Nati per volare

Chi l’ha detto che solo gli uccelli sono nati per volare? Esiste una persona che ha consacrato la sua vita al volo, dimostrando che anche un uomo può volteggiare nell’aria come un uccello. Il suo nome è Angelo D’Arrigo, l’uomo dei record, l’uomo che ha sorvolato l’Everest con un deltaplano, l’uomo che insieme alle aquile e ai condor è riuscito a farsi trasportare dalle correnti ascensionali in alto, sempre di più. Uomo alato ma anche marito e padre, fratello e amico, entrato nel cuore di tutti coloro che l’hanno conosciuto di persona o attraverso i racconti e le immagini delle sue imprese straordinarie, cui un destino crudele ha negato la realizzazione del suo ultimo progetto: la reintroduzione di una coppia di condor sulle Ande.

Il condor, specie in via di estinzione protetta da una convenzione internazionale in tutto il continente Sud Americano, è il più grande uccello veleggiatore al mondo con i suoi tre metri di apertura alare. Utilizza una particolare tecnica di volo che, grazie alle penne remiganti che si aprono a persiana all’estremità delle ali, riesce ad arrivare a quote superiori a 10.000 metri senza fatica, sfruttando condizioni meteorologiche estreme.

I due condor protagonisti del progetto Wings of Condor, Inca e Maya, sono nati da una coppia di condor in cattività presso il laboratorio di biologia del Breeding Center di Vienna, per far in modo che sin dal primo attimo di vita il pulcino possa iniziare il processo dell’imprinting visivo per essere reintrodotto nel proprio habitat naturale. Angelo D’Arrigo, insieme al suo team tecnico, ha progettato un deltaplano con le caratteristiche aerodinamiche del volo del condor, a cominciare dal colore dell’ala, nera e bianca come loro, che rappresenterà per il piccolo rapace il genitore naturale. L’ala artificiale utilizzata da Angelo per insegnar loro a volare, è stata progettata nei laboratori della Elasis e realizzata dalla A-I-R in collaborazione con la Icaro 2000. Per migliorare le prestazioni è stata costruita ad hoc un’imbracatura testata nella galleria del vento del Centro Ricerche della Fiat. Per raggiungere e superare i limiti fisiologici legati all’ipossia in alta quota, Angelo d’Arrigo ha elaborato e sperimentato, presso il Centro di Medicina Aerospaziale dell’Aeronautica Militare Italiana, una particolare respirazione chiamata Pranayama.

Scopo del progetto Wings of Condor è permettere ad Angelo di carpire tutti i segreti del volo dei condor in cambio della libertà: il giovane uccello seguirà il “papà adottivo” per imparare tutti i segreti delle correnti ascensionali e di ricerca del cibo e, una volta divenuto autosufficiente, sarà rilasciato nel proprio territorio originario, la Cordigliera delle Ande.
E non è la prima volta che Angelo D’Arrigo ha avuto a che fare con dei rapaci. Nel 2001 aveva attraversato il Sahara insieme ad un’Aquila delle steppe, nel 2002 era andato in Siberia con uno stormo di Gru siberiane e nel 2004 era riuscito a reintrodurre di un’Aquila Nipalensis nel Parco nazionale dell’Everest, compiendo nello stesso momento un’impresa storica: volando con il suo deltaplano a 9.000 metri di altezza, per circa quattro ore con una temperatura di 50° sotto zero, è stato il primo uomo a sorvolare la montagna più alta della Terra.

Ogni istante del progetto Wings of Condor è stato registrato per realizzare il documentario di questo evento straordinario per il National Geographic Channel. Documentario che, dopo l’improvvisa scomparsa del protagonista, è stato trasformato in un film diretto da Marco Visalberghi, prodotto da DocLab e National Geographic Channel in associazione con Rai Uno. Interamente girato in alta definizione con una telecamera particolare, “Nati per volare”, questo il titolo del film, sarà distribuito in HD attraverso Microcinema, il primo circuito di sale digitali in Italia con proiezione via satellite che verrà inaugurato dopo Pasqua. Il pubblico catanese, non avaro di applausi, lacrime e standing ovation finale, ha avuto la possibilità di guardare il film in anteprima nazionale, nel corso di una cerimonia organizzata venerdì scorso in un’affollatissima e commossa sala delle Ciminiere, per ricordare il recordman catanese ad un anno esatto dalla morte.
    
“Nati per volare” inizia proprio con la schiusa delle uova dei due piccoli condor sotto gli occhi attenti e commossi di Angelo, e mostra tutte le operazioni di imprinting che hanno permesso ad un uomo di ottenere la piena fiducia di due rapaci, fino al momento in cui Inca e Maya hanno imparato a volare imitando proprio i movimenti del loro “papà”. Immagini che testimoniano non solo il suo amore per la natura, il suo essere “l’uomo dei record”, ma anche e soprattutto frammenti di vita privata, di un Angelo intimo e amorevole verso la sua famiglia e i suoi figli con le piume.

Sorvolare le vette più alte del mondo in volo libero, emulando il volo dei grandi uccelli veleggiatori, è stato il sogno di Angelo d’Arrigo. Un sogno che è diventato realtà grazie alla forza della moglie Laura che, insieme ai figli e agli amici-collaboratori del marito, si è fatta carico dei desideri e dei progetti di Angelo e li ha fatti suoi, riuscendo a realizzare ciò che l’Icaro catanese voleva. Dal 21 luglio, infatti, Inca e Maya volteggiano liberi nei cieli andini, sotto il costante e vigile controllo del naturalista peruviano, amico di Angelo, Miguel Ayala Calderon, per verificare in ogni momento l’esito della reintroduzione dei due condor nella natura. E chissà che in una delle loro “passeggiate” ad alta quota i due condor non abbiano rivisto tra le nuvole un volto familiare, il volto di chi ha ridato loro la cosa più preziosa al mondo: la libertà.

Chiara Nicotra

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