Nell’ultimo anno 11mila siciliani hanno lasciato l’isola Meno trasferimenti al Nord, aumentano quelli all’estero

Italiani con la valigia in mano, paesi che si svuotano e sogni che si scontrano con la disillusione. E’ quanto emerge dalla dodicesima edizione del Rapporto Italiani nel mondo, curato dalla Fondazione Migrantes della Cei. Uno studio scientifico sulla mobilità italiana per ripercorrere non solo la storia dell’emigrazione, passata e recente, ma anche le vicende del nostro Paese nell’ambito europeo e nel contesto internazionale.

Guardando alle singole regioni, rimane preponderante il numero dei cittadini italiani iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero provenienti dal Meridione. Ben 1.632.766 dal Sud e 859.547 dalle Isole. Poco più di 11mila i siciliani che nel 2016 hanno lasciato l’Isola, la metà dei quali partiti da Catania e Palermo. Germania, Regno Unito e Svizzera rimangono le mete più ambite dagli emigranti nostrani, sia uomini che donne, che fanno registrare una buona presenza anche negli Stati Uniti, in Venezuela e in Argentina, confermando una mobilità prevalentemente euroamericana.

Agrigento si attesta come la provincia siciliana che conta il più alto numero di residenti all’estero. Quasi 65mila vivono oggi in terra tedesca, poco più di 33mila in Belgio e 14mila in Francia. Oltre 150mila emigranti su una popolazione totale residente di 442.049. Un dato allarmante che si registra anche su base comunale. Negli ultimi dieci anni, tra i primi 25 comuni della graduatoria dei residenti all’AIRE si trovano infatti Licata, con 16.236 presenze, Palma di Montechiaro, con 11.014 e Favara, con 10.319. Quest’anno il primato spetta al Comune di Acquaviva Platani, in provincia di Caltanissetta, ma la provincia agrigentina conta il maggior numero di giovani emigranti nella fascia tra i 15 e i 24 anni.

Istantanea impietosa, scattata dal rapporto sugli italiani nel mondo, anche per il resto dell’isola. Tra i 2.500 palermitani che nel 2016 hanno lasciato l’Isola ben il 40 per cento rientra nella fascia tra i 25 e i 34 anni, seguita da Enna, con il 34,8 per cento e Caltanissetta con il 33,8 per cento. Numeri importanti anche nella fascia tra zero e 14 anni, che vede Ragusa in testa con 25,2 per cento, seguita da Messina con il 22,7 per cento, segno che le migrazioni non sono più individuali ma coinvolgono interi nuclei familiari. Spetta invece a Trapani sia il primato per la fascia che va dai 50 ai 64 anni con il 12,3 per cento di migranti che per gli over 65, mentre Enna, con il 23 per cento, conta il maggior numero di addii tra 35 e i 49 anni, seguita da Catania e Palermo.

La Sicilia si attesta, inoltre, come la prima regione italiana con il numero più consistente di donne residenti all’estero, con oltre 350mila. L’analisi sulla dinamica degli spostamenti degli italiani ha messo in luce anche due interessanti tendenze: da un lato i trasferimenti di residenza dalle regioni meridionali verso quelle settentrionali si contraggono, dall’altro le emigrazioni verso l’estero aumentano notevolmente. Nel 2012, per ogni cento italiani cancellati dal Mezzogiorno verso il Centro-Nord, circa 17 emigravano verso l’estero. Questo rapporto è praticamente raddoppiato nel 2015.

Lo studio dedica anche uno speciale ai territori di partenza per capire e conoscere l’intero processo migratorio: dalla genesi dei flussi, alle caratteristiche dell’inserimento in terra straniera, fino al desiderio di un possibile ritorno. Secondo lo studio, le ragioni che spingono molti giovani a emigrare sono molteplici, anche se la principale è generalmente legata alla limitata possibilità di trovare un lavoro nei settori in cui aspirano a inserirsi e per cui hanno studiato. Motivazioni differenti legate alla partenza, accomunate però da un forte sentimento di frustrazione e sfiducia nei confronti dell’Italia. Mancanza di energie e di voglia di cambiare, rimproverate all’Italia, che si contrappone alle qualità dei paesi ospitanti, descritti come dinamici e ricchi di possibilità.

Da un lato il dispiacere per un’Italia che non sembra in grado di trattenerli, ma dall’altra un legame che comunque resta forte. Emblematico, da questo punto di vista, è l’interessante capitolo intitolato La sicilitudine con la valigia, curato dalla giornalista Francesca Marchese. Riprendendo il termine usato da Leonardo Sciascia, che con sicilitudine intendeva l’insieme delle consuetudini, della mentalità e degli atteggiamenti tradizionalmente attribuiti ai siciliani, dipeso dalle particolari vicissitudini storiche e politiche vissute dall’Isola, la freelance catanese, dopo un minuzioso excursus storico, che parte dall’Ottocento, ci riporta alla Sicilia di oggi da cui si continua a partire.

Le destinazioni sono a raggio medio-lungo, con il Regno Unito al primo posto, dove si registra il picco degli espatriati: 24.160 i passaporti emessi dal Consolato nel 2016 e 291.933 iscritti all’AIRE. I rientri, invece, lo scorso anno sono stati pochi. Solo 2.606, pari all’8,7 per cento, anche perché non sono più favoriti dalla legge regionale, come accadeva in passato. Dopo tre anni di emigrazione, infatti, era possibile accedere a fondi e prestiti per il mutuo della casa che, però, dal 2013 non sono più finanziati.

Salvo Caniglia

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