Niente Ottobrata. Annullato evento fieristico a Zafferana Pandemia impone stop ma non manca qualche polemica

«Una grande manifestazione potrebbe rivelarsi un imprudente detonatore del virus, non si può correre un rischio così grande. Quest’anno è bene fermarci». Le parole, messe nero su bianco in un comunicato diffuso dal Comune di Zafferana Etnea, segnano la parola fine all’organizzazione dell’Ottobrata. L’importante evento fieristico-culturale, in scena nel paese pedemontano tutte le domeniche di ottobre, causa pandemia, quest’anno non avrà luogo. 

Il 4 ottobre, infatti, gli stand di prodotti tipici, le giostre e gli ambulanti non occuperanno gli stalli di piazza Umberto. La villa comunale, piena di luci e bancarelle, non brillerà. E non sarà neanche possibile godere dell’area ristoro solitamente allestita nella zona del parcheggio sottostante. I funghi porcini, il vino, il pistacchio, il miele, la frutta di stagione non saranno a disposizione di turisti e visitatori. Il percorso dedicato alle mostre degli antichi mestieri ormai in via di estinzione non delizierà più gli occhi dei più curiosi. 

Sono gli effetti di «una scelta condivisa», afferma il sindaco Salvatore Russo a MeridioNews, perché «diventa complicato garantire il rispetto della normativa anticontagio».
Una scelta condivisa, sì, ma non da tutti. «L’annullamento è difficile da accettare – replica a MeridioNews la consigliera comunale e capogruppo dell’opposizione Rosaria Coco -, capiamo le difficoltà del momento ma rinunciare a priori mi sembra eccessivo». Per l’esponente di Zafferana Viva «si poteva immaginare un’organizzazione alternativa, magari riducendo drasticamente il numero di espositori e dando più spazio agli eventi culturali». Anche perché, prosegue la consigliera, «non sappiamo quanto ancora dovremo convivere con la pandemia e questa poteva essere una buona occasione per cominciare a immaginare un sistema alternativo che possa supplire a una manifestazione che per Zafferana è sempre stata occasione di vanto regionale e nazionale».

 Stando, però, a quanto ricostruito dal primo cittadino sarebbero numerose le difficoltà che si frappongono per l’organizzazione dell’evento. «Avremmo dovuto predisporre circa trenta punti di controllo, uno per ogni accesso al percorso fieristico – sostiene Russo -, ma anche i tornelli e i conta persone per individuare la capienza di ciascuna area». Messe a punto, queste, che per l’amministrazione avrebbero comportato maggiori costi che, a loro volta, sarebbero stati riversati sugli esercenti sotto forma di maggiori oneri per l’occupazione di suolo pubblico

«Se avessimo deciso di procedere con l’evento – spiega il sindaco – avrei dovuto fare pagare lo stand almeno il triplo rispetto alla tariffa applicata lo scorso anno». E questo, sottolinea il primo cittadino, «avrebbe reso difficile e antieconomica la gestione della fiera». Eppure l’organizzazione di alcuni eventi, sebbene sul piano dei numeri non paragonabili all’Ottobrata, è risultata compatibile con il rispetto delle normative anticovid. «Abbiamo fatto Etna in Scena sì – replica Russo -, ma all’interno dell’anfiteatro, misurando la temperatura e in base ai posti autorizzati dalla commissione di vigilanza». Meccanismo, questo, che per il sindaco non può applicarsi a una fiera come l’Ottobrata, con almeno 70mila visitatori l’anno. Ma, a pagarne lo scotto, è lo street food etneo: circa quaranta imprenditori locali e circa un centinaio dei paesi limitrofi rimarranno a bocca asciutta.

Gabriele Patti

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