«Era il 2004, queste cose non erano normate. Se mi si chiede a che titolo la onlus del professore Vagliasindi ha sede all’interno del mio dipartimento io rispondo: a nessun titolo». Enrico Foti, direttore del dipartimento di Ingegneria civile e architettura dell’università di Catania, ci tiene a mettere le cose in chiaro: «Il Dica non c’entra, è un’iniziativa del docente, risalente nel tempo. In verità, ci sono tante situazioni di questo genere. Le associazioni spesso servono a facilitare il lavoro dei docenti nei rapporti con gli studenti, magari per organizzare visite istruttive o tirocini», spiega ancora Foti. Fare consulenze per un’azienda privata che possiede una discarica, però, non è detto che sia coerente con le finalità accademiche.
Il caso è quello di Federico Vagliasindi, docente di Ingegneria sanitaria e ambientale a UniCt e protagonista, in questi giorni, di una polemica covata per anni. Alla base di tutto ci sono le denunce pubbliche del comitato No discarica di Motta Sant’Anastasia e Misterbianco che, nei giorni scorsi, ha inviato una pec al magnifico rettore Francesco Priolo e al direttore generale Giovanni La Via. Oggetto del contendere il Centro studi ingegneria civile e ambientale (Csisa) onlus, cioè l’organizzazione attraverso la quale Vagliasindi esegue da anni lavori di consulenza per la Oikos, la società della famiglia Proto che gestisce la discarica di contrada Valanghe d’inverno, a Motta Sant’Anastasia.
Il nome di Vagliasindi è finito alla ribalta dopo le motivazioni della sentenza di primo grado del processo Terra mia. Lui non è coinvolto, ma le intercettazioni svelano le conversazioni tra il docente, ai tempi consulente della Regione Siciliana incaricato di ispezionare la discarica, e Gianfranco Cannova. Quest’ultimo funzionario di Palermo, condannato a nove anni di reclusione poiché, per i magistrati, protagonista di un consolidato giro di corruzione messo in piedi dal patron di Oikos, Mimmo Proto, uno dei soci del colosso della spazzatura. Come svelato da MeridioNews, lo stesso Proto di Vagliasindi non aveva una bella opinione: «Non è un tecnico, ha competenze superficiali».
Eppure il docente, dopo l’esperienza da controllore, ha scelto la strada della consulenza ai privati. Finendo per fornire, tramite la sua onlus, i suoi servizi alla Oikos. Non fosse che lo Csisa ha sede all’interno del dipartimento dove Vagliasindi insegna a tempo pieno. Motivo per il quale il rettore e il direttore generale dell’università hanno chiesto, ufficialmente, chiarimenti al direttore del dipartimento e al docente. «Per verificare quali siano i termini esatti della questione», diceva la nota dell’ateneo. I termini, in effetti, sono semplici: la sede è la stanza del docente, in uno degli edifici della Cittadella universitaria. «Anni fa lo facevano in molti – conferma il direttore Foti – Adesso è probabilmente il momento di rivedere un po’ tutto».
Cioè di controllare quello che prima non veniva controllato. Per i comitati No discarica, c’è anche una questione di incompatibilità tra l’insegnamento full time e lo svolgimento dell’attività di libero professionista. In effetti, un regolamento d’ateneo vieta il lavoro privato. A eccezione del caso in cui i docenti costituiscano società con le caratteristiche dello spin off. «Ma ai tempi queste definizioni non esistevano», commenta Foti. «Per quanto onlus, si tratta comunque di un privato», aggiunge il direttore. E se le consulenze alla Oikos le fa la onlus, l’eventuale incompatibilità non è del tutto esclusa: «Dipende da chi svolge le attività per conto della onlus e dal genere di attività. Alcune cose prevedono la necessità di comunicazione o autorizzazione».
Non potendo entrare nel dettaglio delle attività di consulenza di una onlus (cioè di un privato) nei confronti di un’azienda privata, Foti però mette le mani avanti: «A mia memoria non ho ricevuto comunicazioni o richieste di autorizzazione. Non vorrei sbagliarmi…». Il professore, però, ci tiene a spiegare che il suo dipartimento niente ha avuto a che vedere con le attività dello Csisa. Almeno dal 2012, in occasione di un master che la struttura dell’ateneo e quella di Vagliasindi hanno organizzato insieme. «Per il resto – conclude il direttore del Dica – noi non abbiamo mai autorizzato niente. Ma sono certo che il professore Vagliasindi saprà spiegare la sua posizione». Da solo, però.
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