«Sono preoccupata per il futuro di un sistema eccellente, oggi a rischio. E, nello stesso tempo, voglio esprimere la mia piena solidarietà e riconoscenza a tutti gli operatori Oda capaci di dimostrare grande professionalità e umanità continuando a lavorare egregiamente pur senza stipendio da diversi mesi». Parla così la signora M. C., nonna di A., uno dei piccoli assistiti dall’Opera diocesana di assistenza catanese i cui lavoratori stanno protestando in questi giorni perché hanno un credito di cinque mesi di paga.
«Non riesco a capire come si possa pensare di mettere a repentaglio un servizio così importante, mettendo anche in difficoltà numerose famiglie che già devono affrontare la crisi», afferma ancora M. C. La signora si dice «preoccupata e angosciata» per il futuro di tutti i disabili che dall’Oda ricevono assistenza e in particolare per quello del proprio nipote.
A., quattro anni, da sempre ha bisogno dell’assistenza. La sua situazione medica è molto difficile, e anche il più piccolo miglioramento rappresenta un passo importante. «Lì è riuscito a ottenere moltissimo sia in ambito relazionale che posturale», spiega la nonna. M. C. giudica quindi l’assistenza che riceve il nipote «necessaria e insostituibile» e non solo dal punto di vista medico.
Se infatti il servizio è fondamentale perché «lì mio nipote non è un oggetto, anche se sta sulla sedia a rotelle e non parla», spiega la nonna, va anche considerato che si tratta di un servizio pubblico. Questo significa che il costo per le terapie è a carico della Regione Siciliana e non di ogni singolo paziente, anche perché per molti sarebbe altrimenti impossibile accedervi. Le terapie, inoltre, hanno anche una valenza sociale perché prevedono rapporti diretti con pazienti affetti da patologie simili, cosa che non sempre le terapie private prevedono. «Se non ci fosse l’Oda dovrei spendere almeno cento euro a settimana e comunque non darei a mio nipote le opportunità che gli dà questo centro. Di meglio non saprei trovare», conclude MC.
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