il caso di ricordare inoltre che a Palermo, nonostante la sua tradizionale apatia, la cittadinanza non è più disposta a passare sopra alle mancanze, l’ha dimostrato sconvolgendo clamorosamente i giochi di potere ed eleggendo Leoluca Orlando Sindaco. Proprio per questo motivo, certe affermazioni forti – come la disgustosa frase “macelleria sociale” irresponsabilmente pronunciata da chi crede di catturare consenso a buon mercato e dall’altro di proseguire nel vecchio andazzo dell’assistenzialismo – hanno l’effetto piuttosto che di attenuare, di fare crescere le tensioni con le conseguenti reazioni.
I palermitani, nei quali cresce, ogni giorno di più, in maniera esponenziale, la disistima per i lavoratori della Gesip che hanno fatto tutto per non farsi amare, chiedono, ai loro amministratori, che l’azienda sia liquidata come ha indicato il governo nazionale al quale non si può chiedere di mantenere in vita un carrozzone inefficiente che costituisce un esempio negativo per quella civiltà del lavoro a cui tutti amano fare riferimento.
Certo, comprendiamo bene le difficoltà di una tale decisione, una vera e propria patata bollente che la nuova amministrazione si è trovata in mano e della quale non è responsabile, ma che possiamo dire di altro se non che sono anche questi i rischi di chi assume la responsabilità di amministrare e che pertanto, sugli stessi, si misura la loro effettiva capacità di governo.
Nota a margine
Ieri siamo intervenuti, a margine, su un articolo del nostro Riccardo Gueci. Oggi interveniamo, sempre a margine, su un articolo di nostro pregevole collaboratore Pasquale Hamel. Noi rispettiamo le tesi di Pasquale Hamel. Ma non le condividiamo. Per un motivo semplice: perché a nostro avviso, non si possono abbandonare così oltre mille e 800 persone.
Come scrive giustamente Hamel, la responsabilità di questa storia è della passata amministrazione comunale. Ma una soluzione, anche al ribasso, va trovata. Il Comune retto da Leoluca Orlando, generosamente, l’ha anche indicata. Ma il Governo nazionale sta giocando allo sfascio. O meglio – e questa è la nostra tesi – sono i Partiti che appoggiano il Governo Monti che giocano allo sfascio: Pd, Pdl e Udc, forse perché memori della cocente sconfitta elettorale di qualche mese fa alle elezioni comunali di Palermo. E delle batoste che prenderanno ale imminenti elezioni regionali, nonostante certi sondaggi ‘teleologici’.
Il problema, come giustamente osserva Hamel, è che a fare le spese di questa situazione sono i cittadini palermitani: e questo è insopportabile. La verità è che questa protesta si dovrebbe spostare a Roma. E questo secondo noi avverrà a gennaio, quando gli oltre 20 mila precari della Regione scopriranno che non ci sono i soldi – e nemmeno le condizioni giuridiche – per rinnovare il loro contratto.
Nemmeno a noi piace il ‘gioco’ con i precari. Però, negli ultimi vent’anni c’è stato un tacito accordo tra Roma e la Sicilia: Roma si è tenuta una parte dei soldi per gli interventi ordinari destinati al Sud e, in particolare, alla Sicilia; e le classi dirigenti siciliane, sostenute da interventi straordinari dello Stato e dell’Unione Europea, hanno giocato con i precari per costruire il consenso.
Ora i soldi sono finiti: però è troppo comodo fare pagare il conto solo alla Sicilia, visto che a questo gioco del sottosviluppo del Sud ha partecipato anche lo Stato.
Una soluzione va trovata. Evitando speculazioni politiche.
g.a.
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