«Era tutto concordato con il governo». All’indomani dell’ok del Senato alla richiesta di autorizzazione a procedere per il reato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio nei confronti di Matteo Salvini, il leader della Lega, questa mattina, è tornato a difendere le proprie scelte. Salvini ha ribadito di avere agito in linea con la volontà dell’allora esecutivo guidato da Giuseppe Conte e con il benestare dei ministri cinquestelle e leghisti. I fatti al centro delle indagini riguardano il divieto di sbarco imposto per settimane alla Open Arms, la nave spagnola che ad agosto dello scorso anno rimase in rada con oltre 160 migranti a bordo.
«Tutto quello che ho fatto – ha detto Salvini parlando durante la trasmissione Aria Pulita – è negli atti e condiviso con l’intero governo. Lo sapevamo tutti, eravamo d’accordo tutti, e ne processano uno. Ma per le mie idee e per il mio Paese sono disposto ad andare dritto fino in fondo. Per me saraà un bel venerdì – ha proseguito l’ex ministro degli Interni – perché la famiglia viene prima di tutto. Sarà un venerdì brutto dal punto di vista del rispetto della legge, perché è un processo politico».
Per Salvini, che in autunno dovrà affrontare l’udienza preliminare per il caso Gregoretti, si prospettano mesi a contatto con i tribunali. Gli atti della Open Arms torneranno adesso alla procura di Palermo, in attesa della fissazione dell’udienza preliminare al termine della quale i magistrati potranno chiedere il rinvio a giudizio o il proscioglimento. Dal canto suo Salvini, nel caso di un rinvio a giudizio, potrebbe scegliere un rito alternativo a quello ordinario, compreso proporre il patteggiamento. «Troverò un giudice che mi dice in tutto il mondo chi difende i confini fa il suo dovere, solo in Italia chi lo fa passa per criminale, non ho preoccupazioni di nessun tipo», ha concluso Salvini.
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