A poco più di due mesi dall’ultima tempesta che ha coinvolto il canile municipale di via Tiro a segno, un’altra pioggia di lamentele si abbatte sull’amministrazione comunale e sugli uffici di Igiene pubblica, sanità e diritti degli animali. In una situazione che appare sempre più critica, tra anomalie gestionali, diffide e il “mistero” dei cani scomparsi, gli operatori e i volontari si trovano a dover fronteggiare problematiche nuove.
«Il Comune ha tolto di mezzo l’umido, le cosiddette scatolette – racconta Alessandra Musso, animalista e volontaria -. Moltissimi cani, tra cuccioli, anziani e inappetenti, sono a rischio perché non riescono a masticare croccantini. Non sappiamo che fare, a parte acquistare di tasca nostra la carne». A gestire i servizi del canile municipale di via Tiro a segno è l’Ada, associazione amici degli animali, che ha fatto formale richiesta per la riattivazione delle forniture di umido al Comune, senza però ricevere alcuna risposta. «Sappiamo soltanto, e in via ufficiosa, che l’Asp non prescrive più l’umido e che l’ufficio comunale preposto, di conseguenza, non lo acquista – continua la volontaria -. Attendiamo i tempi previsti dalla legge per procedere per ogni risposta mancata. Intanto, per amore, sosteniamo i cani bisognosi ammorbidendo i croccantini e comprando i paté e le scatolette che il Comune ha sospeso all’improvviso, creando non pochi problemi».
Dall’Azienda sanitaria provinciale, il direttore dell’unità operativa complessa Igiene urbana e lotta al randagismo, Francesco Francaviglia, si schiera con i volontari. «Con il Comune abbiamo infiniti problemi e a rimetterci sono gli animali – dice -. Inasprire i toni non ci aiuta, vorrei aprire con il nuovo dirigente un confronto. Per quanto riguarda il cibo, non è vero che non prescriviamo l’umido – puntualizza -. L’alimentazione ha una rilevanza sanitaria notevole e l’ho indicato diverse volte, sottolineando le motivazioni tecniche e le caratteristiche scientifiche che mi spingono a prescrivere uno specifico prodotto. Se il Comune lo comprasse non avremmo problemi, invece acquista alimenti difformi da quello indicato. Il benessere dei cani passa dagli alimenti, che non possono essere acquistati tenendo d’occhio solo il prezzo, ma anche le qualità indicate da veterinari – continua Francaviglia -. Mi spiace per gli animalisti e gli operatori, che si rendono conto dell’impossibilità di piegare quel muro di gomma che è il Comune e per Palermo che nel 2016 è il terzo mondo».
Nel frattempo il canile resta una struttura sovraffollata e in stato di semi abbandono, una struttura sulla quale si addensano parecchi interrogativi. «Un esempio su tutti? La convenzione con Trabia non esisteva, non c’era nulla di scritto – conclude Alessandra Musso -. Non si sapeva dove venissero portati i tantissimi cani prelevati dall’associazione Agada. Gravissimo, a nostro parere, che un’amministrazione pubblica lavori così».
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