Sono bastate poche ore al sindaco Leoluca Orlando per ricostruire i passaggi politici della vicenda oggetto dell’inchiesta che ha portato oggi ai domiciliari sette persone tra dirigenti comunali ed esponenti politici della maggioranza che lo sostiene. Al centro delle indagini della guardia di finanza e dei carabinieri ci sono tre progetti presentati nel 2016 per la lottizzazione di tre aree dismesse del Comune di Palermo per costruire 350 abitazioni da realizzare in edilizia sociale convenzionata.
«Il consiglio comunale, su proposta del sindaco insieme all’assessore competente e della giunta, ha bloccato questi progetti e li ha sostituiti destinandoli all’edilizia popolare interamente finanziata dallo Iacp – afferma Orlando – se intorno a questa procedura c’è stato un tentativo per fare in modo che la scelta dell’amministrazione e del sindaco fosse di segno diverso, se qualcuno ha commesso qualche reato deve pagare e pagherà e ci costituiremo parte civile cosi come già disposto dall’avvocatura del Comune. Per i dipendenti indagati ho già informato il segretario generale di avviare i provvedimenti disciplinari e cautelari di pari passo con le indagini. Vogliamo con molta forza fare una distinzione tra le scelte politiche e amministrative dai comportamenti corruttivi che qualcuno avrebbe commesso».
Il sindaco ripercorre le varie tappe della vicenda: «Questa amministrazione ha accelerato i tempi del piano regolatore generale e facendolo ha affrontato un problema: come garantire gli standard di edilizia interamente pubblica e non convenzionata. Siccome abbiamo scelto consumo di suolo zero, la giunta ha ritenuto opportuno, su proposta mia e dell’assessore competente, fare un incontro di maggioranza. E abbiamo detto che la linea politica del sindaco, condivisa dalla giunta, era di portare in aula questi provvedimenti e di bocciarli perché in questo modo, sostanzialmente, si liberavano le aree ex industriali e si poteva consentire di rispettare gli standard di edilizia pubblica, collocando lì l’edilizia pubblica realizzata con fondi dello Iacp in luogo delle convenzione con cooperative che ricevevano i contributi da parte della Regione».
Il primo cittadino ricorda poi come sia stato ritardato di qualche settimana l’invio all’ufficio del genio civile del nuovo piano regolatore generale «perché avevamo bisogno di sapere se potevamo contare su quelle aree. Essendo l’amministrazione presente in aula con l’assessore Prestigiacomo e il capo area, abbiamo invitato il consiglio comunale a sciogliere questo nodo – aggiunge Orlando – e a liberare le aree anche perché i proponenti di questi progetti, avvalendosi di una norma regionale di favore che prevedeva una procedura semplificata, avevano minacciato di chiedere il commissariamento che poteva intervenire proprio perché si trattava di una legge regionale».
Dopo aver avuto conferma dell’indicazione politica, data dal sindaco e dalla giunta, e dopo che il consiglio comunale aveva votato questa sostituzione, spiega Orlando, «abbiamo adeguato il piano regolatore nel senso sostituendo l’edilizia convenzionata, che sembrerebbe essere motivo di questa procedura sulla quale c’è un’indagine in corso. Abbiamo quindi esitato il piano che già da alcuni mesi è all’esame del genio civile come previsto». Per Orlando questa è la conferma di «un’amministrazione che non vuole che sui diritti dei cittadini e sull’uso del territorio si consumino reati e quindi chiediamo il massimo accertamento su quello che è accaduto e al tempo stesso, però, riteniamo doveroso dire che le scelte amministrative e politiche fatte sono giuste e le rifaremmo domani, perché rispondono a una procedura e a un interesse pubblico che non può essere contestato».
Un altro tema caldo al centro dell’inchiesta riguarda il coinvolgimento dei consiglieri comunali: «È giusto che rispondano alle rispettive forze politiche e anche all’amministrazione comunale visto che ci costituiremo parte civile anche nei loro confronti, qualora dovesse essere dimostrata una loro responsabilità. Ho detto più volte che il mio partito su chiama Palermo e la maggioranza si forma intorno alla condivisione di un progetto e di una visione e non è una questione di appartenenza. Quindi chi non condivide i miei valori e le mie proposte non fa parte della maggioranza. Questa indagine fa luce e non getta ombra sulla mia amministrazione. Fa luce su eventuali fatti corruttivi e sono contento che l’indagine ci sia».
Un passaggio spinoso riguarda la vicinanza politica in particolare con il consigliere comunale Sandro Terrani, ora ai domiciliari, eletto con il Movimento 139 e passato a Italia Viva: «Se ha sbagliato paghi, come vale per tutti, e se ha in qualche modo tentato di intercettare un percorso politico lineare che voleva garantire il consumo di suolo zero per garantire interessi inconfessabili, ne dovrà rispondere».
Ci sono poi i rapporti con il dirigente comunale Li Castri, ritenuto braccio destro di Emilio Arcuri da poco rientrato in giunta e riconfermato anche oggi da Orlando in conferenza stampa. «È un dirigente dell’amministrazione comunale che io conosco come conosco tutti gli altri dirigenti – dice Orlando – con il quale non ho mai intrattenuto alcun rapporto di carattere personale e l’ho sempre incontrato solo per ragioni d’ufficio».
Insomma un’inchiesta destinata comunque ad alimentare il dibattito e la polemica nelle forze politiche che sostengono il sindaco. «Non esiste una maggioranza preconfezionata – conclude il Orlando – perché la dinamica consiliare ha dimostrato che questa non c’è. Arriverò alla fine del mio mandato come è iniziato, avendo come partito Palermo e stando con chi ci sta. Ovviamente io rispondo delle scelte che faccio e la mia scelta politica in questa vicenda è stata fin troppo chiara. Il rimpasto resta così come era previsto».
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