Non siamo abbastanza internazionali?

Il problema di cosa fare dopo la laurea ha da sempre tormentato gli studenti universitari. Una volta laureati, i neo-dottori spesso decidono di continuare gli studi frequentando un corso di specializzazione, meglio noto come “master”.

 

E’ stato spesso sollevato il problema della mancanza di master di alto livello nel Sud Italia ed essendo sempre difficile capire quali siano quelli validi, lo studente spesso si lascia prendere da un senso di sconforto e abbandona la ricerca. Con un simile atteggiamento, però, c’è il rischio di lasciarsi scappare delle proposte interessanti. E’ il caso del master internazionale in “Economia e valorizzazione dei beni culturali” organizzato dalla scuola superiore di Catania. Ci sono infatti state parecchie richieste da parte di studenti stranieri e nessuna da parte di studenti italiani.

 

Proviamo a capirne le ragioni con la prof.ssa Romilda Rizzo, coordinatrice del master e professore ordinario di Scienza delle Finanze presso l’Università di Catania.

 

Innanzitutto ci parli un po’ di questo master, quali sono le sue caratteristiche essenziali?

Il master intende formare specialisti della tutela, gestione e valorizzazione dei beni culturali, che oltre ad una solida formazione economico-giuridica, una preparazione storico-artistica, architettonica e competenze tecnico-scientifiche applicate alla tutela e valorizzazione dei beni culturali. Sono previsti nove moduli: Umanistico-storico-artistico-architettonico; Metodologie fisiche e chimiche applicate al patrimonio culturale; Giuridico; Introduttivo di economia; Analisi dell’intervento pubblico: metodi e strumenti; Ruolo del patrimonio culturale nello sviluppo economico locale; Organizzazione e gestione del patrimonio culturale: teoria ed esperienze, Valutazione economica; Comunicazione e marketing.

 

Quali sono i punti di forza, perché uno studente dovrebbe scegliere di frequentare il vostro master?

Innanzitutto la multidisciplinarietà, lo studente acquisirà una competenza nel campo della conservazione dei beni che va oltre gli aspetti economici e giuridici. In particolare abbiamo puntato molto sull’ultimo modulo, quello della comunicazione, in quanto permette di applicare le nuove tecnologie e i nuovi strumenti comunicativi in un campo come quello della conservazione dei beni culturali che finora non ha sfruttato a pieno le potenzialità dei nuovi strumenti comunicativi.

Un altro punto di forza è la prospettiva internazionale. Abbiamo instaurato collaborazioni con diverse facoltà europee come l’ Universita di “Paul Cezanne Aix-Marseille” in Francia e la “Universidad politécnica de Catalunya” in Spagna, e con università di paesi extraeuropei dell’area mediterranea come l’Università di Tunisi “El Manar” in Tunisia, la “Cairo University” in Egitto e la “El Fateh University” di Tripoli in Libia.

 

In che modo queste collaborazioni e questa focalizzazione del corso sui paesi del bacino mediterraneo possono essere un punto di forza?

Nel 2010 diventerà realtà il progetto di creare un’area di libero scambio euro-mediterranea. L’Italia, e in particolare il sud del nostro paese, avrà sicuramente un ruolo importante vista la posizione strategica. Di conseguenza, in prospettiva lavorativa, le competenze professionali e multidisciplinari acquisite grazie a questo master consentiranno di lavorare all’interno di istituzioni culturali pubbliche e privati o di lavorare come trait d’union fra istituzioni diverse operanti in diversi paesi.

 

Quali sono i requisiti essenziali per accedere a questo master?

Per accedere serve una laurea vecchio ordinamento conseguita presso le Facoltà di Economia, Giurisprudenza, Scienze Politiche, Lingue, Lettere e Filosofia, Architettura, Conservazione, Ingegneria, Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali o una laurea di secondo livello, per quanto riguarda il nuovo ordinamento. Oppure una laurea presso le Accademie di Belle Arti. Inoltre è indispensabile un’ottima conoscenza della lingua inglese.

 

Perché, secondo Lei, non ci sono state molte richieste da parte di studenti del nostro ateneo?

Le ragioni sono diverse. Innanzitutto il fatto che il corso si svolge interamente in lingua inglese credo sia un fattore che spaventa gli studenti. Gli altri anni infatti abbiamo avuto più richieste da parte delle facoltà umanistiche e in particolare da quella di Lingue, che dalla facoltà di Giurisprudenza o da quella di Economia. Un’altra causa è sicuramente il fatto che la pubblicazione del bando sia avvenuta a ridosso delle festività natalizie, un periodo in cui si pensa più a riposarsi e in cui si è più distratti. Per questo abbiamo deciso di prolungare il termine per la presentazione della domanda fino al 31 gennaio.

 

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Alberto Conti

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