Nei locali di Palermo, dove la legge non è uguale per tutti

Come funziona la ripartizione Annona del Comune di Palermo? Quali criteri adotta? Queste domande ce le poniamo e, nello stesso tempo, le poniamo al commissario straordinario del Comune, Prefetto Luisa Latella, per la ragione che è l’unica persona della quale ci fidiamo. Sappiamo bene che la dottoressa Latella ha tanto da fare per amministrare un Comune con le ‘casse’ vuote e circa ventimila addetti da mettere al lavoro, ma ci sono cose inspiegabili che accadono nell’amministrazione comunale che, quanto meno, vogliamo segnalare.

Portiamo, tra i tantissimi, due casi secondo noi inspiegabili. Il primo è quello della villa intitolata a ‘Gaetano Costa, il procuratore della Repubblica di Palermo ucciso dai mafiosi nel 1980. E’ il giardino comunale che sta tra la via Brigata Verona, via Empedocle Restivo, via Lazio e viale Campania. L’ex verde Terrasi, per intenderci. Questa villa dovrebbe ospitare nelle ore diurne gli anziani. Dovrebbe essere adibita a ludoteca per ragazzi e mantenere ed esercitare l’attività di biblioteca sino alle ore !9,00 della sera, per poi chiudere. Invece avviene che, dalle venti in poi, il concessionario della custodia e dell’animazione diurna riapra i cancelli ed attivi un pub notturno. Sull’argomento la consigliera Nadia Spallitta, per ben tre volte, ha rivolto altrettante interrogazioni all’amministrazione attiva della città. Ma di provvedimenti conseguenti non c’è stata nemmeno l’ombra. In questo caso l’unica misura praticabile è la revoca della concessione per il mancato rispetto delle condizioni pattuite.

Il secondo caso riguarda il sequestro del bar all’associazione culturale ‘Levana’, meglio conosciuta come circolo Blow Up. Un circolo Arci nella piazza Feravecchia, in pieno Centro storico. Questo circolo, in cinque anni – guarda caso nell’era dell’amministrazione di centrodestra retta da Diego Cammarata – ha subito ben tre sequestri con le motivazioni più fantasiose. Tuttavia, l’ultimo è emblematico di una conduzione parziale dell’amministrazione civica. Vediamo perché.

Nel caso di associazioni private non esiste l’autorizzazione amministrativa per l’esercizio della propria attività: è sufficiente che i locali dove queste operano abbiano precisi requisiti dettati dalle norme annonarie ed igieniche decise dall’amministrazione cittadina. Il circolo Blow Up era in regola fin quando l’amministrazione ha deciso di modificare le norme in vigore. Ma a questa decisione non ha fatto seguire le relative comunicazioni agli utenti interessati.

Non si pretende che, unitamente alla comunicazione, venga anche fornito il fac-simile della documentazione integrativa da produrre, perché questa procedura appartiene alle amministrazioni di Paesi civili ed evoluti: e non è il caso di Palermo. Ma almeno riscontrare l’istanza dell’associazione con la quale questa si è premurosamente attivata per adeguarsi alle nuove disposizioni e dire loro formalmente: vedi che la documentazione inviataci è mancante di questo o quest’altro documento, sei invitato a provvedere sollecitamente.

Invece, niente. Però si provvede ad avvertire la Polizia municipale ad intervenire e provvedere al sequestro perché quel determinato locale non è in regola con le disposizioni vigenti. E non perché non abbia provveduto ad adeguarsi alle nuove disposizioni, ma perché l’istruttoria per la relativa presa d’atto non è ancora stata completata. Questo è ciò che accade in questa città amministrata dal centro destra che vede una trave dove c’è una pagliuzza e non vede nemmeno la pagliuzza dove c’è una trave grossa come un baobab.

foto tratta da siciliatodey.net

Riccardo Gueci

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