Vincenzina Ingrassia dovrà restare nel carcere di piazza Lanza. La giudice per le indagini preliminari Loredana Pezzino ha convalidato il fermo della casalinga di Biancavilla che che lo scorso 27 agosto ha ucciso il marito Alfio Longo dopo averlo colpito in testa con un pezzo di legno. Il legale della donna, l’avvocato Luigi Cuscunà, aveva chiesto per la sua assistita gli arresti domiciliari all’interno della comunità protetta di dell’Opera Cenacolo Cristo Re di croce al vallone. «La mia assistita ha confessato – spiega l’avvocato Cuscunà – e quindi non può inquinare le prove, non c’è neppure pericolo di fuga o la possibilità che possa reiterare il reato», aveva affermato Cuscunà.
«La decisione – spiega all’agenzia Ansa il presidente dell’ufficio gip di Catania, Nunzio Sarpietro – è anche a tutela della donna per evitare che possa compiere atti di autolesionismo o esserne vittima. Prima di decidere diversamente occorrerà un quadro psicologico completo».
L’assassinio maturato tra le mura domestiche sarebbe scaturito dopo l’ennesima violenza di Longo. Che poche ore prima l’avrebbe aggredita usando proprio lo stesso pezzo di legno con cui, dopo, è stato ucciso. A confermare le aggressioni del marito all’indirizzo della moglie ci sarebbero dei lividi trovati sul corpo di lei. Un quadro di presunte vessazioni e violenze di cui ha parlato anche l’avvocato di Vincenzina Ingrassia facendo riferimento al periodo in cui la coppia viveva in Germania per motivi lavorativi. «Non è vero che non ha mai denunciato le violenze – ha precisato il legale – 18 anni addietro per ben due volte si era recata al pronto soccorso dell’ospedale di Biancavilla per fare ricorso alle cure dei medici e lo dimostreremo richiedendo una copia di quell’intervento. Aveva l’intenzione di divorziare dal marito, ma lui la bloccava sempre dicendole “tu di qui non ti muovi“, Ha subito – conclude l’avvocato – esplodendo alla fine in quel gesto estremo».
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