Oggi Massimo Costa scopre le carte

Stamattina, forse, si dovrebbe capire qualcosa. Appuntamento alle nove e trenta al Politeama. Per ufficializzare la candidatura di Massimo Costa a sindaco di Palermo. E, soprattutto – o almeno così si spera – per fare chiarezza sulle alleanza politiche ed elettorali. Per scoprire, quasi come un gioco a premi, quali partiti voteranno per il giovane presidente del Coni.
Sulla candidatura di Costa, in una decina di giorni, ne sono state dette di tutti i colori. Che è un candidato di centro. Anzi di centrodestra. No, di centrosinistra. Che è appoggiato dai finiani. Che è sponsorizzato dal presidente della Regione, Raffaele Lombardo, che su Costa si è esibito in veri e propri panegirici. Ovviamente, se sta con Lombardo sarà anche vicino ad Antonello Cracolici e Giuseppe Lumia, i ‘dioscuri’ del Pd di Palermo. Anche se il giovane Costa, a dir la verità, sarebbe nato da una ‘costola’ del presidente dell’Ars, Francesco Cascio, Pdl. Al quale la candidatura del suo pupillo sarebbe sfuggita di mano. Possibile?
L’unica cosa certa, in questa storia di Costa ‘candidato di tutti’, di centrodestra, di centro e di centrosinistra, è che chi ha architettato questa messa in scena – che dovrebbe concludersi domani con la scopertura del ‘velo’ – è un bel gran figlio di ‘buona madre’, alla luce della somma confusione politica che ha creato.
Riassumiamo per i nostri lettori. Massimo Costa nasce come strettissimo collaboratore del presidente dell’Ars, Francesco Cascio. A quanto si racconta, la sua candidatura sarebbe nata grazie a Carmelo Briguglio, leader di Futuro e libertà in Sicilia. Sarebbe stato Briguglio a portare Costa a Roma al cospetto del presidente della Camera, Gianfranco Fini. Da qui, come già accennato, la sua candidatura a primi cittadino del capoluogo del’Isola. Con chi? Bella domanda.
Con Fini e Briguglio è sicuro. A quali si associano subito i vertici dell’Udc, Casini a Roma (in realtà è Lorenzo Cesa che ‘benedice’ la candidatura di Costa a sindaco di Palermo: e lo fa da Cefalù, dove dieci giorni fa era in corso la scuola di politica dei giovani Udc siciliani) e Giampiero D’Alia in Sicilia. Sulla candidatura di Costa, che comunque nasce e resta – su questo non ci dovrebbe piovere – una candidatura di centro, si getta come un falco il presidente Lombardo. Sa che Costa virerà verso il centrosinistra? Oppure teme di restare fuori da una nuova operazione politica d’ispirazione cattolica e popolare che potrebbe nascere i Sicilia (e non sarebbe la prima volta)? Fatto sta che il capogruppo all’Ars dell’Mpa, Ciccio Musotto, non solo ci mette il ‘cappello’, ma fa passare Costa per un candidato che chiuderà al Pdl. Una certezza o una speranza? Vattelappesca!
La confusione impazza. Anche perché Cascio non parla. E non parlano nemmeno gli altri esponenti del Pdl. Chi parla, invece, è il leader di Grand Sud, Gianfranco Miccichè. Anche lui tesse le lodi di Costa. In quei giorni Miccichè, stanco di aspettare che il Pdl di Angelino Alfano lo ‘incoroni’ candidato alla guida della Sicilia, pare mediti di ‘riggettarsi’ tra le braccia del presidente della Regione, Lombardo. Il possibile ritorno di Miccichè con Lombardo e le lodi dello stesso Miccichè a Costa, danno la sensazione che il giovane presidente del Coni stia optando per l’asse Lombardo-Pd (Cracolici e Lumia) e, magari, Miccichè. Realtà o illusione ottica?
Di vero c’è che alcuni osservatori – e anche qualche politico – sono convinti che l’operazione sia sfuggita di mano al presidente dell’Ars. Gira la voce che i ‘capi’ del Pdl – Angelino Alfano e Renato Schifani – starebbero mettendo alle strette Cascio per farlo candidare a sindaco di Palermo e neutralizzare, così, la candidatura di Massimo Costa che molti danno ‘abbuccata’ (orientata per i non siciliani) verso il centrosinistra. E’ vero? Boh.
Altro dato certo è che sabato scorso, al congresso del Pdl di Palermo, tutti si aspettano che il numero uno del partito, Alfano, arrivato da Roma, annunci la candidatura di Cascio a sindaco di Palermo. Ma così non è. Alfano, invece, apre a Gianfranco Micicchè, leader di Grande Sud. La replica di quest’ultimo è un po’ fredda. Miccichè chiede fatti e non solo parole. In ogni caso – questo è il vero dato politico – il ghiacico tra Alfano e Miccichè si è sciolto. Miccichè prossimo candidato alla presidenza della Regione per il centrodestra? Chissà.
Ancora un fatto è certo: Alfano deve fare uscire dall’isolamento il Pdl siciliano. Come? Tessendo, magari insieme con l’Udc, una grande alleanza d’ispirazione moderata, ma aperta alle nuove istanze e ai fermenti della società isolana. Uno schieramento che metta insieme il Pdl, l’Udc, Futuro e libertà e tuti gli altri che ci staranno. Schema, del resto, che potrebbe funzionare anche a Roma. Massimo Costa, insomma, potrebbe essere il candidato di questo blocco che si annuncierebbe, però, molto diverso dall’ormai superato centrodestra versione 1996-2006, a Palermo come a Roma.
A pensarci bene, però, questo si configurerebbe come un progetto diverso, se non antitetico, a quello sul quale Lombardo e Musotto avrebbero messo o tentato di mettere i ‘cappello’.
Insomma: dove sta la verità? Massimo Costa è il candidato di un centro che tende verso il centrosinistra, da Lombardo fino al Pd di Cracolici, Lumia, Totò Cardinale, Francantonio Genovese e Nino Papania? O è un candidato non di centrodestra, ma di un centro allargato a varie componenti, dal Pdl all’Udc, da Futuro e libertà ad altri soggetti del mondo moderato?
La risposta – forse – domani mattina.

 

 

Giulio Ambrosetti

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