Navigator, Cancelleri frena su ex sportellisti «Per loro non ci sarà un canale privilegiato»

Una riunione fiume, quella di ieri pomeriggio per il gruppo all’Ars del Movimento 5 stelle. In cui, ci tiene a precisare Giancarlo Cancelleri, quello sulla risoluzione proposta da Luca Sammartino in commissione Lavoro «non era che un passaggio, non era neanche all’ordine del giorno». Il nodo è di quelli destinati a fare discutere: è il caso dei circa 1700 ex sportellisti della Formazione professionale in Sicilia che, fino a quando hanno potuto fare il proprio lavoro, svolgevano mansioni assimilabili a quelle dei cosiddetti navigator, la figura professionale individuata da Luigi Di Maio per fare da cuscinetto nel percorso di ingresso e fuoriuscita dal reddito di cittadinanza. Sarà il navigator, infatti, a occuparsi dell’incontro tra domanda e offerta, seguendo i beneficiari del reddito verso una nuova occupazione. E se sembrava che per gli ex sportellisti si fosse aperto uno spiraglio importante, ecco che Cancelleri torna a socchiudere un po’ la porta: «Non ci sarà un canale privilegiato per loro, dovranno affrontare la selezione come chiunque altro». E la risoluzione in commissione? «È inutile, non possiamo vendere fumo agli ex sportellisti».

Di quanti nuovi posti di lavoro parliamo?
«Grazie a questa opportunità, si apriranno a livello nazionale opportunità per circa diecimila unità, tra i seimila navigator e le quattromila figure che si occuperanno di front-office».

E a livello regionale?
«Prevediamo, ma non è ancora niente di definito, che la quota per la Sicilia sarà di circa 1500 persone, di cui 950 navigator e tra le 400 e le 500 persone per il front office».

Intanto in commissione Lavoro c’è una risoluzione che impegnerebbe il governo regionale a perorare la causa degli ex sportellisti al tavolo ministeriale.
«Come Movimento 5 stelle pensiamo che di questa risoluzione non se ne senta la necessità, anche perché alla selezione dei navigator, per una questione di tempi, penserà direttamente il ministero. Questo non esclude che anche gli ex sportellisti potranno accedere al concorso pubblico, nel quale saranno richiesti i titoli di studio. L’esperienza maturata farà punteggio, ma dovranno anche avere degli altri requisiti. Questa rappresenta di certo un’opportunità per chi si trova nel settore, ma non ci sarà nessun canale privilegiato».

E per quanto riguarda il front-office?
«In quel caso è diverso, per la Sicilia si parla di 400 o 500 posti destinati alla Regione, con coperture economiche sempre a livello nazionale. Sarà l’amministrazione regionale a dover espletare il concorso, potrebbe metterci sei mesi, come sei anni. In quel caso sarà discrezionalità del governo regionale, che comunque dovrà attenersi ai criteri europei. Ecco, se dovessi oggi fare una risoluzione in commissione, mi permetterei di fare da pungolo al governo regionale nel chiedergli di accelerare i tempi per il bando di sua competenza».

Insomma, il Movimento non voterà la risoluzione?
«Quello è un atto che getta fumo negli occhi a chi intravede una possibilità lavorativa. Ma non dobbiamo mentire agli sportellisti: loro hanno una marcia in più, ma dovranno passare dalla selezione come tutti gli altri. Quella mozione non sta raccontando il vero. È chiaro che gli ex sportellisti in questo percorso saranno, diciamo così, degli attori privilegiati, nel senso che hanno già un’esperienza maturata sul campo. E io non posso che essere contento, perché si sta facendo percorso di valorizzazione anche di queste figure professionali in un quadro molto più concreto e vero. Quando una loro delegazione è stata convocata a Roma, i consiglieri di Di Maio hanno prospettato un quadro sicuramente più sincero, anche perché le leggi dello Stato in materia di concorsi pubblici sono quelle».

Come saranno inquadrati i navigator?
«Saranno assunti con un contratto di collaborazione per due anni, perché anche noi dovremo capire in che modo si svilupperà il percorso del reddito di cittadinanza. Dopo questi due anni-pilota alle Regioni verrà chiesto di fare dei nuovi concorsi, sempre con coperture dello Stato, ma che non abbiano più la forma di contratti di collaborazione».

Proprio gli ex sportellisti hanno lanciato l’allarme rispetto al fatto che le aziende non si rivolgono più ai centri per l’impiego. Come incentivarle?
«Io credo che il meccanismo virtuoso si inneschi automaticamente, perché a quel punto il percettore del reddito è esso stesso il bonus per le aziende. Saranno le aziende ad andare alla ricerca dei percettori del reddito, attraverso i centri per l’impiego, le agenzie per il lavoro, le società interinali».

Dunque anche le Apl faranno parte del circuito?
«Nella prima fase il soggetto interessato è il centro per l’impiego. Nel breve periodo immagino che saranno coinvolte tutte quelle aziende, pubbliche o private, che ricercano lavoro. Per poi tornare, nel lungo periodo, ai centri per l’impiego».

Il reddito di cittadinanza del beneficiario passerà all’azienda che lo assume sotto forma di credito d’imposta?
«No, le aziende potranno scegliere o una persona che ha firmato il patto per la formazione, e dunque va ancora formata, oppure un soggetto che ha sottoscritto il patto per lavoro. A quel punto il reddito percepito dal soggetto assunto passerà all’azienda, da un minimo di 5 o 6 mesi fino a un massimo di 18 mesi, non sotto forma di credito d’imposta, ma per sgravare le spese dei contributi e abbattere così il costo del lavoro. Se l’azienda sceglierà un soggetto che deve essere ancora formato, allora lo Stato riconoscerà anche le spese per la formazione. Il vincolo sarà un contratto minimo di 24 mesi».

In molti nella maggioranza hanno lamentato le assenze dell’assessore al ramo, Mariella Ippolito, negli ultimi mesi. Ci sono state lamentele da Roma?
«Onestamente non è mancata agli incontri ministeriali né ai tavoli romani. Non credo che a livello nazionale ci siano state lamentele in questo senso. Certo, adesso il lavoro da parte delle Regioni si intensificherà ed è chiaro che, trattandosi di una misura che viene coordinata a livello regionale, l’amministrazione regionale non è sgravata da responsabilità. Il reddito di cittadinanza può essere un successo o meno, a seconda di come verrà gestito a livello territoriale».

Intanto la Lega cresce anche in Sicilia. Siete preoccupati?
«No, ma noi stiamo continuando a lavorare come sempre fatto. Proprio oggi abbiamo discusso con i 20 deputati del gruppo della possibilità di creare una rete capillare nel territori, per informare i cittadini su reddito di cittadinanza e quota 100».

I sondaggi vi danno in calo.
«Non mi sono mai innamorato dei sondaggi, il vero sondaggio è uno: quando incontri la gente per strada e ti dice di andare avanti. E quel tipo di sostegno da parte della gente, fino a oggi, non ci è mai mancato».

Oltre i sondaggi, però, ci sono molti vostri elettori che non sono d’accordo con le politiche di Salvini.
«Ecco, c’è questo passaggio, che è un errore comune, non bisogna parlare delle politiche di Salvini. In realtà sono le politiche del governo, anche sui migranti. Non di Conte… di tutti i ministri, la responsabilità è di tutti. Io non registro nessun malcontento, poi, attenzione, siamo un Movimento fatto di persone che a volte sbagliano, altre volte no. La cosa di cui non mi voglio ammalare è questo continuo guardare ai numeri. Questo credo che oggi ci abbia fatto maturare tantissimo, pur essendo nella difficile condizione politica di essere opposizione dura di un governo regionale che non sta facendo nulla per la Sicilia. Ed essere anche trait d’union con un governo nazionale che porta il nostro stesso colore. Quando di fronte ai problemi reali, come nel caso del sisma, dell’autostrada Ragusa-Catania, dell’aeroporto di Comiso, prendiamo i nostri ministri, li coadiuviamo nel loro lavoro, stiliamo loro le relazioni, li facciamo parlare col governo regionale… penso che stiamo facendo molto più che una sterile opposizione, per la Sicilia e i siciliani. Tutto questo la gente è in grado di vederlo. Per strada, ma anche dentro le urne elettorali. Finora, oltre i numeri veri o presunti, è stato così».

Miriam Di Peri

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