Oltre diecimila studenti, secondo le stime della Digos, sono scesi per le vie del centro per manifestare contro gli sprechi e a favore di maggiori finanziamenti nellistruzione. La prima vera manifestazione dell’anno scolastico appena iniziato si è tenuta in contemporanea con altre 70 città in tutta Italia. Accanto agli alunni medi hanno sfilato gli universitari della Rete universitaria nazionale e giovani militanti politici. Traffico della città in tilt nei punti già solitamente congestionati per un corteo numeroso, forse più delle previsioni degli stessi organizzatori. Prima della chiusura dell’evento, un gruppo di manifestanti ha tentato loccupazione di palazzo degli Elefanti mentre un altro è riuscito nel tentativo di invadere il chiostro di palazzo Centrale, sede del rettorato, al grido «il diritto allo studio non si tocca. Se cambierà, lotta dura ci sarà».
Uno studente munito di megafono infuoca presto i suoi: «Dobbiamo fare qualcosa di importante con larma a nostra disposizione più forte: lintelligenza – urla – Vogliamo che il governo ci ascolti, e oggi non siamo soli perché in tutte le piazze dItalia si manifesta. Con voce alta si gridi che Catania è presente». Molteplici le motivazioni che hanno portato i giovani in piazza. Dalla richiesta di maggiore attenzione da parte della politica nazionale ad una ripartizione più ragionata dei fondi a disposizione. In ambito locale, è la sicurezza degli edifici scolastici a destare più preoccupazione. Motivazioni comuni che si aggiungono a quelle peculiari di ciascuna scuola. Davide Mannino, rappresentante dellIstituto tecnico aeronautico Arturo Ferrarin di Catania, racconta: «Ci stanno togliendo anche il nostro sogno, che è quello di volare. Amiamo studiare, abbiamo partecipato raramente a scioperi e non abbiamo mai dato inizio ad occupazioni o autogestioni se non per motivi seri, ma adesso vogliamo lottare seriamente: ci vogliono tagliare i fondi per il volo», denuncia.
Ai margini della strada qualche passante guarda con sufficienza i giovani sfilare, che dal canto loro parlano di «un futuro in cui manifestare equivale a proporre oltre che a pretendere diritti. Questa è la scuola dei baroni». Giusy Clarke Vanadia, professoressa e attivista per la difesa della Costituzione, condivide uno striscione con un suo allievo: «Io, docente da sempre della scuola pubblica, sono qui con i ragazzi per garantirla anche perché nella Costituzione è proprio quella ad essere contemplata». Matteo Iannitti, membro di Catania bene comune, spiega: «Cè unItalia contro il governo Letta e contro le larghe intese e noi la rappresentiamo. Vogliamo maggiori finanziamenti pubblici, sovranità sulle banche e reale diritto allo studio. Nel pomeriggio si terrà in piazza Stesicoro unassemblea per riprendere la parola in un Paese in cui si parla solo di Berlusconi. Noi ci siamo».
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