Neet: Sicilia la peggiore d’Italia, l’Italia la peggiore in Ue Nell’isola 4 persone su 10 non studiano e non lavorano

Nel nostro Paese la presenza di giovani etichettabili come neet (Not in education, employment or training), vale a dire che non studiano, non lavorano e non seguono nessun percorso di formazione, vede al primo posto la Sicilia, con un’incidenza del 38,6% della popolazione. A seguire la Calabria (36,2%) e la Campania (35,9%). 

È uno dei dati più significativi contenuti nella ricerca di Unicef Italia Il silenzio dei neet. Giovani in bilico tra rinuncia e desiderio, realizzata sugli ultimi dati Istat del 2018, e lanciata oggi nell’ambito del progetto Neet Equity, selezionato dal Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile. La fotografia dei giovani neet italiani evidenzia una composizione particolare quanto intuibile sotto il profilo dell’età: nel 47% dei casi tra i 25 e i 29 anni, nel 38% tra i 20 e i 24 e il restante 15% nella forchetta 15-19 anni. 

Interessante inoltre il fatto che la maggior parte di questa tipologia di giovani ha anche conseguito un diploma di scuola secondaria superiore (49%), a fronte di un 40% con un livello di istruzione più basso e addirittura di un 11% di laureati. Nel complesso i nostri neet – ricorda ancora Unicef Italia nel suo rapporto, che sarà presentato in tre eventi, oggi a Taranto, domani a Napoli e il 25 ottobre a Carbonia – nella fascia di età 15-29 anni conta in tutto 2.116.000 persone. Nel Nord Italia sono il 15,5%, nel Centro il 19,5% e nel Sud il 34%. 

Nel confronto con l’Europa, che presenta una media del 12,9%, l’Italia si posiziona purtroppo al primo posto, seguita dalla Grecia (19,5%), Bulgaria (18,1%), Romania (17%) e Croazia (15,6%). Invece le nazioni con il tasso di neet piu’ contenuto sono i Paesi Bassi (5,7%), la Svezia (7%) e Malta (7,4%). Il progetto neet Equity – il cui slogan è Non siamo in fuori gioco – ha preso il via a maggio 2018 e si concluderà nel 2020. Nello specifico si rivolge a 300 ragazzi e ragazze tra i 16 e i 22 anni, quindi nella fase di transizione dalla scuola secondaria al mondo del lavoro. 

«Essere neet, ovvero non studiare, non lavorare, né seguire percorsi di formazione, è una condizione di disagio ed esclusione sociale, che priva i ragazzi e le ragazze di una possibilità di futuro, lasciandoli indietro», afferma il presidente di Unicef Italia Francesco Samengo. «Con questo progetto vogliamo migliorare la capacità di un territorio di fare sistema nel costruire politiche attive partecipate a favore dell’inclusione dei giovani neet e valorizzare e dare forza – sottolinea da ultimo – alle potenzialità, spesso inespresse, che hanno tanti giovani in questa situazione».

(Fonte: Ansa)

Redazione

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