“Non può finire a tarallucci e vino”: mozione di censura dei grillini all’assessore Scilabra

L’ATTO, CHE RIPERCORRE I NUMEROSI SCIVOLONI DELLA BELLA NELLI, E’ ORMAI PRONTO. LE PARLAMENTARI VALENTINA ZAFARANA E GIANINA CIANCIO ATTACCANO ANCHE IL PRESIDENTE DELLA QUINTA COMMISSIONE, MARCELLO GRECO: “DA’ LA CORDA AL GOVERNO CROCETTA…”

“Via la Scilabra”. Il gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle ha messo nero su bianco la decisione anticipata qualche giorno fa di presentare una mozione di censura all’assessore. Cinque pagine fitte che ripercorrono i fallimenti della giovane esponente del Governo di Rosario Crocetta non solo sul versante del criticatissimo Piano giovani, ma anche, e forse soprattutto, nel settore della Formazione professionale, letteralmente smantellato e con molti lavoratori ridotti quasi alla fame.

L’atto sarà “caricato” nel sistema informatico dell’Ars già questa sera (che dovrebbe funzionare meglio dei sistemi informativi delle società ‘esterne’ alla Regione utilizzati dal Governo Crocetta…).

Critiche dal Movimento 5 Stelle sono mosse comunque anche all’assessore regionale al Lavoro, Giuseppe Bruno, le cui colpe sono giudicate minori solo perché arrivato da poco alla ‘corte’ di Crocetta.

“Nel penoso campionato di scaricabarile e lancio degli stracci – affermano le deputate Gianina Ciancio e Valentina Zafarana – gli assessori, soprattutto la Scilabra, hanno dimostrato grande talento, non certo nel governo di un settore nevralgico come quello che sovraintende all’occupazione, ai tirocini e alle politiche del lavoro, che in una terra come la nostra non permette errori, specie se questi lasciano cicatrici evidentissime sulla pelle dei giovani”.

“Non può finire – continuano le deputate – a tarallucci e vino. Quando si hanno incarichi di un certo tipo non sono permessi sbagli così eclatanti, senza considerare che la Regione è stata pericolosamente esposta ad azioni risarcitorie in parecchie direzioni, che potrebbero pesare non poco sui già asfittici bilanci”.

Da censurare, per le deputate Cinquestelle, anche il comportamento del presidente della Commissione Cultura e Lavoro dell’Ars, Marcello Greco, che non ha acconsentito ad aggiornare la seduta tra una settimana, per avere dal Governo notizie precise sulla revoca o meno del bando del 18 agosto”.

Un modo elegante per fare capire che Greco si è già ‘appattato’ con il Governo Crocetta…

“La politica – afferma Zafarana – perde credibilità quando non prende impegni precisi. Qui i deputati sono tutti bravi a censurare l’indirizzo politico e a fare rilievi, quando però c’è da prendere impegni precisi, ecco che il presidente per primo dà corda al Governo in modo del tutto imparziale. Noi non ci stiamo”.

Con questa mossa i parlamentari di Sala d’Ercole del Movimento 5 Stelle hanno bruciato sul tempo il gruppo parlamentare di Forza Italia che, da dieci giorni e forse più, annuncia una mozione di censura, ma – a quanto pare – viene bloccato da Roma, ovvero da Berlusconi, ormai alleato di ferro di Renzi (Davide Faraone, capo dei renziani in Sicilia, si starebbe spendendo per salvare l’assessore Scilabra).

Sarà interessante capire cosa succederà in Aula. I voti sicuri per mandare a casa Nelli sono quelli dei 14 deputati grillini. Poi ci dovrebbero essere i voti del gruppo parlamentare di Forza Italia (Berlusconi permettendo: non dimentichiamo che Forza Italia, secondo la migliore tradizione ‘liberale’, è un Partito padronale).

Quindi i voti del Nuovo centrodestra democratico di Angelino Alfano, che annovera, all’Ars, deputati ‘simpaticamente’ conosciuti come ‘cani che abbaiano ma non mordono’.

I ‘giannizzeri’ di Totò Cardinale da Mussomeli, dopo qualche ‘mal di pancia’, dovrebbero rientrate nei ranghi governativi: lo si è visto oggi, con il presidente della quinta Commissione, il già citato Greco, politicamente ‘inginocchiato’ davanti all’assessore Scilabra.

Più serio dovrebbe essere il comportamento di Articolo 4 di Lino Leanza. Quest’ultimo, abituato a fare politica seriamente, non sembra molto convinto della Scilabra.

Non dovrebbero mancare i voti di una parte del PD, che oggi la stessa ‘assessora’ ha sfidato, catalogando l’ala del Partito Democratico critica verso il suo operato come espressione della vecchia politica.

Insomma, ne dovremmo vedere delle belle.

 

 

Giulio Ambrosetti

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