Ognina-Picanello, variante per la Cogip di Costanzo Villette e negozi in un’area di 95mila metri quadrati

La bellezza salverà il mondo. O, almeno, gli affari di due colossi del settore immobiliare. Del resto, è proprio «il raggiungimento della bellezza» una delle funzioni immaginate per il progetto di «rigenerazione» CtLife urban centre, da realizzarsi nella circoscrizione di Ognina-Picanello, a due passi dagli istituti superiori Marconi e Galileo Galilei. Le ruspe hanno già spianato una parte dei 95mila metri quadrati dell’area di proprietà di Cogip holding e Ge.Fi., due imprese legate l’una all’altra e, entrambe, parte del patrimonio fondato dall’imprenditore catanese Mimmo Costanzo. Fu assessore dell’ex sindaco Enzo Bianco, nonché esempio di legalità caduto in disgrazia dopo il sequestro, e la successiva restituzione, del gigante delle costruzioni Tecnis. «Dicono che ci faranno villette e supermercati», spiega un allevatore che passeggia sulla terra battuta, con un puledro al guinzaglio. Sulla strada una grossa discarica abusiva (materiale di risulta e amianto la fanno da padroni), dentro al terreno i segni del passaggio dei mezzi pesanti. E un escavatore lasciato dietro a un altarino della Madonna costruito alla bell’e meglio. 

A cercare tra gli atti pubblicati dal Comune di Catania, si trovano i documenti legati a un’altra conferenza dei servizi che si è conclusa positivamente. Stavolta per una proposta di variante da accordare, dopo i dovuti passaggi per il Consiglio comunale, alle due imprese. La proposta arriva negli uffici il 24 novembre 2017, corredata da una relazione di fattibilità tecnica ed economica che spiega per filo e per segno i desideri delle aziende proprietarie dei terreni. Nove ettari e mezzo che, secondo il piano regolatore del 1969, avrebbero dovuto essere destinati per lo più a verde pubblico e, in minima parte, a funzioni comunali. La storia assomiglia molto a quella del Centro direzionale Cibali e a quella, più recente, della variante Barriera raccontata pochi giorni fa da questa testata. Da novembre 2017 a marzo 2019 gli uffici comunali incontrano i rappresentanti delle imprese per valutare la bontà della proposta tecnica.

Nel piano, la grande area viene suddivisa in due comparti. Nel primo, oltre alla strada già prevista dal prg (completamento del collegamento tra via Nizzeti e via Sgroppillo), ci saranno aree commerciali, parcheggi (ma solo di pertinenza delle aree di vendita) e le costruzioni già esistenti saranno demolite e ricostruite «secondo diversa sagoma». Il secondo comparto, più ampio del precedente, include verde attrezzato, una scuola, uffici, villette bifamiliari, campetti sportivi al servizio di Galilei e Marconi, e un parcheggio su tre livelli «che verrà ceduto all’amministrazione comunale». Solo per il comparto due, stando ai documenti a disposizione di questa testata, sarebbe richiesto il passaggio dal Consiglio comunale per l’approvazione della variante. Perché le previsioni del Prg, se da un lato sono datate e i vincoli scaduti, dall’altro – contemplando la strada – vengono in questo caso rispettate.

A parte il parcheggio e le opere necessarie a garantire la viabilità, il parchetto attrezzato, i campi e un «centro civico di interesse collettivo» dovrebbero essere realizzati dal Comune, giacché la collaborazione pubblico-privato prevede che i proprietari cedano i terreni a titolo gratuito. Alle costruzioni, però, dovrebbe pensare Palazzo degli elefanti. È questo, in effetti, il motivo per il quale la direzione Patrimonio del municipio catanese ha espresso parere sfavorevole al progetto. Mentre Urbanistica ed Ecologia si sono dichiarate d’accordo con i privati (alle condizioni poste dagli uffici), il Patrimonio ha dichiarato: «Non si ravvede alcun ritorno dal punto di vista patrimoniale, stante che le opere di urbanizzazione previste sono quelle obbligatorie per legge. Si rileva altresì un aumento di spesa per il mantenimento anche delle opere date a compensazione». Costi impossibili da sostenere «in considerazione dello stato di dissesto». Parole al vento, visto l’«esito positivo» dell’incontro con Cogip e Ge.Fi.. I due colossi, secondo le stime, dovrebbero investire quasi 32 milioni di euro, vendere case e negozi a poco più di 36 milioni e guadagnarne, dall’intera operazione, circa quattro.

«Da un lato, il Comune di Catania dichiara di volere fare un piano regolatore generale e, dall’altro, continua a concludere positivamente le conferenze dei servizi», dichiara l’attivista di Catania bene comune Matteo Iannitti, che per primo denuncia questa nuova ipotesi di variante. «Si rischia che quella del prg sia solo retorica – continua – E trincerarsi dietro al necessario voto in Consiglio non servirà a nulla: non è detto che la volontà dei privati ceda il passo alla volontà politica». Contando la variante Barriera, il Centro direzionale Cibali, quella del centro storico che presto dovrebbe arrivare al senato cittadino, «il Pua corso dei Martiri – conclude Iannitti – siamo di fronte al rischio di un nuovo saccheggio della città: il verde arretra di fronte al desiderio di pochi di edificare nuove case, sebbene non ce ne sia alcun bisogno».

Luisa Santangelo

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