Oggi la Sicilia e Palermo ricordano la Rivolta del Sette e mezzo

IL 15 SETTEMBRE DEL 1866 A PALERMO E IN PROVINCIA SCOPPIAVA UNA GRANDE PROTESTA POPOLARE CONTRO I SAVOIA CHE, CON LA COMPLICITA’ DI GARIBALDI, AVEVANO CONQUISTATO LA NOSTRA ISOLA DEPREDANDOLA E RENDENDOLA COLONIA DEI SAVOIA. AL RESTO HANNO PENSATO GLI STORICI MENZOGNERI CHE HANNO OCCULTATO E CONTINUANO AD OCCULTARE LA VERITA’

Quest’anno il 148° anniversario della ‘Rivolta del Sette e mezzo’ cade mentre la Sicilia è tornata ad essere una ‘Colonia’. Basti ricordare i pesantissimi prelievi fiscali operati quest’anno dal Governo nazionale di Matteo Renzi dal Bilancio regionale con i cosiddetti accantonamenti: un miliardo e 150 milioni di euro, più altri 200 milioni di euro per la sceneggiata degli 80 euro al mese, erogati solo a una minoranza. Un doppio raggiro ai danni dei siciliani.

A questo si aggiunge la crisi finanziaria dei Comuni della nostra Isola, in parte dovuta alla gestione dissennata di acqua e, soprattutto, dei rifiuti e, in parte, frutto dei tagli operati dal solito Governo nazionale. Un Governo, quello di Roma, che non solo ha tagliato i fondi ordinari, ma non corrisponde ai nostri Comuni le risorse legate alla legge sul federalismo fiscale (perequazione infrastrutturale e fiscale).

Il ricordo di una rivolta autonomista potrebbe essere l’occasione, oggi, per avviare un dibattito sul futuro della Sicilia e dei Comuni siciliani.

di Giuseppe Scianò

Gli Indipendentisti di lu FRUNTI NAZZIUNALI SICILIANU ritengono doveroso ricordare che il 15 SETTEMBRE del 1866, a Palermo ed in gran parte dei paesi del CIRCONDARIO, ebbe inizio la grande rivolta INDIPENDENTISTA che fu detta del “SETTE E MEZZO” (in quanto i combattimenti veri e propri si sarebbero protratti per oltre sette giorni). Va sottolineato che non mancarono ai RIBELLI notevoli successi militari e politici. Gli EROICI RIBELLI godettero, infatti, della solidarietà e dell’appoggio di tutta la popolazione.

La rivolta fu domata soltanto dopo il giorno 22 Settembre. E soltanto a seguito di una serie spietata ed impressionante di “BOMBARDAMENTI”, effettuati “ALLA CIECA” dalle artiglierie delle navi della Flotta Militare e dalle batterie delle truppe dell’Esercito del Regno d’Italia, inviate tempestivamente dal Governo italiano che, in quel momento, era presieduto da BETTINO RICASOLI ed aveva sede a FIRENZE. Il tutto, ovviamente, mentre il Re d’Italia era Vittorio Emanuale II.

Le truppe dell’Esercito avrebbero raggiunto, in brevissimo tempo, la consistenza di 40.000 uomini. Ed erano comandate dal Generale ANGIOLETTI.

Tutte le operazioni militari relative alla “RICONQUISTA” di Palermo erano sotto l’alto comando del Generale RAFFAELE CADORNA, che, di proposito, era stato nominato anche “Commissario Regio per la Sicilia”. A sua richiesta, fu proclamato lo STATO D’ASSEDIO per tutta la Sicilia.

Lo stesso Vittorio Emanuele II, quando fu informato dei fatti, avrebbe addirittura scritto di proprio pugno ed inviato al Capo del Governo italiano, Bettino Ricasoli, un “messaggio” nel quale raccomandava di “NON AVERE PIETA’ PER QUELLA PLEBAGLIA”.

Il messaggio era stato scritto in LINGUA FRANCESE, che era ancora la lingua più familiare al “Re Galantuomo” ed ai suoi collaboratori.

L’invio di rinforzi e la “dislocazione” in Sicilia di tanta parte dell’Esercito e della Marina Militare furono piuttosto facili per il Governo italiano in quanto tutte le Forze armate erano ancora “mobilitate” per la eventuale prosecuzione della Terza Guerra d’Indipendenza, in quel momento sospesa, se non addirittura terminata. Ma per la quale non era stato ancora sottoscritto il Trattato definitivo di Pace.

Pressoché inutili le trattative di pace condotte dal Corpo Diplomatico straniero in Sicilia, soprattutto da parte del Console Generale Francese. La rivolta doveva essere soffocata senza pietà. Tantoppiù che ne era stata, a stento, prevenuta l’estensione a tutta la Sicilia.

A forza di cannonate e di stragi si ottenne così la resa incondizionata dei Ribelli Siciliani, fra le macerie fumanti.

La repressione e le rappresaglie, anche contro la popolazione civile, furono tremende e senza regole. Le torture, le violenze, le fucilazioni arbitrarie, senza processi e senza verbali, si sarebbero susseguite ancora per anni interi.

Si contarono oltre 10.000 morti!

I processi veri e propri furono pochissimi, in quanto al Governo italiano premeva mantenere il silenzio su quella grande rivoluzione Indipendentista che lo aveva sostanzialmente delegittimato. E che dimostrava, ancora una volta, al Mondo che i Siciliani non avevano mai voluto, né volevano che la Sicilia fosse ridotta al rango di COLONIA DI SFRUTTAMENTO. Delegittimando, così, anche il FALSO e spudorato Plebiscito del 1860, della cui validità nessun Paese Straniero, per la verità, era convinto.

Le manipolazioni della VERITA’, la enorme quantità di esecuzioni sommarie, di STRAGI, di MASSACRI, di deportazioni, con l’uso della violenza e della tortura, la CENSURA totale e tutti gli altri espedienti messi in atto dal Governo italiano e dai suoi rappresentanti in Sicilia, non riuscirono, tuttavia, a seppellire definitivamente la VERITA’. Né a zittire le denunzie, la rabbia e gli urli di dolore del nostro Popolo e delle migliaia di sopravvissuti ai bombardamenti.

La VERITA’, insomma, seppure con le difficoltà che ancora sussistono e si rinnovano, vennero, in un modo o nell’altro, a galla. GRAZIE alla Stampa cattolica; GRAZIE ad alcuni giornali e GRAZIE persino alle “astute” pubblicazioni messe in circuito dall’Abate Agostino ROTOLO.

Si pensi, infine, alle impreviste dichiarazioni ed alle testimonianze che emergono, comunque, dagli Atti parlamentari. In primo piano poniamo gli Atti con le testimonianze acquisite dalla specifica Commissione d’Inchiesta che avrebbe operato nel 1867, con grande precauzione, ma anche con qualche momento di tolleranza e di rispetto delle regole. Atti che furono pubblicati soltanto … nel 1966. Cioè dopo un secolo!

Ma, diciamolo francamente, meglio tardi che mai … perché fra le “pieghe” si possono ritrovare, con altri particolari, quelle verità scomodissime che la Cultura Ufficiale si affanna a negare.

Nel processo di DESICILIANIZZAZIONE in corso, è comprensibile che questa RIVOLUZIONE rimanga “scomoda” ed “indigesta”. Soprattutto ai militanti dell’ANTISICILIA. Ma è altrettanto vero che il RECUPERO della VERITA’ e della CONSAPEVOLEZZA di sé sarà di grande utilità per la RINASCITA e la RISCOSSA del Popolo Siciliano.

Ed è anche per questa ragione che il 28 Settembre prossimo, alle ore 10,00   l’FNS “Sicilia Indipendente” manterrà viva la tradizione di organizzare (nell’ultima domenica del mese di Settembre di ogni anno) uno specifico ATTIVO SEMINARIALE, rivolto a recuperare integralmente la memoria ed i significati della “RIVOLUZIONE DEL SETTE E MEZZO”, che rimane una delle pagine più insanguinate della Storia del Popolo Siciliano, della Nazione Siciliana.

Senza mancare di illustrare e documentare le numerose violazioni dei Diritti dell’UOMO, ed i “fatti” che caratterizzarono repressioni e rappresaglie. Una “CRUDELTA’ DI STATO” complessiva, insomma, che ha pochi precedenti un Europa.

PIACCIA O NON PIACCIA AI FALSARI DELLA STORIA!

Non aggiungiamo altro.

 

Redazione

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