“Non scarichiamo la crisi sui deboli”

Per essere un pensionato è piuttosto battagliero. Del resto, alle battaglie politiche e sindacali è abituato, visto che, prima di diventare segretario generale della Uil Pensionati della Sicilia, Antonio Toscano è stato, sempre sotto le bandiere della Uil, il numero uno della categoria dei chimici. Che in Sicilia non è proprio una passeggiata, se è vero che solo l’area industriale di Siracusa – dove non mancano certo grandi insediamenti che operano nella chimica ‘pesante’ – è una delle più estese d’Europa. Per non parlare, poi, degli stabilimenti di Gela e di Milazzo.
Oggi, come già accennato, Toscano si occupa della Uil Pensionati che, con i suoi oltre 80 mila iscritti, è una delle più forti e autorevoli d’Italia. La chiacchierata con lui non può che cominciare dalla manovra messa a punto dal governo nazionale presieduto da Mario Monti.
Il segretario generale della Uil Pensionati siciliani mette subito le mani avanti: “Non condividiamo questa manovra perché, a nostro avviso, non affronta due questioni che, nel nostro Paese, sono centrali: l’evasione fiscale e i costi della politica. Quella messa a punto dal governo Monti, è inutile girarci attorno, è una manovra recessiva. Se non si danno i soldi a chi consuma i negozi rimangono vuoti. La domanda al consumo crolla. Se non si consuma, non si produce. E se non si produce, le aziende licenziano. E si crea disoccupazione. E’ un circolo vizioso che va spezzato”.

– Come?

“Intanto bisogna spostare i soldi da chi li ha a chi non li ha”.

– Parla di un’imposta patrimoniale?

“Mi limito a ipotizzare una manovra di riequilibrio. Per consentire di far vivere dignitosamente chi oggi non riesce nemmeno a sopravvivere. Non mi sembra un obiettivo rivoluzionario. Al contrario, si tratta di riformismo genuino”.

Lei ha parlato anche di costi della politica.

“Già. Ci sono storture, che sono sotto gli occhi di tutti, che vanno corrette”.

– Tipo?

“Prendiamo il caso della Regione siciliana. Ci sono oltre diciassettemila dipendenti, duemila e trentatré dirigenti, novanta deputati regionali e dodici assessori tecnici, che, per qualsiasi progetto, si avvalgono di consulenti. E sono tanti. Quasi mille consulenti in tre anni di governo. A fronte di questi sprechi, dal 2007 ad oggi la Sicilia ha utilizzato meno del dieci per cento delle risorse finanziarie europee. Va da sé che, continuando di questo passo, possiamo solo andare a sbattere. Questo è il quadro generale. Se poi scendiamo nei particolari, con riferimento al nostro settore, la situazione non migliora: anzi si aggrava”.

– Ovvero?

“La Sicilia è l’unica regione italiana a non avere recepito la legge nazionale numero 328 del 2000. Non c’è un riferimento normativo regionale forte per le politiche sociali. Non c’è una norma per i non autosufficienti. Il Trentino impiega ogni anno seicento milioni di euro per i non autosufficienti. In Sicilia, invece, siamo ancora all’anno zero”.

Avete sensibilizzato la politica su questi temi?

“L’anno scorso abbiamo lanciato una petizione popolare. Sono state raccolte oltre centotrentamila firme. Il nostro obiettivo è quello di arrivare a una legge regionale organica sulle politiche sociali. Assieme ai segretari generali dei pensionati di Cgil e Cisl della Sicilia, rispettivamente Saverio Piccione e Carmelo Raffa, abbiamo chiesto un incontro al presidente della Regione, Raffaele Lombardo”.

– E com’è finita?

“Siamo stati ricevuti dal capo di gabinetto, Patrizia Monterosso. Di parole, fino ad ora, ne abbiamo sentite tante. Ma di fatti concreti non ne abbiamo visto”.

– E allora?

“E allora insieme – con riferimento ai pensionati di tutt’e tre le confederazioni – abbiamo deciso che andremo a consegnare le firme al presidente della Regione. Se non ci dovesse ricevere…”.

– Cosa chiedete al governo e al parlamento dell’Isola?

“Una legge organica sulle politiche sociali che metta al centro alcuni punti qualificanti”.

– Per esempio?

“Per citare un esempio, è un errore tenere divise le competenze sulle politiche sociali tra assessorato regionale alla Salute e assessorato alla Famiglia. In questo settore, per evitare confusione e spreco di risorse, serve una figura unica”.

– Avete già predisposto un documento?

“Abbiamo già predisposto la bozza di un disegno di legge che ci piacerebbe discutere con il governo e con l’Assemblea regionale siciliana. È chiaro che andremo oltre”.

– Cioè?

“Andremo nel territorio. Cercheremo il consenso della gente. Del resto, noi siamo sindacalisti. Siamo abituati a parlare con le persone affrontando problemi concreti. Alle lobby che oggi imperversano contrapporremo un sindacato unito”.

– Su questi tempi i pensionati di Cgil, Cisl e Uil della Sicilia sono uniti?

“Assolutamente sì. Non solo siamo uniti: siamo anche determinati”.

– Per fare che cosa?

“Per avviare un dialogo serrato con i Comuni. Vogliamo capire perché, oggi, nella stragrande maggioranza degli enti locali siciliani, la spesa sociale è stata praticamente azzerata. Vogliamo guardare dentro le pieghe dei bilanci pubblici. Non possiamo più tollerare che, nella nostra regione, il conto venga fatto pagare ai più deboli”.

– Non crediamo che i Comuni vi accoglieranno a braccia aperte…

“Ne siamo coscienti. Così come siamo coscienti che anche il sindacato debba acquisire consapevolezza in merito a tutto ciò. Ma andremo avanti lo stesso. Vogliamo istituire, insieme con i Comuni e con chi ci sta, i consigli tributari. Per ripristinare, a tutti i livelli, i fondi per le politiche sociali che, negli ultimi anni, sono stati saccheggiati. Cambiando registro, però”.

– In che senso?

“Nel senso che i soldi pubblici destinati alle categorie deboli della società siciliana non debbono più passare per le strutture, ma vanno erogati direttamente alle persone. Basta con le intermediazioni. Ormai abbiamo capito il gioco: si gonfiano ad arte le strutture sociali di personale così, le risorse, invece di essere destinate a deboli, vengono utilizzate per pagare lo stesso personale. Un altro circolo vizioso che va spezzato”.

– Sarà una bella battaglia politica e sindacale.

“Sarà una battaglia che condurremo dentro i binari della politica. Questo è un punto fondamentale. Noi non siamo e non saremo mai contro la politica. La politica serve. E’ essenziale. Senza buona politica viene meno la democrazia. Noi condurremo la nostra battaglia all’insegna della trasparenza, segnalando gli eventuali sprechi. Spiegando ai sindaci che oggi in Sicilia, il trenta per cento delle famiglie è in grande difficoltà. Sta tornando la povertà. E in questo scenario a pagare un prezzo altissimo sono le categorie più deboli. Ed è insieme con i sindaci, nel rigoroso rispetto della buona politica, che dovremo cercare, insieme, le possibili soluzioni”.

 

Giulio Ambrosetti

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