Palermo, Baldini ha fame e voglia di stupire «Un segno del destino, innamorato della Sicilia»

E’ ufficialmente cominciato il Baldini-bis. Dopo quasi 18 anni il tecnico toscano classe 1958 torna a respirare l’aria di Palermo, città che aveva lasciato nel gennaio 2004 quando fu esonerato con la squadra in B e al terzo posto in classifica. Da allora è davvero cambiato il mondo ma Silvio Baldini, persona atipica in un mondo del calcio pieno di cliché, è rimasto lo stesso. Un allenatore schietto, mai banale e animato ancora da un grande entusiasmo: «Ciò che mi ha spinto ad accettare di nuovo Palermo è il fascino di questa terra. Che sento vicina a me come cultura, radici e modo di pensare. Sono innamorato della Sicilia – ha ammesso il neo-tecnico rosanero in occasione della conferenza di presentazione allo stadio Renzo Barbera alla quale ha partecipato anche il direttore sportivo Renzo Castagnini – ho preso la chiamata dei dirigenti come un segno del destino consapevole che la vita è stranissima. Credevo dentro di me che avrei potuto avere un’altra chance qui e il destino mi ha dato ora questa nuova opportunità. Adesso dipende da me e non ho paura di affrontare questa nuova esperienza».

«Il curriculum di Silvio Baldini parla da solo, basta vedere ciò che ha fatto e il calcio che hanno proposto le sue squadre. Appena l’ho sentito mi ha detto subito: ‘Io alleno solo il Palermo’ facendomi capire immediatamente che dentro di lui c’era una scintilla». Anche le parole pronunciate dal ds Castagnini, che ha ‘esordito’ ringraziando Filippi e i suoi collaboratori e che ha ammesso nel corso dei suoi interventi di avere contattato il successore del tecnico siciliano anche nella scorsa stagione prima di optare per Boscaglia, sono un indicatore preciso dello stato d’animo con cui l’allenatore toscano è pronto a tuffarsi in questa sua nuova avventura a tinte rosanero. E nonostante le quasi 800 presenze in panchina tra i professionisti, fame e voglia di stupire restano parole chiave del suo vocabolario: «Non vedo l’ora di scendere in campo e allenare la squadra. Porterò avanti il mio credo basato sul fatto che nel calcio, nonostante i cambiamenti, devono esserci due cose fondamentali: il coraggio e le idee. Due aspetti che vanno di pari passo. Voglio che i miei giocatori abbiano entusiasmo e che riescano durante le partite ad emozionare la gente proponendo qualcosa di interessante con una manovra impostata per un gioco d’attacco».

Tratti distintivi del Palermo di Baldini? «I giocatori – prosegue il tecnico reduce da un’esperienza di quattro anni alla Carrarese in C – devono sapere che fanno la professione più bella ma questa consapevolezza deve essere alimentata da un fattore che per me è basilare e cioè la professionalità. Che significa approcciare il calcio in una certa maniera curando i dettagli non solo all’interno del rettangolo di gioco ma anche fuori attraverso il modo di mangiare, riposare e vivere la famiglia. Sono convinto che potremo fare delle cose sorprendenti ma l’importante sarà creare il contesto adatto e i presupposti giusti per costruire qualcosa di importante e credibile». Al di là delle questioni tecnico-tattiche avrà un notevole peso specifico l’aspetto motivazionale: «Nulla è impossibile. Se ritieni che qualcosa sia impossibile vuol dire che ti sei già arreso. Ecco perché ritengo che gli undici punti di vantaggio della capolista Bari possono essere per noi un qualcosa di stimolante, lo spunto necessario per provare a lasciare una traccia indelebile ed entrare nella storia di questa città attraverso un certo modo di fare calcio».

Le idee della dirigenza («Mercato? Sappiamo dove eventualmente intervenire, non ci faremo trovare impreparati se dovesse esserci la necessità di fare qualcosa» – ha dichiarato Castagnini consapevole, in ogni caso, che le strategie dipenderanno soprattutto dalle valutazioni che farà il nuovo allenatore) e del successore di Filippi sono chiare: «Parlare del Palermo che è stato finora non mi sembra né corretto né simpatico – ha sottolineato Baldini – io mi concentro solo sul presente a partire da adesso. Credo che la squadra sia molto competitiva ma, al di là di tutto, dovrò essere bravo io a farmi capire, ad entrare prima nella testa e poi nel cuore dei giocatori mettendoli nelle condizioni di esprimere il massimo del loro potenziale. Cosa che, ad esempio, finora in questo campionato non è avvenuta in trasferta». Una delle ragioni per cui il neo-tecnico rosanero ha deciso di avvalersi anche della collaborazione del mental coach Nicola Colonnata.

Antonio La Rosa

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