La notizia del progetto di un secondo forno crematorio a Palermo, da costruire sempre all’interno del cimitero di Santa Maria dei Rotoli a Vergine Maria dove si trova l’unico della città, aveva destato interesse già l’anno scorso. Epoca in cui il Comune aveva addirittura rifiutato un project financing per realizzarlo: una scelta motivata dal fatto di volersi impegnare personalmente in questo progetto, senza affidarsi ai privati. E adesso il secondo forno sembra più vicino che mai a vedere la luce. A poco meno di due mesi dalle elezioni amministrative, infatti, la giunta comunale ha varato il Programma delle opere pubbliche per il triennio 2017-19 e tra i progetti in elenco ci sarebbe proprio il secondo forno dei Rotoli. «Chiaramente è una proposta della giunta, aspettiamo l’approvazione del Consiglio comunale, i tempi purtroppo non sono preventivabili», spiega Giusto Catania, assessore con delega ai Servizi cimiteriali.
Alcuni dettagli spuntano, invece, sul versante economico: «I costi dovrebbero aggirarsi intorno ai 500mila euro, o qualcosa di meno addirittura», a fronte dei 72.334.618,86 euro, cioè l’ammontare complessivo previsto per finanziare le opere del nuovo triennio. Maggiore chiarezza, invece, su come prenderà forma il progetto, qualora dovesse ottenere il via libera definitivo: «L’idea è quella di fare un forno a due bocche, quindi con la possibilità di fare cremazioni contemporaneamente, più o meno da sei, otto o addirittura a dieci cremazioni al giorno – precisa l’assessore -. Sono previsti spazi più ampi rispetto all’attuale forno presente ai Rotoli, l’unico a Palermo: ci saranno, quindi, una sala del commiato e una sala dei dolenti, compreso un giardino della dispersione». Tutti luoghi necessari però assenti nell’attuale tempio crematorio di Vergine Maria.
Resta in fase di stallo, invece, un altro progetto che in passato aveva già fatto parlare di sé: quello del nuovo cimitero da edificare nella zona di Ciaculli. «Per ora è tutto fermo al Consiglio comunale, restiamo in attesa di approvazione, ma in questo caso, diversamente dal forno, si tratta di un project financing». Idea che tuttavia non ha mai destato molti consensi. Troppo ingente, secondo alcuni, la cifra necessaria per realizzarlo, quando forse basterebbe gestire meglio quelli già presenti in città. Insomma, si teme il rischio che si possa trattare più di un’operazione economica e immobiliare, che sociale.
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