Alla fine Tu scendi dalle stelle la canteranno soltanto i niscemesi, mentre al coro gospel di Sigonella non rimarrà che cercare un altro luogo per esibirsi. Nella città simbolo dell’opposizione al Muos, le polemiche nate dopo l’annuncio del concerto del gruppo canoro dei marines statunitensi hanno portato alla decisione di annullare l’evento. L’esibizione si sarebbe dovuta tenere domenica sera nella chiesa di Sant’Antonio, ma ha suscitato le proteste del comitato No Muos e del movimento Pax Christi.
A confermare il cambio di programma è lo stesso comitato: «Pare proprio che si siano decisi a evitare nuova esibizione – dichiara un’attivista -. Noi finiamo per passare come i polemici di turno, che boicottano soltanto per il piacere di contestare. Ma non è così e non c’entra neanche l’antiamericanismo: noi siamo contro la guerra, e non è di certo colpa nostra se la politica estera degli Stati Uniti è legata a doppio filo con le azioni militari». Sulle parole di don Emiliano Di Menza, il prete della chiesa di Sant’Antonio che martedì aveva dichiarato a MeridioNews di non capire i motivi della protesta, sottolineando che a essere additato era «un gruppo di ragazzi come tanti, che canterà in occasione del periodo natalizio», la posizione del comitato è netta: «Parlare di apertura verso le altre comunità e di fratellanza è strumentale e fuori luogo – continua l’attivista -. Riteniamo ci siano altre strade per perseguire questi obiettivi, non per forza invitare un coro di marines che per mestiere, più che cantare, è chiamato a usare le armi».
Se siano state le polemiche degli scorsi giorni o un possibile intervento della diocesi di Piazza Armerina a convincere don Emiliano a fare un passo indietro non è ancora chiaro. Nonostante i ripetuti tentativi di contattarlo, il sacerdote per adesso non risponde alle telefonate. Sulla questione dei legami tra la chiesa e i militari statunitenisi – già l’anno passato il coro gospel si esibì – anche il comitato No Muos nutre delle perplessità: «Non sappiamo cosa o chi lo abbia convinto a cambiare idea, ma soprattutto non abbiamo ancora capito quale sia il filo rosso che unisce la parrocchia e i militari statunitensi. Non siamo certi che il contatto diretto sia don Di Menza» concludono gli attivisti.
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