‘N.O.P.A.Q.U.I.E.’: tra mito e leggenda

Titolo: N.O.P.A.Q.U.I.E.
Autore: Eliana Silvia Esposito.
Regia: Angelo Tosto.
Costumi: Rosy Bellomia.
Suono: Salvo Di Blasi.
Interpreti: Saro Minardi,Giuseppe Calaciura, Eliana Esposito, Salvo Musumeci.
Produzione: Teatro del Canovaccio.

Il titolo dello spettacolo è l’acronimo di “Noli offendere patriam Agathae, quia ultrix iniuriam est“, ovvero “Non offendere la patria di Agata, perché è vendicatrice delle offese”. Si riferisce all’iscrizione latina, che si trova oggi scolpita in numerosi monumenti agatini e catanesi, usata da monito contro Federico II di Svevia che voleva uccidere i rivoltosi catanesi. Tra mito e leggenda si racconta quel contingente momento storico di particolare importanza per tutti i cittadini, quando nel 1232 Catania si macchiò di fronte all’imperatore del crimine di aver appoggiato il partito guelfo. La conseguenza fu devastante, la città assediata e quasi distrutta dalle forze regnanti. Ma la Santa Protettrice non abbandonò la sua cara patria. Dopo aver emanato il “fatal decreto”, Federico lo stupor mundi si arresterà solo dinanzi alla fervida devozione agatina: durante la celebrazione dell’ultima Messa a loro concessagli, la Martire farà vibrare la sua presenza. Il miracolo trasuda dal breviario. Incisa in inchiostro rosso, come il sangue versato, la sigla “N.O.P.A.Q.U.I.E.”, con una musica arabeggiante in sottofondo. “Arrenditi Federico! Ci sono forze che nemmeno tu puoi controllare!” dirà il frate. Ma “non v’è speranza sanza dignitati” e non tutti verranno graziati. Il capo dei ribelli Martino Bellomo si sacrificherà davanti e per i suoi compagni con grande dignità. Sarà accolto da Sant’Agata in cielo, lo stesso firmamento da cui proveniva il suo “ultimo disio” (desiderio proviene dal latino “de siderus”, dalle stelle).  

Eliana Silvia Esposito si conferma attrice e autrice dalle mille risorse nella capacità di sintesi che spesso sfoggia nei suoi lavori. Insieme al regista Angelo Tosto in 45 minuti riesce a catapultare lo spettatore nell’atmosfera della rappresentazione, senza che questi neanche se ne renda conto. Due giullari (Laura Giordani ed Eliana Esposito) fanno da calamita dinanzi al castello per introdurre in versi l’ambientazione della storia. La gente, arrivata in massa, attornia questi due cantastorie, curiosa, a tratti divertita, vivamente interessata. Non viene raccontata infatti una storia, ma la Storia della nostra città, fede, devozione, sangue. Dal momento in cui l’opera inizia il pubblico diviene parte integrante della vicenda, dentro la scena stessa. E quale migliore scena del cortile del Castello Ursino? Un’ambientazione naturale ed evocativa (il “Castrum Sinus” edificato nel 1239 da Federico II per difendersi dalla città). 

Questo “presepe vivente” è animato dalla sentita partecipazione dei numerosi popolani, tra musiche, litanie e canti. Degna di nota l’interpretazione di re Federico (Saro Minardi) e Martino Bellomo (Giuseppe Calaciura), che si pongono antagonisticamente alle due estremità della vicenda. Tenere e disinvolte le piccole Roberta D’Antone e Rosy Spampinato. Scene, costumi e musiche toccanti si innestano armoniosamente e quasi naturalmente nel meraviglioso scenario del Castello del golfo (nome poi storpiato dal dialetto siciliano in Castello Ursino). 

Così si è concluso il viaggio del Canovaccio nell’ambito del progetto promosso dall’Assessorato alla Cultura. Con un tuffo in un passato che rivive in tante forme nel nostro presente: dall’emblema della città (un agnello con gli artigli strozzato da un’aquila, simbolo della sottomissione dei catanesi a Federico II, ma allo stesso tempo della capacità degli stessi di ribellarsi e di sfoderare gli artigli) alla fede agatina. A partire da piazza San Placido dove un servizio navetta gratuito, alle ore 17 e 18, accoglie gli spettatori ripercorrendo con la voce e con lo sguardo il percorso dei luoghi “teatro” dello svolgimento dei fatti e della leggenda.

Bilancio della fortunata rassegna: plausi ed elogi, risultati entusiasmanti per “un’esperienza che ha arricchito Catania e i catanesi, e ha valorizzato e riscoperto i luoghi più suggestivi e preziosi del nostro patrimonio artistico-culturale” secondo l’assessore Giuseppe Maimone.

Uno spettacolo per tutti, grandi e piccini, desiderosi di nutrirsi della linfa vitale della propria storia. 

Benedetta Motta

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