A dare il benvenuto a Renzi nel capoluogo siciliano sono stati gruppi di precari e disoccupati. Il Presidente del Consiglio, appena arrivato nella scuola intitolata a Don Puglisi, a Brancaccio, ha trovato il Paese reale: urla di protesta ed epiteti poco lusinghieri del tipo “buffone”.
Su un grosso manifesto la scritta “fuori la casta”, mentre i giovani intonavano lo slogan “No alla riforma della scuola”, “Presidente vai via”. Accanto a loro decine di docenti vincitori di concorso ma rimasti senza cattedra, i precari del bacino ex Pip estromessi recentemente dalla Regione, gli edili del capoluogo che chiedono certezze occupazionali e gli addetti del call center Accenture i cui posti sono a rischio.
Ovviamente ha fatto finta di nulla non si è nemmeno fermato a parlare con i giornalisti, è entrato nell’istituto scolastico che lo ha accolto con la prosopopea dell’inno di Mameli (manco fosse il Presidente della Repubblica), mentre le solite televisioni di Stato (tipo Rainews 24) trasmettono immagini in diretta come se si trattasse della firma di un trattato internazionale.
La frasetta ad effetto: “Brancaccio oggi è la capitale d’Italia” ha detto Renzi agli studenti. Oggi, forse. Da domani finirà nel dimenticatoio come tutta la Sicilia e tutto il SUd Italia per i quali questo governo non sta facendo nulla di buono.
Renzi e Crocetta: il giorno della retorica sulla scuola e su Don Pino Puglisi
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