Naufragio, gli scafisti sarebbero quattro Individuati dai superstiti altri due uomini

Ci potrebbero essere altri due uomini che avrebbero aiutato i due presunti scafisti Mohammed Alí Malek e Bikhit Mahmud nel tentativo di traversata, finito in tragedia sabato scorso, dalla Libia verso l’Italia. A raccontare questo particolare, durante gli incidenti probatori che si stanno svolgendo davanti al giudice per l’indagine preliminare Rosa Alba Recupido, è stato Ibrahim, primo di cinque testimoni interrogati dai magistrati della procura di Catania. Il superstite avrebbe tuttavia fornito soltanto indicazioni generiche su questi due nuovi presunti membri dell’equipaggio. «Si è soffermato – ha spiegato l’avvocato Giuseppe Ivo Russo – sul colore della pelle e sull’altezza». Nel frattempo il gip di Catania Maria Paola Cosentino ha convalidato il fermo dei due presunti scafisti che dunque restano in carcere. 

Secondo quanto riferito dal legale che assiste Bikhit Mahmud, il siriano presunto assistente del comandante tunisino all’interno della sala macchine, gli altri due membri dell’equipaggio individuati oggi da un sopravvissuto non avrebbero avuto compiti operativi ma si sarebbero occupati di controllare i migranti a bordo del peschereccio. Tra i testimoni al vaglio dei magistrati Rocco Liguori, Carmelo Zuccaro e Andrea Bonomo, ci sono anche due minori. «L’accusa sta chiedendo tutte le fasi di spostamento del primo testimone dal paese d’origine fino alla Libia – racconta l’avvocato Russo – Le modalità di raccolta delle persone all’interno di questa fattoria dove sarebbero stati radunati i migranti. Successivamente gli spostamenti verso la spiaggia e il passaggio sopra la barca».

I tempi tuttavia potrebbero allungarsi. Nel corso della mattinata è stato sentito un solo testimone mentre la procura ha fissato una conferenza stampa per il primo pomeriggio. «É in corso il primo degli incidenti probatori – ha affermato il procuratore capo Giovanni Salvi – e oggi anziché cinque testimoni prevediamo di sentirne quattro». Il procuratore capo ha precisato che «in questa sede non è previsto il riconoscimento degli scafisti». 

Per il presunto comandante tunisino Mohammed Alí Malek, accusato di omicidio colposo plurimo e favoreggiamento dell’immigrazione, c’è anche la contestazione del sequestro di persona con l’aggravante della presenza di minori a bordo del peschereccio. Secondo le testimonianze raccolte dalla guardia Costiera a bordo della nave Gregoretti, in centinaia avrebbero affrontato il viaggio, finito poi in tragedia, rinchiusi dentro la stiva del natante. Alí Malek avrebbe abbandonato il timone della nave prima dell’urto con il mercantile per confondersi tra i migranti, tentando cosí di non essere individuato. L’uomo viene accusato da uno dei minori anche di aver bevuto vino e fumato hashish.

La procura etnea ha sempre sottolineato l’assenza di responsabilità da parte del mezzo di soccorso, il mercantile portoghese King Jacob. Il capovolgimento del peschereccio libico sarebbe dovuto alle errate manovre del comandante e, come detto, al conseguente abbandono del timone. In molti avrebbero riferito di tre urti che avrebbero provocato delle forti oscillazioni.

Nel vertice straordinario di Bruxelles è stato intanto deciso di triplicare i fondi da destinare all’operazione Triton. Niente da fare invece per le quote di accoglienza. «Non si puó obbligare nessun paese ad accogliere i migranti – ha commentato il presidente del Consiglio Matteo Renzi – questo può essere fatto solo su base volontaria». Stamattina, intanto, la nave Fiorillo della Guardia costiera ha portato al porto di Catania altri 84 migranti soccorsi nelle ultime ore nel Canale di Sicilia.

Dario De Luca

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