Orazio Buda fermato per violazione sorveglianza Coinvolto in gestione parcheggi spiagge libere

Era sorvegliato speciale con obbligo di soggiorno ma, ieri mattina, i carabinieri del nucleo Radiomobile lo hanno fermato in viale Librino alla guida del suo scooter Sh 300. Nonostante la misura preventiva alla quale era sottoposto prevedesse il ritiro della patente, che lui comunque non avrebbe mai conseguito. Per questo motivo Orazio Buda, cugino di primo grado del boss catanese Orazio Privitera, è stato arrestato dall’equipaggio della gazzella che stava svolgendo alcuni controlli sul territorio. Una versione dei fatti, quella fornita dai carabinieri a metà mattinata, che però non coinciderebbe con quella dell’avvocato Vito Distefano: «Buda non è stato arrestato e non ha commesso nessuna violazione – precisa il legale – Lo stesso era regolarmente in possesso di patente di guida che poi gli è stata ritirata dopo il controllo dei militari». L’uomo era finito al centro delle cronache cittadine per essere stato individuato come gestore dei parcheggi all’esterno delle spiagge libere per conto della società Caffè Napoleon, che si era aggiudicata l’appalto del Comune di Catania. 

Pluripregiudicato, arrestato nel 2014 nel corso dell’operazione Prato verde della procura di Catania e destinatario di una confisca antimafia da 600mila euro a maggio 2016. L’uomo, secondo i magistrati, fino al 2012 avrebbe avuto in gestione il parcheggio del lido La cucaracha, imponendo la sua presenza ai titolari dello stabilimento balneare. Ad agosto, da ex sorvegliato speciale in attesa di giudizio nel procedimento a suo carico, era tornato sul lungomare Kennedy. Stavolta in qualità di responsabile dei parcheggi delle spiagge libere

Nel caso de La cucaracha, il suo ruolo – per gli investigatori – non era solo quello di coordinare il parcheggio del noto stabilimento privato. Le accuse riguardavano anche la gestione della sicurezza della discoteca all’interno, che sarebbe stata imposta in virtù della parentela con il cugino Orazio Privitera, capomafia del clan Cappello, oggi detenuto al 41 bis. Secondo l’inchiesta, a lui e alla sua famiglia era previsto che andassero anche i proventi delle estorsioni, come quella alla stessa Cucaracha «per un importo di circa dieci milioni l’anno». 

Dopo la pubblicazione, da parte del nostro giornale, della notizia sul ruolo di Buda nel contesto di un affidamento pubblico, il Comune di Catania aveva valutato la revoca dell’appalto di gestione di spiagge libere e solarium. Cosa che però ancora non è avvenuta. Palazzo degli elefanti, dal canto suo, aveva poi inviato la lista dei dipendenti alla prefettura di Catania, per verificare eventuali condizionamenti mafiosi sulla Caffè Napoleon ed eventualmente disporre l’interdittiva antimafia. Attenendosi alla normativa che regola l’appalto, i compiti dell’amministrazione erano tutti nella prima fase dell’operazione di affidamento. In questo contesto gli uffici hanno sondato le uniche posizioni che la legge impone di mettere sotto la lente d’ingrandimento: quelle degli amministratori dell’azienda e dei cosiddetti cessati, ossia coloro che occupavano ruoli decisionali nei tre anni precedenti alla partecipazione al bando. Tutto è risultato in regola

Redazione

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