Le indagini sulla morte di Maria Concetta Velardi, la vedova 59enne uccisa al cimitero di Catania lo scorso sette gennaio, continuano nel massimo riserbo. Adesso il figlio della vittima, Fabio Angelo Matà, uno dei tre indagati dalla Procura per l’omicidio, chiede la riesumazione del corpo della madre e nuovi accertamenti medico legali. La richiesta di incidente probatorio è stato depositata nella cancelleria del Gip dal suo legale, l’avvocato Giuseppe Lipera. L’obiettivo del legale, è «fare luce sui segni, verosimilmente graffi, presenti nell’area sacrale destra della vittima che sono stati tralasciati in sede di esame autoptico».
Matà ha fatto ricorso anche a un consulente medico legale di parte, la dottoressa Antonella Milana, secondo cui la «peculiarità di questi graffi fa ritenere altamente probabile che gli stessi siano riconducibili ad un colpo d’unghia di una mano femminile». Da qui la convinzione dell’avvocato di Matà che nell’omicidio sia coinvolta anche una donna e la richiesta della riesaumazione. Lipera confida, grazie all’esame scientifico dei graffi, di trovare «materiale biologico sedimentatosi al momento dell’aggressione».
Insieme al figlio della vedova, gli altri due indagati sono due uomini che la donna avrebbe conosciuto frequentando la cappella di famiglia al cimitero, dove si recava quotidianamente per far visita al marito e al figlio, morti entrambi di tumore. Il 7 gennaio a trovare il cadavere di Maria Concetta Velardi era stato il figlio che, secondo quanto lui stesso ha raccontato, dopo avere accompagnato la madre, era andato a prendere un caffè al bar attiguo all’uscita del cimitero in via Acquicella. Al suo ritorno, dopo pochi minuti, la donna era già stata uccisa a colpi di pietra.
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