«Non so se definirla una telenovela o una tragedia». È il commento scoraggiato del segretario regionale del sindacato medico Cimo, Riccardo Spampinato. Il riferimento è alla situazione di stallo in cui si trova l’ospedale San Marco di Catania, una probabile nuova cattedrale nel deserto sulla quale pesano le decisioni della politica regionale e le vicende giudiziarie dell’impresa che si occupa dei lavori di costruzione, la Tecnis di Concetto Bosco e Mimmo Costanzo. Attualmente in amministrazione giudiziaria, l’azienda ha rallentato i ritmi di costruzione e forti dubbi sorgono sull’effettiva chiusura dei lavori nei tempi annunciati dal direttore generale del Policlinico Vittorio Emanuele, Paolo Cantaro. Prevista in 230 giorni da settembre 2015, la consegna rischia di slittare – ancora una volta – a data da destinarsi. «Abbiamo previsto degli incontri con l’amministratore giudiziario di Tecnis nelle prossime settimane e confido molto nella possibilità di chiudere presto i lavori – dichiara Cantaro a MeridioNews– vorrei però chiarire che, come stabilito in seno a una conferenza dei servizi, il periodo dell’interdittiva antimafia non va considerato nel computo». Ma resta da sciogliere un nodo: la mancanza di fondi per gli stipendi del personale da impiegare nella struttura.
Solo qualche giorno fa, arrivati sul posto di lavoro, gli operai del cantiere scoprivano di esser stati messi in ferie forzate dall’azienda. Un’amara sorpresa trovata in bacheca dagli edili della San Marco scarl. La misura adottata, estesa per tutta la durata delle festività pasquali, ha portato al mancato pagamento degli operai. Proprio per questo le squadre si sono riunite in protesta sotto la sede della Tecnis. «L’azienda ha motivato la scelta con l’assenza di materie prime, causata dai mancati pagamenti ai fornitori», spiegavano i sindacati. Una situazione che si è sommata al mancato versamento degli ultimi quattro mesi di paga e dei contributi della cassa edile maturati. «Nonostante tutto – commentava Carmelo Restifo della Cgil – abbiamo deciso di ritornare al lavoro per spirito di collaborazione con lo Stato». Ma a gravare sull’effettiva partenza dei servizi ospedalieri non è soltanto la situazione dell’ex gigante delle infrastrutture. Il progetto, del valore originario di 168 milioni di euro, in questi anni ha subito continue modifiche in virtù del riassetto della rete ospedaliera regionale e nazionale. I posti letto sono scesi da 1229 a 460, senza però diminuire i costi. In più ancora oggi l’assessorato regionale non ha deciso se assegnare i locali all’Asp o all’azienda universitaria Policlinico.
Se il piatto della bilancia tendesse verso la realtà diretta da Paolo Cantaro, si dovrebbero fare i conti con le politiche aziendali secondo le quali buona parte dei reparti del Vittorio Emanuele, con il relativo personale, sarà trasferita presso i locali del Policlinico di via Santa Sofia. «Se il direttore Cantaro afferma di voler aprire il pronto soccorso del Policlinico, spostando reparti come la banca del sangue e la chirurgia dal Vittorio Emanuele, chi andrà a lavorare al San Marco? – si chiede Spampinato a nome del sindacato dei medici – Come si fa ad aprire se mancano i soldi per pagare nuovi contratti per il personale sanitario e para-sanitario? Né il Policlinico né l’Asp hanno a disposizione la forza lavoro necessaria per rendere operativa la struttura; si dovrebbero chiudere, ad esempio, tutti i punti nascita e trasferirli lì». A mancare all’appello sarebbero «circa 50 milioni di euro che servirebbero a pagare una pianta organica di quasi 400 addetti ai lavori». Un problema che sembra non spaventare il direttore Cantaro che, al contrario, si dice fiducioso: «Non credo ci saranno mai problemi per il personale, su questo abbiamo già dato ampia assicurazione. L’ultima decisione spetta però alla Regione. Sarà l’assessorato a decidere se l’ospedale sarà gestito dall’università o dall’Asp».
A prescindere dalle decisioni dell’attuale governo regionale, la storia del San Marco non è recente e affonda le sue radici alla fine della prima Repubblica. A ricostruirla è il giornale specialistico Quotidiano sanità. «L’idea di realizzare un nuovo ospedale cittadino a Librino nasce infatti nel 1986», si legge nell’articolo. Ma, dopo una serie di ritardi dovuti per lo più alla mancanza di fondi, si arriva alla posa della prima pietra nel 2008. «Alla cerimonia prende parte la consueta sfilata di autorità allora in carica – continua Quotidiano sanità – Il sottosegretario alla Salute Ferruccio Fazio, il presidente della Regione Raffaele Lombardo, l’assessore alla Sanità Massimo Russo, il presidente della Provincia di Catania Giuseppe Castiglione, i vertici dell’azienda ospedaliera universitaria Vittorio Emanuele di Catania, il rettore dell’Università di Catania Antonino Recca, i massimi responsabili del Consorzio Stabile Uniter, numerosi deputati regionali e nazionali, autorità militari e civili. «Con la cerimonia di oggi – dichiarava il governatore Lombardo – si avvicina il raggiungimento di quel sogno che prevedeva la realizzazione di tre grandi ospedali, il Cannizzaro, il nuovo Garibaldi a Nesima e il San Marco a Librino».
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