Palermo, Baldini e Castagnini si sono dimessi «Non ci sentivamo più al centro del progetto»

Un fulmine a ciel sereno, soprattutto per le tempistiche e cioè a pochi giorni dall’esordio stagionale in Coppa Italia contro la Reggiana in programma domenica sera al Barbera. Il tecnico Silvio Baldini e il direttore sportivo Renzo Castagnini hanno presentato le dimissioni. Che la società ha accettato ieri sera a malincuore e che questa mattina i diretti interessati hanno ribadito nel corso di una conferenza stampa all’hotel Casena dei Colli, quartier generale della squadra, spiegando i motivi della loro decisione: «Il mercato non c’entra – ha puntualizzato l’ormai ex ds rosanero Castagnini – sia io che il mister eravamo rimasti sapendo anche che la gente era felice della permanenza del tecnico dopo la promozione in B ma non ci sentivamo al centro del progetto. Abbiamo provato a fare un determinato di lavoro ma non ci siamo riusciti. Non avevamo più la forza che nella scorsa stagione ci ha portato ad ottenere un grande risultato e nel momento in cui ce ne siamo accorti abbiamo deciso di dimetterci». Nessun rancore verso la nuova proprietà: «Non abbiamo rabbia e ringraziamo tutti, c’è solo la consapevolezza di non essere compatibili con il modo di lavorare della nuova proprietà. Che ha un’ottima struttura e un’ottima organizzazione con professionisti di grande livello e che, ne sono convinto, porterà il Palermo in serie A. Non è un discorso legato al mercato – ha confermato Castagnini che durante il suo intervento ha ringraziato pubblicamente l’ex amministratore delegato Rinaldo Sagramola con il quale ha condiviso fino a qualche mese fa il progetto triennale impreziosito da due promozioni in tre anni – il vero problema è che né io né il mister sentivamo più la fiducia».

E sulla sua stessa lunghezza d’onda viaggia appunto il tecnico Silvio Baldini che ha spiegato alla stampa i contenuti della lettera con la quale ha rassegnato le dimissioni: «L’ho fatto perché sento di non far parte del progetto e perché non ci sono i presupposti per migliorare quanto abbiamo fatto nella scorsa stagione e che ci ha portato in serie B. Noi abbiamo vinto non perché eravamo la squadra più forte ma perché eravamo il gruppo più forte e questo gruppo non c’è più. Il mercato non c’entra, non c’è più il gruppo perché da parte dei collaboratori, giocatori e delle figure che ruotano intorno alla squadra avverto un malumore che prima, in altre condizioni, non c’era. Nel momento in cui un giocatore in scadenza chiede un allungamento del contratto che poi non arriva o chi ha un contratto chiede un adeguamento poi non riconosciuto il gruppo si perde. L’anno scorso ho creato un gruppo vincente perché ero al centro del progetto, adesso non avverto più questa centralità e questa fiducia. E allora è meglio farsi da parte adesso, in tempo per rimediare, anche perché non voglio prendere in giro i palermitani. Io sono uno di loro, sono uno del popolo e quando andrò a vedere le partite del Palermo andrò in curva con la sciarpa». La decisione ha spiazzato la squadra e l’ambiente ma il disagio covava da tempo: «Avevo capito di non essere al centro del progetto quando la nuova proprietà ha inserito delle figure nello staff sanitario e io non sono stato avvertito. Ho capito in questi giorni di non avere più il gruppo che c’era e l’amichevole persa con il Pisa nella quale abbiamo preso quattro gol in meno di mezzora è stata la cartina di tornasole».

Adesso «il Palermo è già al lavoro – si legge in un comunicato – per implementare una nuova struttura tecnica in vista dell’inizio del campionato di B». È già scattato il toto-allenatore: i candidati principali alla sostituzione di Baldini sono Eugenio Corini, ex capitano del Palermo con una parentesi anche da allenatore, e Roberto De Zerbi, anche lui ex allenatore rosanero. Percorribili anche le piste che portano all’esperto Claudio Ranieri e a Daniele De Rossi, tecnico emergente. E per quanto concerne la figura di ds tra i nomi più gettonati c’è quello di Riccardo Bigon, ex Napoli e Bologna, il cui arrivo potrebbe essere preceduto da un breve interregno targato Zavagno-Rinaudo.

Antonio La Rosa

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