Organizzazione estemporanea, incursione violenta e razzia a orologio puntato. Sono queste le caratteristiche che accomunano i colpi ai negozi di Catania di cui sono ritenute responsabili, dopo un mese di indagini della squadra mobile coordinata dalla procura etnea, le undici persone arrestate oggi nell’operazione Crash. Un’inchiesta partita dopo la spaccata a Ultimoda di Catania, in corso Italia, il 5 ottobre del 2016. «Agivano quasi col cronometro in mano nell’arco di uno o due minuti al massimo – spiega il procuratore aggiunto Francesco Puleio – Impiegavano complessivamente 45 o 55 secondi per entrare nei negozi e portare via quanta più merce possibile». La velocità dell’azione era resa necessaria «dall’obiettivo di non farsi cogliere nella flagranza del reato dalle forze dell’ordine nel momento in cui scattavano gli allarmi», precisa il magistrato.
Tra il 14 ottobre e il 5 novembre del 2016 i negozi Luflà di Zafferana Etnea, ottica Angiolucci e La Bottega di Ennio di Catania, Blu e Mickey di San Giovanni La Punta subiscono furti con spaccata le cui modalità – molto simili tra loro – insospettiscono gli inquirenti. Le vetrine «venivano sfondate con auto ariete rubate o sotto i colpi mazze da lavoro», precisa il magistrato. «Ad agire, complessivamente, erano sette o otto persone per volta. Una banda che si costituiva estemporaneamente, nel quartiere di San Cristoforo, e sceglieva in base al pregio dei marchi venduti il negozio da colpire», continua. E, proprio nei sottoscala di alcuni edifici di San Cristoforo, abitazione degli arrestati, gli uomini della squadra mobile hanno trovato parte di vestiti e accessori rubati.
«Gli stessi autori dei colpi, poi, si occupavano della ricettazione che avveniva nel quartiere», interviene il vice questore aggiunto Salvatore Montemagno. Il quale sottolinea: «Li dovete immaginare come un gruppo di giovani malviventi attirati dai marchi dei prodotti rubati». A chiudere il cerchio attorno agli undici arrestati è stato «il controllo delle immagini dei sistemi di videosorveglianza delle attività e delle relative zone, l’aggancio delle celle di telefonini e i controlli dei tabulati telefonici dei sospettati», spiega il sostituto procuratore Alfio Gabriele Fragalà. «Storicamente, per illeciti di questo tipo, sono emersi elementi in grado di ricondurli al mondo della criminalità organizzata – aggiunge – In questo caso specifico, anche per via dell’urgenza con cui si è agito, non sono emerse evidenze». «Uno degli arrestati, Santo Antonio Lorenzo Guzzardi, è il genero di Sebastiano Lo Giudice della cosca dei Carateddi – interviene Francesco Puleio – Mentre Luciano Tudisco, un altro fermato, è stato coinvolto nell’aggressione del medico dell’ospedale Vittorio Emanuele».
Plauso del questore Giuseppe Gualtieri al «gioco di squadra tra l’impianto giuridico e la squadra mobile. Questi illeciti hanno un forte impatto emozionale sulle persone perché alimentano la percezione dell’insicurezza. Chiedo – fa un appello – ai cittadini catanesi di aiutare le forze dell’ordine a combattere questi fenomeni e a essere loro guardiani della città». Le forze dell’ordine, inoltre, stanno indagando per verificare se agli arrestati siano imputabili anche i furti con spaccata commessi, con metodo analogo, negli ultimi giorni a Catania e in provincia.
I nomi degli arrestati
Domenico Alessandro Messina, classe 1993
Antonio Castelli, classe 1990
Luciano Tudisco, classe 1993
Salvatore Concetto Vaccalluzzo, classe 1993
Mirko Termini, classe 1998
Santo Antoni Lorenzo Guzzardi, classe 1992
Alessandro Trentuno, classe 1992
Antony Michael Platania, classe 1997
Salvatore Manganaro, classe 1994
Francesco Agatino Grasso, classe 1996
Giovanni Arena, classe 1990
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