Il clima all’interno (e all’esterno) del Consiglio direttivo dell’ordine dei medici etneo è sempre più da cavalleria rusticana. Oggi cinque tra i consiglieri che si sono dimessi in rottura con il presidente Massimo Buscema chiedono apertamente alla ministra della Salute Giulia Grillo il commissariamento degli organismi professionali. Si tratta di Emanuele Cosentino, Lucio Di Mauro, Rosalia Lo Gerfo, Alfio Pennisi e Antonino Rizzo. I critici descrivono in una nota le condizioni del Consiglio, ormai composto da sole sei persone su 17.
Lo stillicidio di abbandoni è cominciato all’inizio di luglio, con l’addio del vice presidente Antonio Biondi, poi imitato – in due tranche – da altri dieci consiglieri. Una meccanismo scattato all’indomani della pubblicazione di alcune notizie che riguardano Buscema. Come quelle – fornite da MeridioNews – sulla rissa del 6 giugno in largo Sarajevo, al termine della quale l’endocrinologo è stato denunciato per aggressione da un professionista catanese, e della richiesta di rinvio a giudizio per calunnia che pende sulla sua testa.
L’istanza presentata alla ministra dai cinque dimissionari è particolarmente dura. In particolare sulla proposta, avanzata da Buscema, di far tornare la categoria al voto nei giorni del 21, 22 e 23 settembre per riempire le undici posizioni rimaste vuote. Secondo i legali che assistono i cinque, le norme prevedono che le elezioni suppletive debbano svolgersi a 15 giorni dal momento in cui l’organismo direttivo si ritrova con un numero di componenti inferiore alla metà, in questo caso otto. Un termine già abbondantemente scaduto. La posizione di Buscema, però, è molto diversa.
Il presidente del Consiglio direttivo, infatti, è dell’opinione che le elezioni debbano essere convocate – e non celebrate – entro 15 giorni. E così Buscema avrebbe fatto. «Ho convocato le urne a fine settembre – spiega a MeridioNews – in quanto la federazione nazionale mi ha avvertito che non avrebbe avuto senso votare in piena estate». Interrogato sull’ipotesi di gettare la spugna, il medico apre. «Mi ero già presentato dimissionario alla seduta del 23 luglio (poi andata deserta, ndr). Non voglio lasciare gli organismi professionali al commissariamento. Ripristinato il plenum del Consiglio – rivela – mi dimetterò subito».
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