Notte prima degli esami

Dopo il successo di Tre metri sopra il cielo di Lucini e Che ne sarà di noi di Veronesi, Fausto Brizzi inizia la sua attività da regista (dopo anni di sceneggiature alle spalle per Neri Parenti) seguendo la scia di successo tracciata da questi film, se così è possibile definirli, generazionali.

Perché quando si tratta di ricordare il periodo del liceo, qualunque film è sempre azzeccato e ti fa ridere, pensare, piangere, commuovere. Se poi il film è ambientato nei mitici anni 80 (osannati dal Raf di Cosa resterà di questi anni Ottanta) e ripercorre musica, vestiti, programmi televisivi risalenti a quel periodo, il successo (e anche la nostalgia) è assicurato.

Perché, volente o nolente, ognuno di noi si riconosce in quella fase: perché la dovrà vivere tra qualche mese, o invece l’ha già vissuta un anno, dieci, vent’anni fa; perché ognuno di noi conserva intatta nella memoria la frase che avrebbe voluto dire a quel professore che ci ha fatto venire la tachicardia per cinque lunghi anni.

Si ricordano ancora i soprannomi di tutti i professori, le loro facce sono ancora vivide nella memoria, così come la loro voce; perché in ogni classe che si rispetti c’è il secchione di turno, estremamente impacciato, vittima degli scherni degli altri compagni.

C’è sempre il conto alla rovescia per il fatidico giorno dell’esame di maturità, ci sono sempre i pronostici sulle tracce dei compiti; c’è sempre la speranza che una catastrofe naturale riesca a farli annullare; c’è la musica che accompagna ogni momento della nostra vita, sia triste, come la colonna sonora di un addio che si spera tanto sia solo un arrivederci, o allegra, come le note di un amore (sia esso rivelato, sopito, sognato, celato) o quelle dell’amicizia più sincera…

Perché è l’amicizia la vera protagonista del film: è il valore più importante dell’adolescenza, è ciò che ti tira su quando ti senti sprofondare negli abissi più profondi; è quella cosa che ti fa il regalo più prezioso con un semplice sorriso; è il momento in cui le lacrime di uno diventano le lacrime degli altri.

L’amicizia che ti fa dimenticare i guai amorosi, che diventano un lavoro di squadra, dandoti una due, tre spalle sulle quali piangere, sommessamente, quasi di nascosto.

Attraverso la storia, seppur stereotipata, di questi ragazzi romani alla soglia della maturità, ciascuno di noi rivive attimi dimenticati, ripensa alle domande cosmiche che accompagnano quei giorni: “che farò adesso?”, “…e se farò la scelta sbagliata?”, “diventerò qualcuno?”, “ che fine faremo tutti? Che ne sarà di noi?”

Domande senza risposta che lasciano solo una certezza: che i tuoi veri amici saranno sempre lì con te, anche se distanti, perché l’amicizia non tiene conto dei confini.

Alla domanda: “…e dopo? Realizzerò i miei sogni?” la risposta la dà il professore di lettere Martinelli (Giorgio Faletti), soprannominato dagli alunni “carogna”: “Non importa quello che trovi alla fine della corsa, ma quello che provi mentre stai correndo”.

Chiara Campo

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