«Non c’è nessun collegamento tra l’attività dell’Etna e il terremoto». A spiegare che la scossa di magnitudo 4.4 che si è registrata ieri sera alle 21.27 lungo la costa ragusana non ha nulla a che vedere con quello che è accaduto in questi giorni sul vulcano è il direttore dell’osservatorio etneo dell’istituto di geofisica e vulcanologia (Ingv) Stefano Branca.
Forti boati, colate laviche, ampie nubi di fumo e anche violente attività esplosive. «L’Etna, in realtà, è in attività dal settembre del 2019 – ha precisato Branca ai microfoni di Radio Fantastica RMB – In questo momento, tutti e quattro i crateri sono attivi ma non è una novità. È la tipica attività eruttiva sommitale che fa l’Etna da millenni. In pratica da quando l’uomo osserva, descrive questi fenomeni».
Uno spettacolo che, in qualche occasione, crea qualche preoccupazione. «A partire dal 13 dicembre – ha spiegato il direttore – si è registrata una intensificazione a livello energetico che ha portato a fenomeni eruttivi più violenti del cratere di sud-est. Si tratta comunque di fenomeni che si esauriscono in poche ore – ha concluso Branca – e abbastanza tipici di quel cratere, tra il 2011 e il 2013 erano molto frequenti».
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