Uno spettacolo teatrale itinerante su un moderno carro di Tespi per raggiungere i quartieri periferici e la periferia di Palermo. Parte domani OperaCamion, l’iniziativa culturale che vede protagonista il mezzo che viaggia svelando scene, costumi, attori e cantanti. Si parte domani, mercoledì 14 settembre alle 21 la prima di Figaro! a piazza San Francesco Saverio all’Albergheria. Le altre tappe, domenica 18 nel cuore dello Zen, a piazza Zappa, il 20 a Cinisi. Tappa a sé stante, sabato 17 settembre a piazza Verdi, nell’ambito della tre giorni Piazza Massimo, con spettacoli che si svolgeranno davanti a una platea di mille posti all’aperto, allestita proprio di fianco al gioiello architettonico e culturale della città (previsto un euro di contributo). Si tratta di un nuovo allestimento del Teatro Massimo di Palermo, in collaborazione con l’Opera di Roma. ideazione e regia sono di Fabio Cherstich, scene costumi e video di Gianluigi Toccafondo, direttore è Alberto Maniaci, l’adattamento musicale affidato a Fabio Chieco e Marco Giustini. A eseguire le musiche l’orchestra del Teatro Massimo. Nel cast Rosina è Reut Ventotero, Bartolo è Giovanni Romeo, Figaro è Francesco Vultaggio, Basilio è Pietro Di Bianco, il Conte è Manuel Amati. Tra gli interpreti anche Valeria Almerighi, Antonio Orlando, Giovanni Prosperi e Fabrizio Lombardo.
A fare spola tra i quartieri cittadini e Cinisi sarà un’opera amatissima, Il Barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini, in una versione ridotta. Il camion, o per meglio dire l’automotrice, traina un container: si arriva in una piazza, il mezzo si ferma, il container si spalanca e la parete lunga si apre, diventando una parte del palcoscenico. Sulle altre pareti gli elementi di una scenografia: disegni, oggetti, video. Davanti, al livello del pubblico, l’orchestra col suo direttore. Sulla scena i cantanti, solo cinque di quelli previsti nell’originale, cioè tutti i personaggi principali. Figaro, il bravo factotum, istrionico e poliedrico questa volta si improvvisa camionista e porta la sua storia in piazza. Gli intrighi e gli intrecci amorosi tra i personaggi si svolgono tutti dentro, sopra, sotto e intorno al camion. Il pubblico porta una sedia da casa e assiste allo spettacolo.
«La domanda da cui sono partito era semplice – spiega Fabio Cherstich – come può il teatro musicale raggiungere un nuovo pubblico, eterogeneo e non elitario? Cosa si può fare perché l’opera venga percepita dal maggior numero di persone possibile come momento di condivisione culturale e di intrattenimento intelligente, piuttosto che come evento inaccessibile o ancor peggio mondano? Basta mettergli le ruote e farla uscire allo scoperto, potarla nel pubblico. Da qui l’idea di un’opera camion, un’opera che viaggia di piazza in piazza con la sua orchestra e la sua compagnia di cantanti. Un teatro musicale che cita e rinnova la tradizione italiana legata al racconto fantastico: i cantastorie, il teatro delle marionette e i carri di Tespi. Lo spettacolo arriva, si mostra e riparte per una nuova città».
«È una specie di Carro di Tespi 2.0 che vogliamo portare nelle periferie – spiega il sovrintendente del Teatro Massimo Francesco Giambrone – , nei quartieri disagiati, nei territori a rischio più alto di esclusione sociale e ad alta densità mafiosa. Un progetto che si inquadra nella nostra politica di apertura alla città e di coinvolgimento di pubblici diversi. Ormai anche il Teatro Massimo comincia a ragionare nei termini di città metropolitana, a servizio del territorio. Non è un caso che OperaCamion vada anche a Cinisi».
«Grazie al Teatro Massimo e alla sua capacità di costruire importanti collaborazioni nazionali – dice Leoluca Orlando, sindaco di Palermo e presidente della Fondazione Teatro Massimo – una manifestazione culturale di altissimo profilo raggiunge le aree periferiche della nostra città. Aree che in passato sono state considerate periferia geografica o sociale ma che invece hanno sempre più un ruolo centrale nella ricostruzione della comunità. Ancora una volta l’arte e la cultura sono volano di crescita sociale e culturale e ancora una volta questo avviene grazie a quel grande motore di cultura ed economia della cultura che è il Teatro Massimo».
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