Armonizzare le procedure di dialogo tra Comuni e tesorerie per abbattere i tempi di attesa dei pagamenti alle imprese. Una piaga alla quale non sfuggono i Comuni nel Palermitano dove, soprattutto per gli enti di medio-piccole dimensioni, si registrano mediamente ritardi compresi tra i
30 e i 40 giorni oltre il limite dei 60 previsto dalla legge. Un dato che potrebbe essere destinato a ridursi notevolmente grazie all’introduzione di Siope+, un’innovativa piattaforma digitale, sviluppata in Italia per correre ai ripari dopo la procedura di infrazione, da parte della Commissione Europea nel dicembre scorso, per la violazione sistematica della direttiva che stabilisce un termine massimo di 60 giorni per il pagamento di beni e servizi da parte dello Stato.
Sviluppato in tempi brevi, il progetto è stato curato dalla Banca d’Italia, su mandato del ministero dell’Economia e finanze e della Ragioneria dello Stato. La sperimentazione è partita a luglio dello scorso anno, ma il progetto è iniziato ufficialmente da quest’anno con un ingresso a scaglioni: a gennaio è toccato alle regioni e città metropolitane, ad aprile è stata la volta dei Comuni sopra i 60 mila abitanti. Dal primo luglio è stato il turno di enti con una popolazione dai 10 mila ai 60 mila abitanti e da ottobre, infine, per tutti gli altri. Attualmente si contano 1.100 soggetti, ma la prossima ondata, quella più sostanziosa, è prevista per la fine dell’estate con l’ingresso di altri 6.600 enti. L’obiettivo è di andare a regime a partire dal 2020 con circa 20 mila Comuni.
«È un sistema che porterà solo vantaggi, con un’armonizzazione negli standard di colloquio tra enti e tesorerie – ha esordito Pietro Raffa, direttore della sede di Palermo della Banca d’Italia – Soprattutto per un’economia che è particolarmente penalizzata in Sicilia a causa di una bassa efficienza delle Pubbliche amministrazioni, e la digitalizzazione è un passaggio essenziale. Il successo che abbiamo riscontrato con Siope+ ci consente di guardare con ottimismo a questo processo di efficientamento». La Sicilia, tuttavia, è in netto ritardo rispetto al resto del Paese, un gap registrato fin dall’avvio del progetto: se a gennaio l’adesione media in Italia è stata del 70 per cento, in Sicilia si è fermata al 20 per cento.
A luglio, mentre nel Paese si è arrivati al 73 per cento di adesione, nell’Isola è stata solo del 48 per cento. Attualmente il dato complessivo vede la Sicilia praticamente a metà rispetto al resto dell’Italia (il 43 contro il 74 per cento). Un dato che solleva alcuni interrogati, come è stato rimarcato nel corso del convegno che si è svolto nella sede della Banca d’Italia palermitana per presentare il progetto Siope+. «In questa fase si è registrato un leggero gap tra la media nel Paese e la Sicilia», ha sottolineato Marco Martella del servizio Tesoreria dello Stato, commentando i dati di luglio quando su 102 Comuni previsti solo 57 sono andati a regime nella regione, quasi la metà.
E ora, preoccupa l’ultima tranche di ottobre, data a partire dalla quale aderiranno nell’Isola 417 soggetti, dei quali 278 Comuni. «Accelerazione e monitoraggio dei pagamenti, stiamo lavorando con questo obbligo – ha commentato Andrea Ferri, della Ifel Fondazione Anci – Sono molto preoccupato dall’impatto degli oltre seimila enti che tra pochi mesi dovrebbero aderire. Abbiamo la sensazione che in alcune regioni ci sia un’ampia fascia di incoscienza dell’obbligo». Cartina al tornasole di questo spauracchio, un questionario su base volontaria somministrato ai Comuni, e in Sicilia il responso non è stato incoraggiante: «Su 380 enti, solo 70 hanno partecipato, quindi 310 non hanno risposto affatto. Preferisco prenderla come una sorta di ribellione attiva per mancanza di tempo. Sarebbe molto più preoccupante, invece, se la mancata adesione fosse legata a un’assenza di consapevolezza».
A fare il punto sulla situazione nel Palermitano è stato il ragioniere generale della città metropolitana del capoluogo, Massimo Bonomo che ha posto l’accento sulle chance offerte dal programma: «Siamo stati tra i primi in Italia a partecipare al progetto Siope+. E abbiamo cercato di trasformarla in un’occasione produttiva per rivedere il sistema organizzativo di tutto l’ente». Buone notizie anche sui pagamenti dove non si registrano grossi ritardi: «Come città metropolitana non abbiamo grossi problemi, anche perché i tempi medi sono risicati: circa dieci giorni. I Comuni, specialmente quelli medio-piccoli, sono più in sofferenza perché scontano un ritardo di circa 30-40 giorni, soprattutto a causa dei ritardi nei trasferimenti regionali che ancora non sono stati ripartiti. Gli enti sono in difficoltà nel fare i bilanci e, di conseguenza, si accumulano i disagi».
Ma per le Città metropolitane non tutto il quadro è roseo: «In un certo senso noi soffriamo di crisi di identità – ha ammesso Bonomo – esistiamo sulla carta, però finanziariamente ancora non siamo in pari. La settimana scorsa l’assessore alle Autonomie locali Bernadette Grasso si è resa conto che per mettere in equilibro tutte le nove ex province servono 240 milioni di euro. La Regione per ora ne ha previsto solo 110, noi siamo in disequilibrio di circa 27 milioni di euro: l’ipotesi di riparto dovrebbe assegnarne 24 di milioni, ma fino ad allora – ha concluso – non potremo approvare il bilancio».
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