Tornano timori e proteste per i 25 dipendenti precari del Teatro Bellini. Si tratta di maestranze, addetti alle scene, falegnami e portieri, alcuni dei quali anche da 25 anni sono impiegati nell’ente con contratti rinnovati mensilmente. «Il nuovo sovrintendente Roberto Grossi ha annunciato una stagione faraonica, ma se non c’è chi apre i cancelli, accende le luci, sistema le sedie, al teatro chi può lavorare?», chiede Antonio Santanocito, segretario regionale Sindacato nazionale autonomo lavoratori e vertenze (Snalv). «Durante la riunione in prefettura, un mese fa, il direttore amministrativo e il capo del personale ci hanno detto che fino ad aprile per i nostri contratti non ci sarebbero stati problemi. Adesso da gennaio saremo fuori, non ci saranno rinnovi. Cosa è cambiato in queste settimane?».
Alla base dei timori di un mancato rinnovo c’è la deroga alla legge 25/2008, la norma regionale che ha permesso l’assunzione nel campo sanitario. La modifica votata a gennaio dall’Assemblea regionale siciliana ha permesso di inserire anche i precari del settore artistico tra quelli da poter stabilizzare. «Sia i capigruppo all’Ars che i nostri consulenti legali ci hanno detto che la deroga è ancora valida. Perché Grossi è più realista del re?», chiede Santanocito.
«Ancora una volta siamo fuori, senza certezze», sbotta Salvo Agosta, precario da 15 anni e segretario aziendale dello Snalv. «Tutte le promesse che ci hanno fatto, anche quelle del sindaco Enzo Bianco, sono false». L’allarme tra i dipendenti è iniziato a montare da ieri, quando nei cortili di piazza Teatro Massimo rimbalzano alcune voci. «Si diceva che sono disponibili le tredicesime e non gli stipendi. Ma noi siamo precari, quindi prendiamo solo la mensilità regolare», racconta Agosta. Assieme ad altri delegati chiede quindi un incontro con il sovrintendente che rimanda la questione al direttore amministrativo, Domenico Amich. «Hanno fatto scarica barile e alla fine ci hanno informato che da gennaio non potranno rinnovare più i contratti mensili. Grossi ci ha detto: “Non vi posso chiamare, perché non posso mettermi contro la legge”», riporta Salvo Agosta. «Non hanno parlato di problemi economici, ma normativi», precisa Santanocito. «Ma fino allo scorso mese nessuno ha sollevato alcun dubbio».
I sindacati chiedono immediatamente un incontro ufficiale, per avere una risposta certa sul proprio destino. «Entro il 19 dicembre vogliamo sapere che fine saremo – afferma Agosta – Altrimenti metteremo a frutto l’unica arma che abbiamo: protesteremo durante tutti i concerti».
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