Una laurea a piena voti e un dottorato in filosofia ormai giunto alle battute finali. La passione per la musica e quel tesserino da giornalista pubblicista che chissà dove lo avrebbe portato. E poi quei 27 anni, troppo pochi per andarsene, sufficienti tuttavia per progettare la propria vita, il proprio futuro, per fare le proprie scelte. Oggi saranno sei anni che Norman Zarcone non c’è più, sei anni dalla sua decisione di gettarsi dal settimo piano della facoltà di Lettere di Palermo. «Lo Stato non esiste, seppure io ci creda ancora come ci credeva Norman». Sono queste le prime parole del padre, Claudio Zarcone, che dal 2010 ad oggi non ha mai smesso di urlare la sua rabbia verso «l’indifferenza e l’immobilismo delle istituzioni».
Ci sarà, oggi, una giornata del merito dedicata al giovane: l’appuntamento è alle 11 a Brancaccio, presso la rotonda Norman Zarcone. Alla commemorazione, scandita dalla lettura del libro scritto dal padre, La sinuosa danza dell’infelice coscienza, prenderanno parte il sindaco Leoluca Orlando, il rettore dell’Università di Palermo Fabrizio Micari e Riccardo Arena, presidente dell’Ordine dei giornalisti. La giornata si concluderà con un appuntamento serale a piazza Bologni: dalle 20.30 si esibiranno in concerto il folksinger Pino Messina, Eleonora Militello e Stormyweathers, infine la Norman Zarcone Rock Orchestra composta dagli amici del ragazzo e dal padre.
A un anno di distanza dallo sciopero della fame, interrotto per esplicita richiesta della famiglia preoccupata, il padre di Norman continua a gridare la sua rabbia alla città. «Non è cambiato niente, mai», dice Claudio Zarcone. «Sono stato ricevuto dai segretari dei due ultimi ministri del Miur, quello di Maria Chiara Carrozza e quello di Stefania Giannini: solo tanti bla bla bla e prese in giro», aggiunge. «Mi sembra davvero irrituale che nessuno ancora trovi il coraggio e la determinazione di avviare un’indagine seria dentro a quel dottorato. La magistratura non mi ha fatto sapere più niente, non so nemmeno se esiste un’indagine. Insomma, una cosa molto all’italiana».
L’unico a spendersi e occuparsi di questa vicenda per non fare svanire il ricordo di Norman, a detta del padre, è il sindaco Orlando. Mentre l’Università, ancora e più di tutti, tace: «Il dottorato di ricerca non è mai stato intitolato a mio figlio. L’ex rettore, Roberto Lagalla, non poté fare nulla per convincere il Consiglio di Facoltà, che si è sempre sentito attaccato dal mio atteggiamento – spiega il padre – Non ho mai infangato l’Università, perché io mi ci sono laureato a pieni voti, così come mio figlio, mi scaglio piuttosto contro un sistema di guarentigie e compiacenza reciproca tra baroni universitari con altri baroni, ministri e sottosegretari: questo è il sistema che attacco».
Sono tante le domande senza risposta di Claudio, che da sei anni si chiede perché il Miur non sia mai intervenuto. «Lagalla riuscì solo a far intitolare uno spazio a mio figlio, ma dentro alla cittadella universitaria, non dentro alla facoltà» racconta ancora, riferendosi allo Spazio generazione Norman. Non c’è un’aula, non c’è alcuna intitolazione. E malgrado l’Ordine dei giornalisti abbia intestato due borse di studio annuali a Norman, l’atteggiamento della stampa rimane distante e approssimativo secondo il padre: «Dopo aver cannibalizzato la notizia, non sono in grado di sviluppare l’aspetto generazionale di una morte, non sanno andare oltre la dimensione scandalistica». Claudio Zarcone sogna di realizzare un’associazione culturale intitolata al figlio, che oggi, secondo il pare, «sarebbe un battitore libero al di fuori degli schemi politici». Sono ben dodici, riferisce, i disegni di legge al momento bloccati su questo progetto: «Non c’è volontà. Vorrei fare cultura nel nome di mio figlio, ma me lo impediscono».
Sul fronte accademico, però, il nuovo rettore Fabrizio Micari risponde a MeridioNews: «In realtà l’Università di Palermo è stata sempre vicina alla famiglia di Norman Zarcone ed alla sua memoria. Allo sfortunato ragazzo è stato intitolato uno spazio all’interno dell’Edificio 19, la struttura polididattica che ospita un gran numero di aule e di corsi e che è frequentata giornalmente da migliaia di ragazzi», dice come prima cosa il rettore. «L’Ateneo partecipa all’organizzazione di tutte le manifestazioni in ricordo di Norman, che è stato anche nominato Benemerito dell’Ateneo. Non esiste invece il concetto di intitolazione di un corso di dottorato di ricerca», chiarisce infine in risposta alle richieste avanzate dalla famiglia del giovane studente.
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