Naturismo, fenomeno diffuso ma in pochi lo ammettono Esperto: «Difficile dire in quali spiagge ci si può spogliare»

Nulla a che vedere con il voyeurismo, semmai la possibilità di riconciliarsi con la natura. Con la prospettiva di farlo diventare un volano per il turismo internazionale. Con l’estate alle porte, per centinaia di siciliani – ma c’è chi assicura siano migliaia – torna la voglia di prendere il sole e spogliarsi. Totalmente. Il naturismo nell’Isola è un fenomeno più diffuso di quanto si potrebbe immaginare, pur non essendo ancora regolamentato. «Non esiste una legislazione a livello nazionale, perché al centro di tutto c’è il comune senso del pudore – spiega Marcello Festeggiante, studioso della materia che a Mazara del Vallo gestisce il primo bed and breakfast dedicato al naturismo -. Di conseguenza viene lasciato alla sensibilità dell’autorità stabilire cosa è lecito e cosa no. Basti pensare al topless e a come è stato considerato nel corso dei decenni».

Per questo motivo è impossibile stilare un elenco delle spiagge dove si può dimenticare il costume a casa senza problemi. «Sul web si trovano mappe diverse, più o meno ricche – continua Festeggiante – ma una lista ufficiale non esiste. E quindi l’unico criterio che può essere usato è la consuetudine. Si possono definire naturiste soltanto quelle spiagge dove da anni la gente si spoglia, dove questo fatto è risaputo e comunemente accettato». Fatta questa premessa, le località da citare si riducono a meno di una decina: Capo Feto (Mazara del Vallo), Casello 41 (Selinunte), parti delle spiagge di Eraclea e della vicina riserva del fiume Platani, in provincia di Trapani, Torre Salsa, in provincia di Agrigento, Calamosche nel Siracusano. Poi c’è il caso di Gela, dove negli scorsi mesi il sindaco Domenico Messinese ha annunciato l’istituzione di un tratto di spiaggia naturista.

I conteggi diventano difficoltosi anche per quanto riguarda il numero di persone che apprezzano prendere il sole nude, e più in generale fare a meno dei vestiti. «Dire quanti siamo è molto difficile – commenta Festeggiante – Il naturismo ancora oggi è un argomento tabù anche tra gli stessi praticanti. Pochi, infatti, sono disposti a dichiararlo per timore di essere giudicati». E chi lo è, spesso lo manifesta al di là dello Stretto. «I siciliani in genere si spogliano in Calabria, per evitare di incontrare qualcuno che li conosce», aggiunge. A tal proposito, le strutture ricettive dedicate – perlopiù camping – hanno regole rigide riguardo alla gestione della clientela. «Quasi sempre non vengono accettati i maschi single – sottolinea – e il motivo dipende dal fatto che il 90 per cento delle richieste arrivano da uomini. Se sono tutti dei sinceri naturisti? Chiaramente no, in molti pensano di poter abbordare più facilmente le donne, facendo l’equazione naturismo uguale disponibilità».

Mentre, da un punto di vista sociologico, il microcosmo naturista ha nella famiglia il proprio nucleo. «Dipende tutto dal ruolo della fiducia e della conoscenza reciproca – commenta lo studioso – che aiutano a evitare la frequentazione di persone con secondi fini. Questo riguarda soprattutto le donne che, dati alla mano, sono più disponibili al naturismo in coppia o in famiglia. Le singole sono ridotte al lumicino per via di retaggi sociali e culturali». Il sesso ha poco a che vedere con il naturismo, nonostante restino le implicazioni erotiche presenti in qualsiasi contesto sociale. «Se capita mai che cada l’occhio? È normale. Ma come capita in un ufficio o passeggiando in un parco – replica Festeggiante -. Anzi, dirò di più: una scollatura attira più di un seno nudo. Tra naturisti, dopo pochi minuti, ci si abitua e l’aspetto fisico scivola in secondo piano». Anche l’argomento minori non desta scalpore. «Ai bambini che crescono in famiglie naturiste viene spiegato, un po’ come il vestirsi, quali sono le situazioni in cui è concesso spogliarsi – aggiunge -. Le famiglie poi sono molto attente a eventuali pericoli».

I pregiudizi, secondo lo studioso, sono da imputare perlopiù alle influenze del cattolicesimo nella cultura italiana. «Lo si nota di più quando si va fuori dall’Italia – commenta -. Da noi si pensa che il corpo sia qualcosa di sporco. Il naturista vero scinde la nudità dalla sessualità. Le due cose non sono sovrapponibili, si intersecano in un modo che dipende da ognuno di noi». Nonostante le reticenze, nell’Isola esiste l’Unione naturisti siciliani, presieduta da Leonardo Rosso. «Abbiamo circa 150 soci, ma nell’ultimo anno sono cresciuti del 30 per cento – dichiara a MeridioNews -. L’invito a tutti gli amanti del naturismo è di tesserarsi, per godere di servizi come la consulenza legale nei casi di denunce per atti contrari alla pubblica decenza». A tal proposito Rosso ricorda come la Cassazione abbia sentenziato che il naturismo non è reato. «Il prossimo passo per cui stiamo lavorando è fare in modo che i Comuni lo regolamentino così da fare convivere chi vuole portare il costume e chi preferisce farne a meno», conclude.     

Simone Olivelli

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