La poesia la conosciamo tutti dall’epoca del liceo. È quella che comincia “Quando ti metterai in viaggio per Itaca prega che lunga sia la strada…”. Così il poeta greco Konstantinos Kavafis vedeva il ritorno di Ulisse nella sua terra natia: è la meta a dare il bel viaggio. Nessun ritorno si può capire senza il percorso che gli sta dietro.
La rubrica Nostoi vuole parlare, appunto, dei tanti viaggi che avvengono attorno all’Itaca speciale che sono la Sicilia e Catania. Per alcuni terra dalla quale strapparsi a tutti i costi, in un improvviso e impellente “stato di necessità” (come la metterebbe la cantantessa nostrana). Per altri agognato punto di arrivo, sogno di zagara che si infrange al risveglio madido di sudore in una città diversa e aliena.
Come ci sono infiniti ritorni, così ci sono infiniti modi di raccontarli. Vogliamo qui cominciare a proporne alcuni, nell’attesa che altri racconti di ritorni, da viaggi diversi, faranno seguito. Se un viaggio è uno spostamento fra due punti fisici, e se la Sicilia e Catania sono uno di essi, quale miglior altra sponda si può trovare se non un’altra isola persa nel mare, ma molto più a nord? Nelle prossime settimane Nostoi si occuperà di Inghilterra, vista dai catanesi e dai siciliani che la frequentano abitualmente e la amano o la odiano (a seconda delle stagioni).
Come antipasto forte proporremo un articolo informativo sullo studio post-laurea in Inghilterra. Seguiranno una serie di interviste a catanesi e siciliani che studiano nella “perfida Albione”, a metà fra reportage serio (cosa funziona sull’altra isola) e riunione intrisa di nostalgia fra siciliani emigrati (“Ma tu riesci a trovare delle melanzane decenti per fare la caponata?”). Per fortuna in Sicilia non ci sono solo dissesto finanziario e reginette di bellezza: vi racconteremo di tanti siciliani normali che fanno cose a volte normali e a volte speciali, ma su un’altra isola. E che per farle usano il loro cervello.
Vorremmo creare una sorta di mappa dei siciliani che studiano all’estero, con lo scopo non di autocelebrarsi (o commiserarsi), ma di dare una testimonianza, invogliare chi vuole partire a farlo, ma anche invogliare a restare chi pensa (a ragione) che in Sicilia ci sia tanto da fare e da dire. Spesso c’è un’idea del tutto falsata di chi si è recato all’estero per studio e lavoro. Da un lato c’è il gruppo dei “vorrei ma non posso” nostrani, che ammirano con occhi sgranati e sospirano a ogni parola del fortunato emigrante dicendo “beato te che sei via, nel mondo civilizzato, poverini noi che, ahimè, siamo rimasti qui”: la schiera si ingrossa proprio in questi giorni di tagli all’università, “battute” infelici e… tutto il resto).
Queste persone a volte ignorano le tante difficoltà alle quali si fa fronte all’estero, soprattutto se si viene da un contesto nel quale la preparazione scolastica e professionale risulta talvolta inadeguata. Ignorano anche la nostalgia, i dubbi morali e gli interrogativi culturali che questa scelta (che è spesso una non-scelta) comportano. E ignorano la zona d’ombra affettivo-culturale nella quale molti ‘emigranti’ vivono, a meno di non essersi del tutto assimilati al paese di accoglienza.
D’altro canto ci sono i diffidenti e i moralisti. Quelli che “o Sicilia o niente”. Quelli che se hai il coraggio di dire che la nostra università per buona parte fa schifo, per colpa delle istituzioni e dei fondi; che alcuni siciliani si beano della nostra inefficienza spacciandola per una colorita attitudine alla vita; insomma quelli che se non nascondi che all’estero per tanti versi si sta meglio, ti bollano come un traditore della patria. Quelli che provano la loro accusa su argomentazioni quali “L’Inghilterra fa la guerra all’Iraq, dunque chiunque vive/lavora in Inghilterra è connivente con quel sistema”.
Anche per questo vogliamo creare questa mappa: per raccogliere la testimonianza dei tanti giovani promettenti che se ne sono andati non perché sono in carriera o cinici, ma perché altrove, in Sicilia, non trovavano nulla. Per ragioni pratiche partiremo da Cambridge, ma ci piacerebbe entrare in contatto con gli altri catanesi e siciliani disseminati nel Regno Unito. Forse, se ci saranno il tempo e la forza, un giorno leggerete anche dei cannoli a Londra, di Sicilian Avenue, e – perché no – di un network di parrucchieri siciliani. Per adesso siamo solo all’inizio. Il viaggio sarà lungo ma noi, come Konstantinos, ci auguriamo che quando metteremo piede sull’isola saremo più ricchi dei tesori accumulati per strada.
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