Palermo cade a Taranto, registro già da cambiare Rosa con le idee confuse in campo e in panchina

Così non va. Il Palermo deve assolutamente cambiare registro se vuole legittimare le proprie ambizioni e creare le premesse per un campionato all’altezza delle aspettative. La spia che nonostante il risultato positivo si è accesa sul cruscotto della vettura guidata da Filippi a Vibo Valentia in occasione del derby con l’ACR Messina in relazione soprattutto ad un primo tempo molto deludente non è affatto scomparsa. Gli strumenti attraverso i quali è stata rifatta la diagnosi sullo ‘stato di salute’ della macchina targata PA, anzi, hanno segnalato la presenza di alcuni problemi, testimoniati dalla sconfitta per 3-1 rimediata sul campo del Taranto nella quarta giornata del girone C.
Sbagliare è umano, perseverare è diabolico. Questa frase sembra un vestito cucito su misura per un Palermo che, come avvenuto una settimana fa nel match contro i peloritani, ha sbagliato nuovamente l’approccio. L’impatto sulla gara allo stadio Iacovone non è stato positivo e, complici le insicurezze di un gruppo che fatica ad impostare l’azione dalle retrovie con efficacia, la struttura del collettivo rosanero si è rivelata ancora una volta piuttosto fragile.

Subire altri due gol sugli sviluppi di palla inattiva – la prima rete, al 12’ del primo tempo, è il più classico dei gol dell’ex dato che la firma, di testa, è dell’attaccante Saraniti agevolato da una deviazione e il 2-0 è un tap-in di Benassai al 58’ – significa che la squadra non ha ancora registrato determinati automatismi e che il lavoro svolto finora dallo staff tecnico in merito alla cura dei dettagli, che poi sono quelli che fanno la differenza, sta producendo scarsi risultati. Al di là della dinamica da cui al 90′ è scaturito il definitivo 3-1 realizzato dal neo-entrato Diaby (con un Palermo in dieci uomini per l’espulsione al 78′ del centrale difensivo Lancini per somma di cartellini gialli e proiettato in avanti in maniera poco razionale con alcuni giocatori peraltro fuori ruolo, in una situazione di emergenza, come Fella – entrato al posto del difensore Doda schierato sul centrodestra della difesa a tre nell’ambito di un 3-4-3 con gli attaccanti Brunori e Soleri insieme dal primo minuto – inquadrato come mediano e Dall’Oglio difensore centrale), deve far riflettere anche il fatto che i difetti strutturali emersi nella scorsa stagione non sono stati corretti. Il Palermo può mettere in difficoltà l’avversario solo se sviluppa il gioco in una certa maniera ma quando il pallone l’hanno gli avversari molto spesso si fa trovare impreparato perdendo quell’equilibrio intorno al quale dovrebbe ruotare il proprio piano d’azione.

Si vince e si perde tutti insieme? Contro un Taranto compatto e bene organizzato, trascinato da un ispirato Giovinco che ha colpito la traversa su punizione subito dopo la rete del momentaneo 1-0 e spinto da un pubblico piuttosto caldo, meritano di finire sul banco degli imputati la squadra, che si è accesa solo in brevi intervalli temporali e che al netto della rete di Almici siglata al 63’ con la complicità del portiere è stata poco incisiva, e anche Filippi. Perché sostituire prima Giron e poi De Rose, cioè gli unici due rosanero che stavano galleggiando sulla sufficienza e che avrebbero potuto dare ancora qualcosa? E perché – osservando peraltro la linea tracciata nel campionato scorso nel momento in cui si è insediato al posto di Boscaglia – non togliere Lancini, giocatore ammonito e già a rischio espulsione prima del cartellino rosso rimediato poi effettivamente dal difensore ex Brescia? In generale, con alcune scelte sembrate cervellotiche pure il tecnico ci ha messo del suo mostrando idee confuse in un contesto di generale mediocrità in cui la squadra, spaesata e costantemente con il freno a mano tirato, non è riuscita a fornire le risposte che ci si aspettava. C’entra anche l’atteggiamento perché i padroni di casa hanno cercato e voluto la vittoria con maggiore caparbietà ma ciò che preoccupa di più in casa rosanero è la ripetitività di certi errori. Di natura tecnica, soprattutto, ma legati anche alla testa con particolare riferimento, per fare qualche esempio, al linguaggio del corpo e alla lettura dei momenti della partita.

Antonio La Rosa

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