Omicidio stradale, province con più vittime e feriti «Prima si patteggiava, adesso si pagherà davvero»

La legge sull’omicidio stradale è una conquista ma per conoscerne gli effetti bisognerà attendere i primi processi. Non si sbilancia Giuseppe Incardona, l’avvocato per la Sicilia dell’Associazione italiana familiari e vittime della strada (Aifvs), nel commentare l’approvazione da parte del Parlamento di una serie di norme attese da anni. Ad avere chiesto un aumento delle pene per quanti si rendono responsabili della morte di persone colpevoli di attraversare una strada sono state migliaia di persone in tutta Italia.

Gli ultimi dati disponibili per la Sicilia sono quelli relativi al 2014, quando, a fronte di 11.366 incidenti stradali, hanno perso la vita 209 persone. Mentre 17.167 sono le persone rimaste ferite. La provincia con più vittime è stata Catania (58), seguita da Palermo (45) e Messina (24). La classifica prosegue con Ragusa (20), Siracusa e Trapani (17), Caltanissetta (16), Agrigento (9). Ultima Enna con tre morti. Se si guarda invece ai feriti, il maggior numero si è registrato a Palermo (4312), poi a Catania (3965) e Trapani (2115). 

Analizzando i punti in cui sono avvenuti gli incidenti, emerge che le vittime in autostrada sono state 31, di cui oltre il 30 per cento in provincia di Palermo. La seconda provincia con più morti in autostrada è Messina (6). Terza Catania con cinque incidenti mortali. La provincia etnea è stata, invece, quella con più vittime in strade urbane (35), seguita da quella palermitana (27) e dall’hinterland messinese con 16 morti. Palermo e Catania guidano anche la classifica degli incidenti mortali in cui sono stati coinvolti dei pedoni: con questa dinamica, nel 2014, sono morte 9 persone in ambedue le province.

«La nostra associazione ha accolto favorevolmente la nuova legge ma bisognerà vedere come sarà applicata – dichiara Incardona a MeridioNews – Perché la discrezionalità dei giudici, per quanto temperata dalle nuove prescrizioni, potrà incidere nell’interpretazione dei singoli casi». Per il legale, che in passato è stato vittima di un grave incidente su strada, sarà importante il ruolo dei media: «Credo che per fare capire realmente i contenuti di questa legge bisognerà che la gente legga sui giornali delle condanne comminate a chi si macchia di questo reato», continua. E questo perché, di fatto, si potrebbe pensare che il reato di omicidio stradale esista già. «In fondo non c’è differenza tra uno che entra in una banca e spara, e uno che si mette ubriaco alla guida e investe un pedone – spiega Incardona -. La differenza però sta nel fatto che in passato era possibile patteggiare, delegando alle assicurazioni il pagamento dei risarcimenti, mentre adesso si pagherà in prima persona».

La nuova legge stabilisce la pena del carcere nei casi in cui «la condotta imprudente costituisca causa dell’evento mortale». Nello specifico, è punito con una reclusione da 8 a 12 anni chi si rende responsabile di un omicidio, mentre si trovava alla guida «in condizione di ebbrezza grave (tasso alcolemico superiore a 1,5 grammi per litro) o di alterazione psico-fisica conseguente all’assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope». Tasso alcolemico che si riduce nel caso di conducenti professionali. Dovranno scontare dai 5 ai 10 anni di carcere, invece, i conducenti con uno stato di ebbrezza media e coloro che hanno causato l’incidente per comportamenti imprudenti come nel caso del superamento dei limiti di velocità, l’attraversamento con il rosso o la circolazione contromano. Ma anche per inversioni di mano in prossimità di intersezioni o sorpassi azzardati.

Il reato – che ha un aggravante per chi guida con la patente sospesa o addirittura senza possederla, ma anche per chi non ha assicurazione – riguarda, poi, anche i casi di lesioni. Con le pene che aumentano per le lesioni gravi (da 3 a 5 anni di carcere) e quelle gravissime (da 4 a 7 anni). La legge, inoltre, prevede aggravanti per gli omicidi stradali plurimi, con una triplicazione della pena fino a un massimo di 18 anni. Mentre aumenta da un terzo a due terzi l’aggravante determinata dall’omissione di soccorso.

Tornando ai numeri va ricordato che, nonostante facciano riflettere, è difficile trarre stime sui casi in cui in passato sarebbe intervenuto il reato di omicidio stradale. A dirlo è lo stesso avvocato dell’Aifvs. «Fare delle proiezioni non è facile – commenta -. In molti casi, infatti, non vengono effettuati gli esami alcolemici. L’auspicio è che questa nuova legge possa iniziare con l’essere un deterrente. Che avrà una sua efficacia se i tribunali inizieranno ad adottarla con attenzione e severità».

Simone Olivelli

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