Nuova fase2, transenne dai barbieri e code ai Caf «Come ricominciare da zero, bisogna abituarsi»

Nuova fase vecchie code, cambiano solo i luoghi. Se prima infatti erano i supermercati a dovere gestire il traffico dei clienti in fila più o meno a distanza di sicurezza l’uno dall’altro, adesso le code si formano davanti alle porte di barbieri e parrucchieri, tra gli ultimi ad aprire a causa dell’emergenza Covid. Un’astinenza così lunga da fare trasgredire ai più la storica regola della chiusura del lunedì. E i clienti ne sono grati. Niente assembramenti però. Le scene più curiose si vedono all’esterno di alcuni saloni da barba, come quello gestito da un cittadino cingalese in via Dante, con uno stuolo di ragazzi in attesa sui motorini a ridosso della pista ciclabile, o come quello in via Re Federico che si è visto costretto a transennare con del nastro bianco e rosso la storica panchina posta all’interno, di solito occupata dai clienti di sempre.

Già al mattino si vedono le prime persone timidamente sedute ai tavolini fuori dai bar, mentre consumano, mascherina abbassata sul mento, un caffè e un cornetto. Se in molti avevano deciso di tentare la sorte e rialzare le saracinesche per offrire caffè esclusivamente da asporto, altri hanno aperto i battenti solo adesso. «Abbiamo passato gli ultimi due giorni a pulire ogni angolo – spiega un gestore – Adesso è come ripartire da zero, ci dobbiamo abituare anche alle più piccole cose. Per esempio non ho molte monete, altri due o tre clienti con venti euro e non saprò più come fare. Di solito andavo nelle attività vicine, ma ancora non tutti sono tornati a lavoro».

Code anche davanti alle porte di diversi centri Caf, dove molti cittadini stranieri si affollano per sbrigare la documentazione per il rinnovo del permesso di soggiorno o per chiedere informazioni sulle nuove regolarizzazioni previste dall’ultimo decreto nazionale. Ancora un po’ di confusione, invece, sull’obbligo di indossare la mascherina per strada. Tante persone la indossano, anche se molte di queste un po’ alla meno peggio, magari sotto al naso, coprendo solo la bocca e vanificandone di fatto buona parte dell’efficacia; qualcun altro la tiene nella borsa o attaccata a un braccio o all’orecchio. Qualcuno proprio non la porta. «Se qualcuno si avvicina la metto – spiega una signora – ma se cammino sul marciapiede da sola e non incontro nessuno perché dovrei?». «Io ormai mi sono abituato – dice un altro passante – alla fine basta trovare una mascherina abbastanza comoda e dopo un po’ di tempo non ci si fa più nemmeno troppo caso».

Gabriele Ruggieri

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