A Noto è conosciuto come Fra Rino. L’ultimo dei tanti nomi con cui Gennaro Senatore, nato in Svizzera, ha girato l’Italia lasciando dietro di sé una scia di fatti per cui è finito sulle pagine di cronaca locale, nonché, diverse volte, all’attenzione delle forze dell’ordine per reati che vanno da lettere minatorie firmate come Partito comunista combattente, fino a una presunta tentata estorsione a danno di Luca Cordero di Montezemolo (per cui c’è un processo a Modena). Un curriculum che non ha impedito al vescovo Antonio Staglianò di accogliere l’uomo nella sua diocesi e affiancarlo al responsabile della mensa dei poveri di via Cavarra. È qui che, secondo le indagini della polizia, Rino Senatore avrebbe sottratto dalle casse delle offerte diverse centinaia di euro tra febbraio e marzo. È stato quindi denunciato a piede libero per furto aggravato e continuato.
Nella cittadina della provincia di Siracusa, Fra Rino (non consacrato a nessun ordine) si è presentato, circa un anno fa, come eremita urbano e, sottolineano dal locale commissariato, sarebbe stato «accolto in diocesi probabilmente per un presunto cammino di conversione». Il vescovo, tra le altre cose, lo ha destinato ad aiutare un diacono al quale è stato conferito l’incarico di responsabile della mensa. La sua presenza, i suoi rapporti col vescovo e il suo passato, facilmente ricostruibile anche da una ricerca online, hanno fatto molto discutere all’interno della diocesi e nella cittadina.
Nonostante gli ammanchi alla cassa delle offerte, però, nessuno ha presentato formale denuncia alla polizia. La notizia del furto sarebbe prima girata in ambito clericale per poi arrivare alle orecchie delle forze dell’ordine che, conoscendo i precedenti del soggetto, hanno indagato per verificare un suo eventuale coinvolgimento. Dagli accertamenti è emerso che il responsabile della mensa, dopo i primi furti, aveva piazzato una telecamera per cercare di ricostruire quanto successo. Nel video, acquisito dalla polizia, si vedrebbe proprio il sedicente eremita aprire la cassa e prelevare il denaro. L’uomo sarebbe riuscito a procurarsi le chiavi, che non avrebbe dovuto avere, e ad agire in un momento in cui nella stanza non c’era nessuno.
Come riporta il Resto del Carlino, Gennaro Senatore è stato un oste a Bologna, poi si sarebbe spacciato come l’inviato di guerra svizzero Michel Upmann e come superiore generale dell’Opera San Michele Arcangelo di via de’ Monari. Ha scontato la pena di tre anni per alcune lettere minatorie firmate Partito comunista combattente e inviate nel 2007 all’allora sindaco di Bologna Sergio Cofferati.
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato dell’avvocata Giovanna Arminio, legale di Gennaro Senatore:
Con grave violazione di legge, del diritto costituzionale di difesa e della reputazione del mio assistito, Fra Rino da Noto, al secolo Gennaro Senatore, quale suo avvocato di fiducia sono a denunciare il pesante linciaggio a cui è stato sottoposto dalla stampa locale. Sono del 13 maggio scorso gli articoli – pubblicati in forma cartacea e on line – nei quali si è consumato un vero e proprio processo sommario a suo carico, che va dalle ambigue e allusive espressioni usate dai giornalisti (il “discusso eremita urbano”, il “sedicente eremita”, “non consacrato a nessun ordine”, il “presunto cammino di conversione”, “i suoi rapporti col vescovo e il suo passato” che “hanno fatto molto discutere all’interno della diocesi e della cittadinanza”), alla violazione del principio di innocenza, dando per certo il fatto oggetto d’indagine (“ruba alla mensa dei poveri”), fino alla pubblicazione di notizie false e gravemente lesive della sua reputazione (“si finge eremita”, “Gli agenti del commissariato di Noto hanno arrestato un uomo per furto aggravato e continuato”, “arrestato sedicente eremita”), in alcuni casi riportando il nome per esteso e, in altri, le sole iniziali accompagnate però dalle generalità, in modo tale da non lasciare dubbi sulla possibilità di identificare la persona, specie in una piccola comunità come quella netina: (“S.G., 47 anni, nato in Svizzera”, attivo nella mensa di San Corrado ecc…).
Tale accanimento richiede un’immediata smentita, anche a beneficio dei cittadini, che conoscono l’impegno profuso da fra Rino a favore dei poveri e degli emarginati. Innanzitutto, il mio assistito è un eremita urbano e vive all’interno di una comunità religiosa sotto la vigilanza del Vescovo diocesano, S. E. Antonio Staglianò. Si denuncia, inoltre, l’incomprensibile fuga di notizie riguardante il fatto oggetto d’indagine e la dovizia di particolari che l’indagato e il suo difensore hanno appreso dai giornali. Si tratta di un comportamento gravemente lesivo dei diritti difensivi, essendo, come si sa bene, la fase delle indagini segretata a tutela dell’indagato e della stessa indagine. Si precisa, in ultimo, che il mio assistito non è stato arrestato né è sottoposto ad alcuna misura restrittiva della libertà personale, come falsamente riportato da alcune testate giornalistiche. Sarà, pertanto, investita l’autorità giudiziaria, allo scopo di fare luce in merito a tutte le affermazioni ed espressioni rinvenute negli articoli pubblicati, in quanto false, allusive e tese unicamente a ledere la reputazione del mio cliente, del tutto estranee al legittimo diritto di cronaca giudiziaria e pesantemente lesive delle libertà e dei diritti costituzionali della difesa.
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