C’era una volta il Palermo che andava regolarmente in Europa, che metteva in difficoltà le big italiane e che era imbottito di nazionali italiani che poi sarebbero diventati campioni del mondo. In un tempo non troppo lontano, la società rosanero era una di quelle che investiva meglio nel nostro panorama calcistico, con una programmazione che era il fiore all’occhiello del club di viale del Fante. Quel Palermo oggi non c’è più, non solo per aver ridimensionato i propri obiettivi, ma anche per questioni economiche e di bilancio che vanno ben al di là del terreno di gioco. La società presieduta da Maurizio Zamparini, infatti, naviga in acque più che cattive, versando in una situazione economica che sembra essere proprio l’anticamera del fallimento: in bilancio c’è un buco di circa venti milioni di euro, con un decreto ingiuntivo del Tas che obbliga la società al pagamento di 10 milioni e il fido di due milioni e mezzo bloccato da Unicredit. Nei giorni scorsi, inoltre, Riscossione Sicilia ha effettuato un pignoramento di 200mila euro e a oggi la società ha soltanto duemila euro nel conto corrente.
Oltre alla situazione di classifica deficitaria, dunque, bisogna guardare con estrema preoccupazione a questi dati: la radiazione subita dal club e la scomparsa del calcio in città datata 1987 è ancora troppo fresca e nessuno vuole che quegli scenari possano ripetersi. La società a oggi è ancora in vendita: la scorsa estate Zamparini trattò con Frank Cascio il quale però, a detta del patron friulano, non fornì le garanzie economiche necessarie per rilevare il club, nonostante un’offerta sul piatto di circa 40 milioni di euro. Il presidente ha sempre preferito rivolgere le proprie attenzioni a est, parlando di un paio di cordate cinesi interessate: a oggi però nessuna offerta è arrivata dall’oriente. La palla dunque resta in mano a Zamparini che a questo punto potrebbe pensare a due soluzioni: fare un passo indietro nominando un presidente super partes oppure consegnare la squadra al sindaco Orlando.
Proprio il primo cittadino era sceso in campo qualche giorno fa parlando di «mortificazione pianificata della credibilità di una società sportiva e della squadra che questa mette in campo». Orlando aveva poi continuato asserendo che l’amministrazione comunale ha sempre fatto la propria parte, ma non poteva più tacere «di fronte a una situazione che appare assolutamente senza governo». Qualcuno aveva visto nell’intervento del primo cittadino esclusivamente un interesse in vista delle prossime elezioni comunali, in pochissimi invece immaginavano che la situazione della società fosse così estremamente drammatica. Quel Palermo che c’era fino a qualche anno fa e che figurava sempre nelle posizioni nobili della classifica di serie A oggi non c’è più. Ora come ora, l’eventuale retrocessione in serie B appare essere il male minore, anche perché chissà domani cosa ne sarà della società.
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